I Santi de “Al Barnardon” dal 30 Gennaio al 5 Febbraio
30 Gennaio
Feliciano nacque nella seconda metà del II secolo a Foligno. Inviato a Roma per gli studi, si dimostrò alunno capace, ma soprattutto buon cristiano e cittadino esemplare, tanto da guadagnarsi l’ammirazione dei pagani. Notato da papa Eleuterio, venne affidato all’arcidiacono Vittore che tentò di avviarlo alla carriera ecclesiastica, ma Feliciano preferì tornare a Foligno per prodigarsi nella conversione dei pagani. La sua fama di “battezzatore” lo rese molto popolare in città e, quando la sede vescovile restò vacante, il popolo ed il clero lo acclamarono vescovo, ma dovettero condurlo a Roma per farlo convincere dal papa, che era divenuto, nel frattempo, Vittore. L’opera apostolica di Feliciano fu intensa e lunga grazie al periodo di pace in cui operò. Ma l’ascesa al trono di Decio riportò le persecuzioni, specie nei confronti delle alte sfere cristiane. Il vescovo Feliciano venne preso e portato a Roma subendo strapazzi e maltrattamenti che i suoi novantaquattr’anni non poterono sopportare e morì per strada. Venne compianto come martire prima a Foligno e poi a Metz in Francia e a Minden in Germania dove vennero portate parte delle sue reliquie.
31 Gennaio
Non sono molte le notizie su s. Gimignano, fu vescovo di Modena pare nel IV secolo e forse furono addirittura due i Gimignano vescovi della città emiliana in epoche molto prossime. Il fatto storicamente più rilevante del suo episcopato fu l’ospitalità che concesse a sant’Atanasio, vescovo di Alessandria d’Egitto, che passò da Modena durante il suo esilio, diretto in Gallia. La tradizione popolare attribuisce poi al santo molti episodi miracolosi che giustificano la sua fama di santità e la devozione dei fedeli. Vi è poi una leggenda che riguarda il paese di Gimignano che sorge tra Firenze e Siena. Si narra che un chierichetto toscano di Colle val d’Elsa fosse presente alle esequie del vescovo. Notato un bellissimo anello, il chierichetto tentò di appropriarsene. L’anello non voleva saperne di sfilarsi e gli sforzi del giovane portarono al distacco completo del dito. Preso dal panico, il chierichetto scappò portandosi dietro la reliquia. Giunto al suo paese andò nella locale chiesa per pregare e chiedere perdono. Terminate le preghiere tentò di uscire, ma le porte sembravano diventate pesantissime e non si aprirono. Il chierichetto allora confessò la propria colpa e consegnò la reliquia ai religiosi della chiesa e solo allora potè uscire. Il dito del vescovo restò in quella chiesa e da allora il paese si chiamò Gimignano.
1 Febbraio
Beato Gelasio II nacque Giovanni a Gaeta nel 1058. I genitori lo mandarono nell’abbazia di Montecassino per gli studi dove trovò la vocazione e divenne monaco. Dopo vari anni, papa Urbano II lo volle a Roma come cancelliere della Chiesa e più tardi creato cardinale. Papa Pasquale II lo volle come consigliere ed alla sua morte Giovanni venne eletto al soglio pontificio col nome di Gelasio II. Poco dopo fu costretto a fuggire di fronte all’imperatore Enrico V ed all’antipapa che questi aveva creato. Sostenuto dai normanni Gelasio rientrò a Roma da dove scomunicò i due, ma ben presto dovette fuggire di nuovo, questa volta in Francia. Stanco e malato si ritirò presso l’abbazia di Cluny dove morì nel 1119.
2 Febbraio
Presentazione del Signore. Nell’Antico Testamento Dio aveva prescritto che ogni figlio primogenito fosse consacrato a lui in memoria della strage dei primogeniti egiziani in cui furono risparmiati quelli ebrei. Un’altra legge poi ordinava che ogni donna ebrea venisse purificata al tempio quaranta giorni dopo la nascita del figlio. Le due cerimonie potevano svolgersi contemporaneamente, così la Sacra Famiglia portò Gesù nella città santa quaranta giorni dopo il Natale. Sebbene Maria fosse ancora pura e vergine, volle per obbedienza e umiltà assoggettarsi alla legge come tutte. Fatta l’offerta come prescritto dalla legge, la Famiglia tornò a Nazaret dove il Bambino crebbe forte e pieno di sapienza e in grazia di Dio.
