Bello a sapersi – L‘ARCHIVIO storico dei Pico cosa ci rimane dopo lo scoppio DEL TORRIONE?

Chimico, nato a Mirandola nel 1958, ha lavorato a lungo come responsabile vendite presso una multinazionale di materie plastiche ma è soprattutto un appassionato di storia locale di cui è da anni un attento lettore. Dopo aver arricchito la propria biblioteca di numerosi testi su Mirandola e la Bassa Modenese e raggiunta recentemente la pensione ha iniziato la collaborazione con Al Barnardon per condividere e contribuire a divulgare la splendida storia delle nostre terre, spesso sconosciuta o ignorata da molti dei suoi stessi abitanti.

L‘ARCHIVIO storico dei Pico – Cosa ci rimane dopo lo scoppio DEL TORRIONE?
L’11 GIUGNO 1714 il torrione voluto da Gio. Francesco II Pico esplode. Il castello è distrutto, la città è devastata e i documenti dei Pico che ne occupavano un intero piano, secoli di memoria cartacea di Mirandola, sono dispersi e sepolti tra le macerie.
Ho già scritto su Al Barnardon di questa terribile catastrofe (Lo scoppio del Torrione della Mirandola) ora però vorrei soffermarmi sul fatto che a differenza di quanto comunemente si pensa lo scoppio del torrione non ci ha privato oltre che di uno splendido castello anche della stessa storia della nostra città.
Molti documenti sono infatti sopravvissuti, anche se non sono più a Mirandola.
Parte dei documenti erano già stati trasferiti a Modena, altri erano stati trafugati dagli austriaci prima della vendita dello stato al duca di Modena, altri ancora vennero recuperati piantonando le macerie con un presidio militare fin dal giorno successivo all’esplosione, fino allo sgombero completo dopo molti mesi, altri documenti non raccolti dalle autorità sono infine stati ritrovati e collezionati da cultori di storia patria tra ‘800 e ‘900 e confluiti poi alla Biblioteca Estense di Modena. Si ha notizia di raccoglitori posseduti dai francescani con documenti dei Pico poi andati dispersi, un esempio di probabile fonte di queste collezioni.
Il Ceretti nelle Memorie Storiche della Città riporta uno scritto di Giacinto Paltrinieri, artista mirandolese esperto di architettura e raccoglitore di documenti storici, in cui descrive che nel maggio del 1815 al ripristino del ducato estense dopo la parentesi napoleonica Mirandola fu in una sorta di interregno militare e venne deciso di vendere a un certo G. B. M. bottegaio venti o trenta sacchi pieni di filze, libri e carte dell’archivio del podestà. Venutolo a sapere alcuni mesi dopo chiese di poter visionare le carte superstiti ed ottenne di scambiare quelle prescelte con altra carta idonea ad “avvolgere sardelle e salumi”. Trovò così carte risalenti fino al XIV secolo, molti rogiti, gride, memorie dei Pico e di altre famiglie nobili, processi e sentenze. Raccolta oggi convogliata nella Biblioteca Estense di Modena.
L’archivio di Mirandola era composto da:
- Archivio politico
- Archivio amministrativo
- Archivio giudiziario
- Archivio notarile
L’archivio politico è di gran lunga il più prezioso, contenente i “regesti” (termine medioevale di registro) relativi all’esercizio del potere: diplomi, bolle imperiali e papali, privilegi, territori, giurisdizioni, trattati, testamenti.
Gli altri archivi sono quelli che comunemente si dicono di sedimento, ovvero prodotti negli anni dalle varie attività svolte all’interno dello stato.
Tra il 1676 e il 1690, quando l’archivio era cioè ancora integro, venne stilato un repertorio dell’archivio politico, un vero e proprio elenco dei documenti conservati nell’archivio più importante. Inventario che fu sottratto dal primo governatore estense del ducato, il conte Achille Taccoli, quando ancora era l’amministratore imperiale ed in una lettera al duca Rinaldo d’Este scrive di averlo presso di sé e di essere completo di tutti i documenti dell’archivio, oggi ritrovato presso l’Archivio di Stato Estense.
Da questo elenco si legge che i documenti dell’archivio politico erano raccolti in 19 Filze, distinte da una lettera dell’alfabeto da A a Z (escluso O, P e U) e da una contrassegnata come “Lettere Imperiali”, con i documenti numerati progressivamente all’interno di ognuno di questi raccoglitori. Oltre a queste filze altri documenti erano contenuti in un “armadio” ed infine in una “cassa ferrata” erano ben custodite le preziose investiture imperiali.
