L’Indicatore Mirandolese anno 1908 – Elogio funebre dell’illustre musicista Prof. Cav. Carlo Andreoli

L’Indicatore Mirandolese anno 1908 – Elogio funebre dell’illustre musicista Prof. Cav. Carlo Andreoli

5 Giugno 2025 0

Così Indicatore Mirandolese del 1908 annuncia la morte del suo illustre cittadino, componente la famiglia di illustri musicisti.

Il Prof. Cav. Carlo Andreoli

La notte del 22 scorso gennaio è morto a Reggio Emilia dove da molti anni era ricoverato in casa di salute, il Prof. Cav. CARLO ANDREOLI della famiglia degli illustri musicisti, e musicista esso pure di grande valore.

Era nato a Mirandola l’8 Gennaio 1840, e appresi in patria, sotto il magi­stero del padre cav. Evangelista, gli ele­menti musicali fu ammesso al Conservatorio di Milano nel dicembre del 1852.

Percorse con onore i corsi di Piano e di Composizione, riportando costantemente i primi premi. Nel settembre dal 1858 veniva avviato dal fratello prof. Gugliel­mo alla carriera del concertista, che egli percorse brillantissima fino al 1871.

Prese parte costante ai famosi concerti popolari di Londra col Bazzini, il Piatti ed altri illustri.

Chiamato a sostituire nel Conservatorio di Milano l’Angeleri, che era stato il suo maestro, ne continuò le gloriose tradizio­ni, dando all’arte i migliori allievi che onorano adesso i primi Conservatorii mu­sicali d’Italia.

Fondò e diresse in Milano i Concerti popolari, nei quali per ben dieci anni fece conoscere i migliori Compositori ed artisti italiani e stranieri.

Compose musica per piano, pubblicata nella maggior parte in Italia e in Inghil­terra : le sue concezioni artistiche, apprezzatissime, uniscono all’ eleganza dello stile una ispirazione veramente geniale; otten­ne un premio dalla Società del Quartetto di Milano per una raccolta di “Romanze senza parole “.

Il celebre Rubinstein, che ebbe occa­sione di sentirlo nel 1873, ne fu tanto am­mirato da proclamarlo il primo dei pia­nisti d’Italia. Il suo nome è ricordato con onore, assieme ai suoi fratelli, nel Dizio­nario Universale dei Musicisti, compilato da Carlo Schmild dello Stabilimento di Gio. Ricordi e Francesco Lucca, e nelle Memorie storiche Mirandolesi Vol. XIII pag. 8 e seguenti.

Colpito molti anni or sono da implaca­bile malattia, dovuta forse alla straordi­naria sua attività e all’ardentissimo e di­sinteressato culto che egli nutriva per l’ar­te, è morto dopo lunghe sofferenze.

Se tanta luce d’intelletto, tanta vir­tuosità d’artista, si spensero così che l’eco della sua fama si era per volgere di tempo affievolita, la memoria di lui e del­le sue opere rimarrà in quanti hanno cara l’arte nelle sue più geniali manifestazioni. Così scriveva il Panaro di Modena N.23 del 24 scorso gennaio.

Il critico musicale della Perseveranza di Milano scriveva in tale triste circo­stanza quanto segue:

< Si annuncia la morte del cav Carlo Àndreoli, già professore di pianoforte presso il nostro Conservatorio, avvenu­ta il 22 gennaio scorso a Reggio Emilia.

