Una guerra evitata dal Lambrusco Salamino sotto le mura di Carpi

Una guerra evitata dal Lambrusco Salamino sotto le mura di Carpi

9 Novembre 2025 0

 Venuto a morte, il 20 maggio 1352, il Marchese Obizzo d’Este, i suoi cinque figliuoli maschi ebbero in eredità (secondo una bolla di Papa Clemente VI) il Vicariato di Ferrara unitamente alle terre già possedute dal padre in quel di Modena e Reggio, confermato loro qualche anno avanti dall’Imperatore.

In quanto primogenito il peso del governo venne a cadere sulle spalle di Aldobrandino d’Este il quale venne immediatamente riconosciuto Signore di Ferrara.

La cosa non piacque però al Marchese Francesco, suo cugino, il quale (focoso e irruente di temperamento) possedeva innegabili doti di coraggio e di astuzia superiori comunque a quelle del Duca acclamato.

Francesco anzi, fuggito dalla corte nel 1350, aveva cercato rifugio in Padova presso Ugolino Scrovegni, cugino da parte materna, e quindi aveva cercato rifugio in Rimini presso un avolo, sempre pronto a pescare nel torbido ed a tramare; nell’agosto dell’anno seguente poi, messi insieme alcuni miliziani, spericolati e pronti a tutto, era partito alla volta della bassa estense…

Al ribelle si era unito anche un fratello di Aldobrandino a norne Nicolò; ed il Marchese si trovò costretto, correndo ai ripari, ad allearsi militarmente con la Serenissima Repubblica di Venezia, i Gonzaga Signori di Mantova, i Signori di Carrara ai quali si aggiunse, più tardi, anche Cangrande Della Scala, padrone di Verona.

La guerra era quindi nell’aria essendo Aldobrandino in combutta con i Visconti di Milano, nel marzo del 1354 i Gonzaga sequesrarono alcune navi dirette a Milano, allorquando navigavano colme di botti e di frutta nelle acque del Po alla volta della Città della Madonnina.

Innumerevoli furono quindi le scorribande delle opposte fazioni nella nostra << bassa >>, ricca di biade e ricercata per le sue vigne; fra tutti ricorderemo un episodio (riferito anche da Lodovico Antonio Muratori nei suoi Rerum) nel quale le botti di Lambrusco (forse proprio quello Salamino di Santa Croce di queste contrade) giocarono un ruolo di primo piano.

Era appunto l’estate del 1354 quando i Rangone, a sostegno del Marchese d’Este, usciti dalla cinta muraria di Modena con settecento cavalli e la maggior parte delle loro foze armate di tutto punto, si avviarono alla volta di Carpi, distante una decina di miglia, proponendosi di dare una lezione a Galasso Pio, che  non aveva esitato ad approfittare dei torbidi per stringersi in congiura al Visconti a danno degli Estensi.

Tutto lasciava suppore che I’assedio ad opera di tanto agguerrito esercito si sarebbe risolto favorevolmente e nell’arco di pochissimi giorni, invece….fu il vino a tradire i contendenti.

E  tanta si palesò la festa (anticipata)  che i cavalieri ed i villici organizzarono attorno alle botti di Casa Rangone, che il giorno appresso, erano ebbri e sonnolenti quando i comandanti, ignari dell’accaduto, si misero a risvegliarli per indurli all’assalto di Carpi.

Molti si diedero alla fuga convinti di avere a che fare con il nemico uscito in agguato, abbandonando quindi sul campo decine di botti, ormai vuote…

E così a malapena in arcione e lasciando per istrada i cavalli in disordine, i soldati modenesi rientrarono entro le mura, risparmiando (almeno in quell’occasione), vittime umane in un ennesimo (inutile) assedio alla roccaforte dei Pio .

Tratto da: Folklore e gastronomia fra Secchia e Panaro.

Autore: Franco Mantovi

Editrice Coptip

 

Lascia un commento

Your email address will not be published.