Mirandola – Secoli di spoliazioni – Distruzioni estensi e post-unitarie del patrimonio edilizio e architettonico
In questa pagina, come in quelle che seguono, si apre una rapida finestra su uno dei capitoli più nefasti della storia urbanistica mirandolese: la cancellazione fìsica di interi brani architettonici ed edilizi della città, senza la ben che minima traccia documentata di dibattiti o dissensi, quasi a voler dire che tale attività sia stata tacitamente approvata dai più e svolta senza troppe difficoltà e rimpianti. Distruzioni che hanno coinvolto fabbricati rimasti in piedi durante i grandi assedi militari del XVI secolo, perpetuate a partire dalla soppressione degli ordini monacali, dalla dissoluzione delle loro proprietà, ed agendo indifferentemente su scale diverse: dalle mura alle porte della città, dal castello dei duchi all’edilizia minuta, testimoni e baluardi di una cittadina ormai privata di molta della propria memoria storica. Le espansioni successive saranno perciò sottratte ad un confronto con le strutture rinascimentali non più esistenti; dialogo che sarebbe stato invece auspicabile.

Porta Mantova e corso Vittorio Emanuele – Particolare della porta demolita intorno al 1868
Un esempio di trasformazione significativa dei fronti urbani (ed in parte anche fondiaria), documentata attraverso le immagini delle fasi principali, è la demolizione del fabbricato della regia Pretura e delle carceri mandamentali, qui a lato proposta (fìgg. 21 -22-23).
In realtà l’isolato era già stato oggetto di modifiche importanti a partire dal 1766 per la realizzazione delle Antiche Fabbriche Ospedaliere, poi trasferite in contrada Terra Nuova (oggi via Francesco Montanari) nel 1783. Gli spazi nuovamente resisi liberi furono utilizzati dal 1784 dall’ordine delle Mendicanti nuove e poco tempo dopo per le funzioni di pubblica sicurezza fino al 1929, anno in cui, con la compravendita dell’adiacente palazzo Maffei, che ospitava infatti la Pretura, la Pubblica Sicurezza e la Sottoprefettura, si diede avvio al completo abbattimento della fabbrica, compresa la chiesa del suddetto ordine religioso, per la realizzazione della caserma Mussolini, sede della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Un regio decreto aveva già abrogato nel 1923 il carattere mandamentale dell’istituzione mirandolese.






Tratto da: MIRANDOLA 1861 – 2011 – Storia visiva dell’urbanistica mirandolese nei primi 150 anni di Unità d’Italia
Autore: Davide Calanca
Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola – Comune di Mirandola
Anno 2013