“Purtroppo il chiaro musicista, che eb­be un periodo di meritata, grandissima rinomanza all’estero prima, in Italia poi,  era scomparso da molto tempo dal mondo ove ferve la vita dell’ arte. Una fatale ma­lattia ottenebrando le sue facoltà intel­lettuali, volle sopprimere sì superba intel­ligenza, accordando solo all’ infelice di vivere della vita puramente fisica, sen­za speranza che la luce della mente riac­quistasse l’antico splendore. Coloro che lo avvicinarono, impararono, come chi scrive, a stimare, ad ammirare l’artista il quale s’ era composto intorno alla sua persona, l’aureola di una seduzione tutta partico­lare, emanata dall’ ingegno vivido, attrat­to verso le più radiose espressioni dell’ arte alata, lo consideravano già tra gli estinti, e con un senso di infinita commi­serazione pensavano che purtroppo invece Egli, automa tra gli esseri viventi, ve­deva succedersi giorni, mesi ed anni nella piena inconsapevolezza di esistere, senza il conforto del ricordo, sia pure an­nebbiato del suo magnifico passato arti­stico. Perchè Carlo Àndreoli ha lasciato dietro di sè la traccia profonda della sua geniale individualità, che non totalmente valutata ai tempi in cui iniziò con teme­rario ardimento la campagna contro le inveterate consuetudini di un vieto baroc­chismo, sarebbe stata oggi subito conside­rata ed innalzata al degno posto che com­pete ai patrocinatori degli emancipati in­tendimenti del bello nelle sue diverse pu­rissime espressioni.

L’Àndreoli nacque a Mirandola l’8 gennaio 1840. Studiò pianoforte al Con­servatorio di Milano sotto Antonio Angeleri, come il maggiore premorto fratello di cui porta il nome l’ esimio m. Guglielmo Àndreoli a cui porgo le espressioni del più sentito cordoglio. Nel 1858 diede con grande successo dei concerti a Londra ed in altri centri musicali, e nel 1875 occupò la cat­tedra del suo compianto maestro, procu­rando all’arte pianista insigni cultori, tra cui Francesco Giarda, Giuseppe Frugatta, che lo ha così degnamente sostituito.

Anima fervente d’artista, studioso dei classici e dei maggiori maestri moderni del suo tempo, egli seppe, e coll’autorità dell’ esempio — perchè il pianoforte ebbe in lui nei tempi migliori, più equilibrati della sua operosità attivissima, un affasci­nante cultore, — e colla coraggiosa ini­ziativa dei Concerti popolari, che gli fu­rono avari di materiali compensi, e gene­rosi di molte amarezze, dirizzare sulla buona via la vera arte da noi sopraffatta dalle abbiezioni di un’ epoca di pieno de­cadimento.

Si può dire che gli si deve l’origine dei Concerti sinfonici, delle esecuzioni da lui dirette dei grandi capolavori degli au­tori classici e contemporanei. Anche la Società del Quartetto si compiacque di averlo spesso prezioso cooperatore dei suoi concerti.

Sgraziatamente la sensibilità nervosa paralizzava spesso le magnifiche intenzioni dell’ artista, privandolo della soddisfa­zione di avere compensi morali adeguati alla vita d’abnegazione e di studi acca­niti, cui si dedicava indefessamente nei mo­menti non consacrati all’insegnamento.

Fu questa la prima origine della sua alterazione mentale, che purtroppo dove­va aggravarsi tanto da porlo fuori di combattimento.

Egli poco compose, ma quel poco di­nota con quanta elevatezza intendeva l’ar­te. Nella critica musicale seppe affermare con serenità di giudizio la nobiltà ‘dei suoi ideali.

A lui devesi quasi la prima presenta­zione delle opere di Bach a Milano, ed i suoi commenti didattici ai lavori dei mae­stri più celebrati del periodo classico, re­stano a provare l’austerità dei suoi prin­cipi, la profondità della sua coltura.

Con me deporranno commossi oggi un fiore sulla tomba dell’ infelice maestro i molti che sanno di dovere a lui il culto per le alte espressioni dell’ arte che non muore. I giornali tutti di MilanO, e specialmente i teatrali, tributano i più vivi en­comi al nostro concittadino. E noi asso­ciandoci al lutto della famiglia e dell’ar­te inviamo in particolar modo al fratello Guglielmo Professore al Conservatorio di Milano le più sentite condoglianze, e ci uniamo al Piccolo Corriere Mirandolese nel far voti che il patrio Municipio ri­cordi degnamente chi tanto onorò la sua città natale.

Tratto da:L’Indicatore Mirandolese Periodico mensuale di memorie patrie – Con varietà – Anno trentesimosecondo – 1908

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