Livio Bonfatti – I “Biasanott”

Livio Bonfatti – I “Biasanott”

13 Giugno 2025 1
Livio Bonfatti

Livio Bonfatti, mirandolese di nascita (1947), ha conseguito il diploma di geometra nel 1968. Ha svolto l’attività lavorativa presso l’Ufficio Tecnico del Comune di Mirandola. Dal 1985 al 1988 ha collaborato alle iniziative editoriali della casa editrice “Al Barnardon” mediante articoli e con impegni redazionali. Dal 1988 è socio della Associazione culturale Gruppo Studi Bassa Modenese e partecipa attivamente alla elaborazione di progetti editoriali. Contemporaneamente pubblica numerosi articoli sulla Rivista semestrale dell’ Associazione. Gli argomenti trattati spaziano dalla idrografia antica, alla geomorfologia storica, ovvero mettendo a fuoco quella che definiamo la “storia del paesaggio”, accompagnata da una puntuale ricerca archivistica. Il territorio preso in esame è quella parte di Pianura Padana  che si distende dalla via Emilia sino al Po.

I “Biasanott”

Succede di svegliarmi, nel colmo della notte di piena estate, disturbato da una musica, martellante, che proviene da quella che una volta si chiamava la “baracchina di Glauco” nei “giardini bassi”, ma che ora è l’unico locale da ballo (?) presente in Mirandola. Capisco che si tratta di un locale non adatto a persone della mia età, perciò giustifico tutti quei giovani che lo frequentano, rimanendovi fino alle ore piccole della notte.

Risolvo il mio problema chiudendo per bene i vetri della finestra, abbassando l’avvolgibile e poi accendendo il condizionatore. Poiché per compiere tutte queste operazioni mi devo alzare da letto, il vero problema diventa il riaddormentarmi. E allora, mentre mi ridistendo sulle lenzuola, cerco di pensare alle notti che io ho conosciuto, alla metà degli anni ’60, quando mi capitava di “tirare tardi”, perchè non impegnato né nello studio né nel lavoro. Era un ruolo ben illustrato dalla denominazione del “biasanott”, ovvero di chi si trascinava, per tutta notte, nei bar o locali notturni della città di Bologna. Il cantante Dino Sarti [1] aveva certamente ben descritto questo personaggio.

Quindi anch’io, qualche volta, facevo il giro dei vari bar di Mirandola, per avvicinare gli ultimi avventori, spesso personaggi divertenti, per le loro “battute” fulminanti o per vedere i giocatori di biliardo, che stancamente concludevano interminabili partite. Non esistendo una Mirandola, fuori dai viali cittadini, il mio percorso notturno vagava lungo le vie dei quartieri, senza una precisa meta, passando dapprima davanti alle poche osterie, allora ancora esistenti, per avvicinarmi lentamente verso la piazza Costituente, vero e proprio concentrato delle poche occasioni di “svago” notturno. Si aveva quindi l’opportunità di assistere allo spegnimento delle luci nei vari bar, il Cacciatori, di fianco al portico dell’Unica, la Pace in via Fenice, la pizzeria Elsa, nella stessa via. Tornando alla piazza Costituente, la pizzeria Da Michele, trattoria da Musi e poi, più tardi il caffè Pico, sotto il portico del Municipio, la gelateria Cortina e per ultimo il caffè del Teatro, in quanto, indirettamente ospitava avventori del sovrastante Circolo del Teatro. In questo progressivo spegnimento, le strade del centro storico apparivano ancor più buie. Le ombre si allungavano e nessun suono rompeva il silenzio,” muto”, “padrone della cittadina”.  L’unico suono che accompagnava le poche ombre solitarie, sui marciapiedi o sui ciottolati della piazza, era il tintinnio della campanella, che suonava i quarti d’ora e le ore, dell’orologio del Municipio. Chiuso il caffè Pico, qualcuna di queste ombre si adagiava, stancamente, sulle poltroncine dei tavolini, più per approfittare di una “spigozzata”, che di voler sprofondare in un sonno ristoratore.

A non molta distanza, qualche buontempone, indugiava a fianco della gelateria Cortina, aspettava che Cicci si allontanasse verso casa, per poter distendere qualche seggiola, accatastata sotto le piante, e continuare così infervorate discussioni su tutto lo scibile umano. Bisogna dire che alcuni argomenti, ad esempio le storie di tradimenti o “cornificazioni”, stimolavano risate “sguaiate”, imprecazioni o improperi, giusto per voler esaltare, magari aumentando il tono della voce, le considerazioni sostenute. Se poi, nel cestino dei rifiuti, fosse rimasta la lattina di una bibita consumata, oppure una coppetta, vuota, di gelato, poteva essere utilizzata per qualche lancio, con rimbalzo sul “listone”, al centro della piazza. Però a quel punto era possibile udire il cigolio della “marlétta” di una finestra, che lentamente si apriva e dalla quale si sporgeva il cittadino svegliato da questi insoliti rumori e che con fare stizzito urlava: «M’an n’è minga l’ora ch’andadi a let! Porco…!».

 

[1] Dino Sarti (1936-2007), cantante bolognese, che ricordava, in una canzone, i periodi di vacanza trascorsi tra San Biagio e Mortizzuolo. La canzone si intitola:Che bela Mirandla, nel doppio cd Natale con Dino, anno 2005. Nello stesso cd compare la canzone: I biasanott, i nottambuli.

One thought on “Livio Bonfatti – I “Biasanott”
  1. Ubaldo Chiarotti

    Bravo Livio bel racconto!

    14 Giugno 2025 Reply
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