Mirandola – Il Palazzo Comunale dal 1468 al 1780

Il Palazzo ora sede del Comune di Mirandola, conosciuto anche come “Logge dei Pico”, voluto da Giovan Francesco I e terminato dai suoi successori, rimane uno dei migliori esempi di architettura rinascimentale della città per le armonie delle forme e delle proporzioni. L’interesse per questo edificio è dovuto sia per la forte connotazione estetica relativa al lato settentrionale che guarda la Piazza, sia perché rimane uno dei pochissimi edifici scampati alla furia del “piccone demolitore” di fine 8OO e ai selvaggi interventi urbanistici del secondo dopoguerra.
Purtroppo i documenti d’archivio, unica fonte di notizie per il Palazzo, non risalgono oltre la metà del Settecento e, riguardo al periodo anteriore, poco ci è tramandato ad eccezione dei brevi cenni dei cronisti locali che don Felice Ceretti riporta nelle “Indicazioni storico topografiche sulla Mirandola” e nelle “Memorie Storiche Mirandolesi”.
Gli studi più recenti a disposizione, ultimi in ordine cronologico sono da citare i lavori del Cappi, fanno convergere l’interesse su alcune date fondamentali: il 1468, anno della costruzione del loggiato sulla attuale Piazza Costituente; il 1784, anno della costruzione dell’opposto loggiato sul lato sud, e gli anni tra la fine dell’Ottocento-inizi del Novecento, quando si dà luogo ad una serie di radicali restauri che riportano l’edificio alle forme attuali.
Nell’insieme l’elemento di maggior interesse rimane la parte del doppio loggiato sul lato nord, ampio, arioso ma con una morfologia tale che rimane impossibile leggerla slegata da un precedente edificio del quale forma un’appendice, non semplicisticamente intesa come prolungamento o come aumento di superficie, bensì come elemento di forte caratterizzazione.
Questa parte centrale è il vero e proprio nucleo intorno al quale ruotano le costruzioni del 1468 e del 1784. Forse originariamente era il vecchio Palazzo della Comunità ad uso esclusivo della stessa; connotazione che perse ben presto poiché nel corso del Cinquecento i Pico, Signori di Mirandola, abolirono la Comunità, che venne ripristinata soltanto nel 1738, dopo il passaggio di Mirandola agli Estensi.
La nuova costruzione viene definita Palazzo della Ragione.
Sembra che la città già possedesse un palazzo con questo nome, che una tradizione consolidata identifica con l’edificio oggi profondamente mutato nelle sue forme all’angolo tra Via Volturno e Piazza Costituente; ma non vi sono documenti sicuri per poterlo dimostrare.
La costruzione del loggiato è da collocare negli anni intorno al 1468, in un periodo di grande espansione della città: questa viene circondata da mura che inglobano, verso sud, il quartiere del Borgo Nuovo, al centro del quale viene costruito il Duomo, È da annoverare come ipotesi la volontà di Giovan Francesco I di voler chiudere la piazza d’arme davanti al Castello (Piazza Grande) con un edificio di gran dignità formale e dalla facciata elegante, un dignitoso “frons scenae” che sorgeva proprio di fronte ad una delle porte urbiche e che, nello stesso tempo, voleva essere una sorta di filtro per il “borgo novo”, costruito immediatamente dietro all’edificio, creando un effetto urbanistico di chiusura dello spazio paragonabile a quello odierno.
Non è da escludere, inoltre, che si sentisse la necessità di avere una Loggia o Palazzo della Mercanzia; analogamente alle altre città dell’epoca anche Mirandola doveva dotarsi di un tale luogo così rappresentativo per la sua economia tanto da diventarne un simbolo. Le colonne di marmo rosa di Verona, ad eccezione delle due angolari, sono probabilmente quelle originali e riportano incise delle misure particolari quali la pertica e il braccio mirandolese, la misura del coppo e quella del mattone, seguite fedelmente nella costruzione di quasi tutti i fabbricati cittadini. La stessa decorazione in cotto così ornata e ricca di particolari, quasi violenta rispetto a quella più delicata delle chiese, e l’impiego di elementi in marmo (le colonne) sicuramente volevano evidenziare un luogo qualificante e rappresentativo per la città.
