San Prospero sulla Secchia – Cenni storici – Impariamo a conoscerci
Lo stemma del Comune di San Prospero è contornato da due corone; una di ulivo, simbolo di pace e l'altra di quercia, simbolo di forza. È sormontato da una corona turrita che potrebbe indicare i celebri "Torrioni'' di San Pietro in Elda. Lo stemma vero e proprio è suddiviso in due riquadri: quello inferiore ospita tre spighe di grano, simbolo di lavoro e fertilità. La parte superiore riporta una stella a cinque punte dall'incerto significato.
San Prospero sulla Secchia è un importante comune della Bassa modenese, noto per la produzione vinicola e per le attività artigianali..La popolazione, al 31/1 2/81, era di 3.819 abitanti, con la singolare caratteristica che i residenti di sesso maschile sono in numero superiore rispetto alle donne. Altitudine: 22 metri sul livello del mare, ma con punte, nel territorio, di 32 metri, maggiore altitudine del comprensorio della Bassa.
Frazioni: Staggia, San Martino Secchia, San Pietro in Elda e San Lorenzo della Pioppa.
CENNI STORICI
Il nome di San Prospero deriva naturalmente dalla chiesa dedicata a questo santo, protettore della città e della Diocesi di Reggio, da cui anche la piccola parrocchia del basso modenese dipendeva. La chiesa è nominata per la prima volta, sempre secondo il Tiraboschi, in una carta del 1067, mentre il paese è citato in un’altra carta della Badia di Nonantola risalente al 1199.
In seguito la chiesa di San Prospero passò sotto la giurisdizione della Pieve di Roncaglia (o di San Silvestro), mentre le vicende politiche della zona seguivano quelle di Modena, con l’appartenenza prima al libero Comune poi alla Signoria degli Estensi.
Diversa invece l’autonomia religiosa, con prevalenza, come importanza, della chiesa di San Pietro in Elda. L’attuale chiesa parrocchiale venne eretta nel 1 779, poi completata e rinforzata dopo le gravi lesioni del terremoto del 1 806. La facciata, in stile neoclassico, risale al 1 871. Il campanile, in stile neo-romanico, è di origini più antiche.
San Prospero si pone all’attenzione del visitatore per due importanti motivi: è una delle zone più fertili del Comprensorio della Bassa (anche se per motivi storici e logistici si sente molto più vicino a Modena che non a Mirandola) e la produzione di cereali, barbabietole, mais e frutta è di cospicuo interesse.
Ma la caratteristica più importante, in campo agricolo, è data dai vigneti. San Prospero fa parte della zona tipica del vino Lambrusco di Sorbara e certamente produce le migliori qualità di uve di questo tipo. Alcune importanti aziende industriali esportano il lambrusco non solo in tutta Italia, ma anche all’estero, in Canada, in Giappone e soprattutto negli Stati Uniti d’America.
Altra caratteristica saliente di San Prospero e del suo territorio è data dalla presenza di numerose splendide ville patrizie, che danno lustro al paese e testimoniano della sua vitalità anche nei secoli passati.
Limitando il nostro esame a San Prospero, possiamo elencare alcune ville di grande interesse, altre le troveremo visitando le frazioni.
A San Prospero, dunque, sono di buon rilievo la Villa Becchi, del 1800, posta in via Viazza e che fu anche sede del Municipio.
Assai elegante è villa Tusini Gian Luigi, eretta nel 1 822, mentre appare molto ben conservata anche Villa Tusini Giuseppe, in via Olmo, elegante edificio ottocentesco.
Molto bella, anche perchè ristrutturata di recente, è Villa Romani, situata in via Chiesa, risalente al ‘700. Dietro la villa sorge una torretta di scolta e di vedetta, tipica costruzione della Bassa modenese, rifatta di recente e abbastanza manomessa.
Infine è da ricordare, lungo il Canaletto, verso Modena, la bella Villa Delfini, del ‘700, di recente riportata alla sua primitiva bellezza. La villa si trova al centro di una vera e propria corte di stile lombardo, con attorno le varie dipendenze, stalla, fienile, casa del colono ecc.
Prima di lasciare San Prospero, non va dimenticato un eccezionale ritrovamento archeologico avvenuto di recente. Nel 1971 un gruppo di cittadini di San Prospero, appassionati di archeologia, diede inizio ad una serie di scavi nei pressi del ristorante San Silvestro, dove una piccola stele in muratura indicava la presenza di un antico insediamento. Sta di fatto che in breve tempo venne alla luce la struttura di una chiesa di antichissime origini. Si trattava di un’antica pieve, risalente ad un complesso monastico dei secoli IX e X. Il tempio aveva una dimensione di 29 metri di lunghezza per 11 di larghezza, era a tre piccole navate con tre absidi ad “arco oltrepassato”. Si tratta – scrisse l’architetto Schettini -di una scoperta molto interessante che, tra l’altro, lascia intravvedere che nelle adiacenze della chiesa rinvenuta, in una zona al limite dell’Esarcato di Ravenna, devono esistere avanzi di un borgo dell’alto Medio Evo.
In sostanza, tutti gli esperti sono d’accordo nel ritenere che i resti del tempio rinvenuto siano di stile bizantino e che nei pressi dovrebbero esservi i resti di un castello o di una corte. Appunto, la chiesa e la corte di San Silvestro in Roncaglia, che rappresentarono fino a tutto il secolo XV la forza più notevole della zona, sia sotto il profilo ecclesiastico che politico, pur facendo parte della giurisdizione dell’Abbazia di Nonantola.
Un vero peccato che gli scavi siano stati abbandonati per mancanza di fondi e che in varie circostanze si siano consentiti insediamenti artigianali.
Giuseppe Morselli
Tratto da: Guida storica e turistica della Bassa Modenese.
A cura di Giuseppe Morselli
Anno: 1982