3 Febbraio
Biagio nacque a Sebaste in Armenia nel 316 circa. Passò la giovinezza nello studio, in special modo della medicina; ai sofferenti curava le infermità del corpo e con la parola quelle spirituali. Pensava di rinchiudersi in un monastero, ma quando morì il vescovo di Sebaste venne chiamato a succedergli; da quel momento spese tutta la sua vita per il bene dei fedeli. La persecuzione iniziata da Diocleziano e continuata da Licinio imperversava in Armenia. Il preside del luogo Agricola, si mise alla ricerca del vescovo di cui sentiva continuamente parlare, ma, per non lasciare i propri fedeli senza guida, s. Biagio si nascose in una grotta del monte Argeo. Vi rimase per moltissimo tempo continuando il governo della diocesi inviando messaggi segreti. Un giorno un drappello di soldati arrivò per caso alla grotta e lo scoprì arrestandolo e portandolo subito dal preside. Il tragitto fu un vero trionfo perché il popolo, nonostante il pericolo, lo salutava al passaggio con gioia e venerazione. Durante una sosta, si avvicinò una donna che teneva tra le braccia il figlio che stava morendo per una spina di pesce di traverso. Il vescovo ebbe pietà ed avvicinatosi lo benedì col segno della croce ed il bambino fu salvo. Giunto davanti al giudice, gli venne imposto di adorare gli dei pagani, ma si rifiutò e venne gettato in carcere dopo essere stato frustato. Venne nuovamente torturato: gli furono lacerate le carni e venne appeso ad un albero, ma continuò a rifiutare l’adorazione degli idoli. Allora Agricola lo condannò all’annegamento, ma una volta gettato in un lago lui camminando sulle acque lo attraversò andando sull’altra sponda. A quel punto il preside lo fece decapitare.
4 Febbraio
Figlio di un guerriero normanno, che per l’aiuto dato a Guglielmo il conquistatore ad Hastings era stato nominato Signore di Sempringham, s. Gilberto nacque e visse in Inghilterra nel XII secolo. Deludendo il padre, non intraprese la carriera militare così venne mandato a studiare a Parigi. Qui acquistò grande sapienza e, tornato in Inghilterra, vi aprì una scuola dove, oltre alle scienze naturali ed alle discipline filosofiche, insegnò ai giovani la virtù e la devozione. Il padre, ormai convinto della decisione del figlio, lo investì di due chiese da lui fatte costruire. Più che cercare di farle fruttare economicamente, Gilberto ne approfittò per dedicarsi alle opere di carità corporale e spirituale ed infine venne ordinato sacerdote dal vescovo di Lincoln. Alla morte del padre divenne il nuovo Signore di Sempringham e ne approfittò per fondare due monasteri religiosi, uno maschile ed uno femminile, modificando la regola benedettina facendo nascere così l’ordine “gilbertino”, che prosperò fino alla riforma anglicana. Al tempo della rivalità tra re Enrico II e l’arcivescovo Becket, anche s. Gilberto venne sospettato e calunniato ed imprigionato. Quando fu finalmente liberato si dimise e si sottomise con umiltà e obbedienza al nuovo capo dell’ordine. Visse a lungo, 106 anni, ma si ammalò perdendo la vista e le forze. Nel Natale del 1189 ricevette l’estrema unzione, ma l’agonia si protrasse per 40 giorni. Le sue ultime parole furono: “Sparger tutte le ricchezze e distribuirle ai poveri.”
5 Febbraio
Giuseppe nasce a Leonessa in Umbria nel 1556 col nome di Eufrasio Desiderato che cambiò quando sedicenne entrò nei cappuccini. Compì il proprio noviziato nel convento delle carceri sopra Assisi, poi trentenne venne inviato ad assistere i prigionieri cristiani in Turchia. Qui i turchi, non considerandolo pericoloso, dopo aver assistito i prigionieri, lo lasciavano libero di predicare in città. Giuseppe però si mise in testa di predicare davanti al sultano in persona e tentò d’introdursi a palazzo. Preso dalle guardie, venne giudicato reo di lesa maestà e appeso ad una croce per una mano ed un piede. Dopo tre giorni era ancora vivo e venne tirato giù e le sue ferite guarirono molto velocemente. Questo fatto colpì il sultano che commutò la pena in esilio. Tornato in Italia riprese a predicare, ma questa volta nella sua Umbria. A 55 anni divenne infermo e si ritirò nel convento di Amatrice. Qui gli fu diagnosticato un tumore e si tentò di operarlo, ma morì sul letto chirurgico. Come anestetico si era stretto al petto un crocifisso.