Il repertorio elenca 872 documenti, raggruppati per argomento in ordine alfabetico, con associato ad ognuno la descrizione, dove fosse contenuto e, nel caso fosse in una filza, la lettera che contrassegnava la filza che lo conteneva e il suo numero progressivo all’interno di essa. Filza e numero erano poi riportati anche sullo stesso documento.
Conosciamo dunque almeno l’elenco dei documenti più importanti dell’archivio dello stato dei Pico.
Dopo una intensa ricerca nei vari archivi di Modena, Mantova, Carpi, Ferrara, Reggio Emilia, Correggio, Milano e Vienna, oltre che nell’archivio storico di Mirandola, Mauro CALZOLARI e Enzo GHIDONI sono riusciti ad identificarne 128.
Nella pubblicazione “L’archivio del Torrione – Le memorie disperse dei Pico”, stampato dal Gruppo di Studi Bassa Modenese di San Felice nel 2008 a cura del direttore dell’Archivio di Stato di Modena Angelo Spaggiari, sono raccolti i dettagli di questo studio, l’elenco completo dei documenti listati nel regesto e di quelli identificati nei vari archivi, la riproduzione dei documenti ritrovati più importanti oltre a considerazioni storiche dall’analisi dei numerosi testamenti dei principi di Mirandola rinvenuti.
Sono quindi sopravvissuti gli originali dei privilegi imperiali di investitura delle corti di Quarantoli e San Possidonio dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo del 1311, vero atto fondativo della signoria, la conferma dell’imperatore Carlo IV di Boemia del 1354, di Sigismondo di Lussemburgo del 1432 e di Leopoldo I d’Asburgo del 1659. Il diploma di Rodolfo II d’Asburgo del 1596 con cui Mirandola venne eretta a Città e i Pico insigniti del titolo di principi. Il diploma con cui venne concesso il titolo di duca da Mattia d’Asburgo nel 1617. E poi i testamenti di Giulia Boiardo, di Galeotto I Pico, di Antonio Maria Pico, di Bianca Maria d’Este, di Gio.Francesco II Pico, di Francesca Trivulzio, di Galeotto II Pico e di Lodovico II Pico. E molto altro ancora.
All’interno del secondo archivio, quello amministrativo, possiamo distinguere la Cancelleria, carteggi tra principi, ambasciatori, religiosi e funzionari, l’archivio Camerale con gli atti di amministrazione finanziaria e infine l’archivio di documenti relativi ad acque e strade.
Della cancelleria sono giunti fino a noi i raccoglitori della corrispondenza anno per anno del periodo che va dal 1688 e il 1694. Raccoglitori a loro volta suddivisi in: Alfabetto (una sorta di elenco alfabetico), Re (A), Duchi (B), Duchesse (C), Cardinali (D), Principi (E), Principesse (F), Cappuccini (G), Minori osservanti (H), Scalzi (I), Personaggi (L), Vescovi (M), Arcivescovi (N), Prelati (O), Vicari (P), Ambasciatori (Q), Università (R), Generali delle Religioni (S), Priori (T), Vicari generali delle religioni (V), Provinciali (X), Inquisitori (Y), Imperatori (Z).
Una scrupolosa archiviazione e una miniera di lettere in parte ancora da analizzare.
Dell’archivio della Camera abbiamo invece solo uno scarno elenco stilato nel 1735. Mancano i registri contabili, ossatura del funzionamento economico della signoria. Di quello relativo ad acque e strade ne supponiamo infine solo l’esistenza e qualche documento frammentario. Ad ogni modo presso l’Archivio di Stato di Modena nel fondo Amministrazione finanziaria dei paesi alla voce Mirandola questi documenti sono raccolti in trenta filze.
L’Archivio Notarile è stato istituito da Alessandro I Pico nel 1603 nei locali del Monte di Pietà con il Priore del Monte a supervisione del notaio incaricato dal duca. La “grida” che promulgava il nuovo archivio, di cui abbiamo copia, obbligava a chi avesse detenuto atti notarili precedenti a depositarli presso l’archivio così istituito.
Molti di questi atti sono conservati oggi presso l’Archivio di Stato di Modena a partire da documenti del 1431. Altra corposa fonte storica.