Dalle fonti cronachistiche locali apprendiamo che tutti i cittadini di Mirandola concorsero alla costruzione della Loggia poiché furono gravati da una particolare tassa. L’opera necessitò di minori spese rispetto a quelle preventivate e richieste ai cittadini tanto che furono loro restituiti una parte dei danari pagati.
Fu grazie all’intervento di una donna colta e illuminata quale Giulia Boiardo, allora vedova di Giovan Francesco I, che si decise di dar compimento all’edificio costruendo il loggiato nel 1468.
Negli “Annali della Mirandola“ di Francesco Ignazio Papotti, redatti nella prima metà del Settecento, è riportato, sulla scorta di fonti anteriori, che “Giulia Bojardo ved. di Gio. Francesco I Pico finì la fabbrica del palazzo della Ragione che per essere sostenuto da dodici colonne di marmo fino e d’esso contornati i fìnestroni essendo in taccia alla piazza, riesce di bella vista, di miglior vantaggio e di bel- ìssime speranze per aver in luogo eminente il prospetto d’una vaga statua della B. V. d’alabastro lavorata a maraviglia”.
E questa la prima data certa a testimonianza dell’edificio, anche se la descrizione del nostro cronista non è molto rispondente al vero per l’eccedente quantità di colonne (non dodici ma nove). La medesima data compare scritta sul capitello della lesena della fiancata orientale che così riporta:
IULIA BOIARDO PICO COM(itissa) MIR(andulae)
AER(e) PUB(lico) A FUND(amentis) ER(exit)
A(nno) D(omini) MCCCCLXVIII
Non sappiamo se l’iscrizione sia stata semplicemente trascritta da un altra piu antica, ora scomparsa, o se piuttosto sia stata composta, a scopo commemorativo, in occasione del restauro dell’Ing. Vincenzo Maestri, di cui si dirà più avanti.
Che il loggiato rappresenti un’aggiunta all’edificio si può leggere sia in pianta sia in alzato:
in pianta, poichè i lati della Loggia non sono assolutamente paralleli tra di loro e con i muri perimetrali dell’edificio. Probabilmente le architetture limitrofe, allora esistenti, rappresentarono un ostacolo o, forse, si era voluto orientare la facciata perpendicolarmente alle mura che circondavano il castello e all’asse maggiore dell’adiacente piazza;
in alzato, poiché eleganti paraste definiscono un netto limite una fortissima cesura tra una parte e l’altra dell’edifìcio.
Dopo il 1468 e fino alla seconda metà del Settecento non si hanno notizie, nelle fonti cronachistiche locali, che consentano di illustrare le vicende architettoniche del Palazzo: in questi secoli probabilmente non dovettero avvenire modificazioni sostanziali alla volumetria e ai prospetti esterni dell’edificio.
Il Palazzo, comunque, ben riconoscibile nelle sue linee essenziali, risulta rappresentato nelle mappe e nelle piante topografiche della città della Mirandola, di cui si hanno numerosi esempi già a partire dalla metà del XVI secolo.
Alcuni riferimenti alla Loggia sono inoltre riportati nella “Cronaca della nobilissima famiglia Pico“, compilata da un autore anonimo nella seconda metà del Cinquecento. Il primo è relativo all’anno 1514 laddove, registrando la notizia del rientro a Mirandola di Giovan Francesco II Pico, l’anonimo scriveva che quest’ultimo ricevette ufficialmente il possesso della città “sotto la loggia del Palazzo della Ragione”. Il secondo si legge tra i fatti del 1573, quando, durante un litigio fra i tutori dei tre figli del conte Ludovico II Pico, venne letta pubblicamente una testimonianza “sotto alla loggia del Palazzo della Ragione, quale è dirimpetto alla piazza”.
Tratto da: Il Palazzo Comunale di Mirandola
Autore: Carlo Caleffi
Edito dal Comune di Mirandola – Gruppo Studi Bassa Modenese
Anno 1999