Altri documenti mirandolesi di valore sono inoltre conservati presso la Biblioteca Estense di Modena il cui nucleo fondamentale è la Libreria Ducale dove sono confluite diverse ricche raccolte di cultori di storia patria mirandolese di ‘800 e ‘900: La raccolta Campori, che contiene la Raccolta Paltrinieri già citata, la raccolta Sorbelli, la Raccolta Crespellani e la raccolta Rosselli.
Troviamo così lettere, cronache, annali, diari:
- Cronaca di Gian Francesco Piccinini 1682-1720 arricchita da Ignazio Papotti fino al 1736.
- Diario del canonico Domenico Maria Bassoli dal 1638 al 1734, oculare testimone degli avvenimenti narrati.
- Cronaca di Ignazio Bratti dalle origini al 1536.
- Racconto storiografico di Giuseppe Vaccari dal 300 d. C .fino al 1748
- Cronaca anno per anno del frate Ignazio Papotti dall’origine della Città al 1748.
- Il manoscritto di Gio. Battista Manfredi dall’anno mille al 1612 contenente la cronaca del Bratti.
Oltre a brogliacci, fogli, appunti e note successive da mano rimasta a volte anonima, come il diario dell’assedio austro-ungarico del 1742 o la relazione della battaglia di Camposanto tra francesi e tedeschi del 1742/43, e ancora gli assedi dei francesi del 1704/5 e degli spagnoli del 1735.
Altri documenti sono tuttora in possesso di odierni cultori di storia patria, non solo mirandolesi. Sperando che non si disperdano nuovamente rimettendosi su di un mercato alquanto redditizio.
Da altri due inventari dell’archivio dei Pico rinvenuti a Modena abbiamo infine un lungo elenco degli atti di investitura del feudo di San Martino Spino da parte del vescovato di Reggio rinnovato ai diversi Signori di Mirandola a partire dal 1353:
1353 28, giugno atto di investitura a Paolo Pico
1380 a Spinetta, Prendiparte e Tommasino
1389 a Spinetta, Prendiparte e Tommasino
1423 24, novembre a Jaches, Giovanni e Francesco Pico
1440 12, febbraio a Giovanni e Francesco Pico
1445 12, giugno a Giovanni e Francesco Pico
1458 a Gio.Francesco Pico
1466 8, novembre
1468 10, marzo a Giovanni, Galeotto e Antonmaria Pico
1477 26, novembre
1487 a Giovanni, Galeotto e Antonmaria Pico
1494 27, aprile a Galeotto Pico
1501 a Gio.Francesco Pico
1515 a Gio.Francesco Pico
1555 a Lodovico Pico
1561 a Lodovico Pico
1569 a Lodovico Pico
1575 a Lodovico Pico
1576 ai figlioli di Lodovico Pico
1579 ai figlioli di Lodovico Pico
1588 ai figlioli di Lodovico Pico
1594 al Duca Alessandro Pico
1594 a Galeotto Terzo Pico
1623 al Duca Alessandro Primo Pico
1657 3, gennaio al Duca Alessandro Secondo Pico
Nell’elenco, a completezza della legittimità del feudo, è elencato anche:
765 donazione di Carlo Magno al Vescovato di Reggio del territorio di San Martino Spino (probabilmente però si trattava di una copia del diploma imperiale che comprendeva i confini dell’episcopato di Reggio)
Anche se solo alcuni di questi diplomi sono pervenuti fino a noi emerge con chiarezza come il feudo di San Martino Spino fosse detenuto dai Pico solo in virtù della concessione vescovile di Reggio e quindi come la sottrazione per fellonia del feudo di Mirandola all’ultimo dei Pico da parte dell’imperatore non avrebbe dovuto riguardare tale feudo, come invece avvenne, ma si sa, è il vincitore a dettare legge.
Bibliografia:
L’Archivio del Torrione. La memoria dispersa dei Pico, Gruppo Studi Bassa Modenese, 2008.
Mirandola e le terre del basso corso del Secchia, Aedes Muratoriana, 1984.
Il castello di Mirandola. Inventari di arredi, quadri e armi (1469-1714), Gruppo Studi Bassa Modenese, 2006.
Giovanni Pico della Mirandola. Convegno internazionale di studi nel cinquecentesimo anniversario della morte (1494-1995), Olschki, 1997.
Memorie storiche della città e dell’antico ducato della Mirandola, volume XII, 1868.
Il disegno del castello dei Pico è stato realizzato da Loreno Confortini