I Santi de “Al Barnardon” dal 29 Maggio al 4 Giugno

I Santi de “Al Barnardon” dal 29 Maggio al 4 Giugno

28 Maggio 2017 0

29  maggio

Santa Bona nasce nell’umile e popoloso quartiere pisano di Guazzolongo (l’attuale “San Martino”), figlia di una giovane còrsa, Berta, e di un mercante pisano, Bernardo; quest’ultimo lascerà il tetto coniugale quando Bona ha soli tre anni, e ben presto madre e figlia si troveranno in forti difficoltà. La piccola ha il suo primo incontro con Gesù a soli sette anni, quando entra in convento e decide di dedicare la sua vita al Signore, tanto da esservi consacrata a dieci anni. A quattordici anni intraprende il suo primo viaggio, in Terra Santa, che segnerà il suo futuro. Infatti al suo ritorno, avvenuto avventurosamente nel 1174, viene colpita da una visione, che la spinge ad unirsi ad altri pellegrini per un viaggio a Santiago de Compostela. Ed è in quell’occasione che si chiarisce definitivamente che la sua missione in terra è quella di assistere i pellegrini, in un’epoca in cui i viaggi sono lunghi, faticosi, pericolosi. Le sue doti morali e pratiche la fanno diventare sostegno ideale per tutti coloro che intraprendono quel viaggio, tanto che per altre otto volte la futura Santa si dedica ad assistere i pellegrini nel loro percorso (di nove mesi) verso il santuario spagnolo. La sua devozione verso i pellegrini, che accompagnerà nel corso della sua vita anche a Roma e al santuario di San Michele sul Gargano, è tale che più di una volta rischierà la vita nei suoi viaggi. Oramai cinquantenne, stanca e fisicamente provata sia dal suo lungo viaggiare sia dalle penitenze che lei stessa si procura per la carne, torna a Pisa, città con la quale ha mantenuto per tutta la vita un forte legame, e vi resta trascorrendo il suo tempo in meditazione e preghiera per due anni, fino a quando decide di partire da sola per Compostela per un ultimo viaggio. Secondo la tradizione, quest’ultimo viaggio avviene grazie all’intervento di San Giacomo, che la porta in volo fino alla sua destinazione, da cui ritornerà, poco prima di morire, portando con sé alcune conchiglie provenienti dalle spiagge di Santiago di Compostela, come prova di quell’avvenimento.

30  maggio

San Giovanna D’Arco, figlia di contadini, analfabeta, lasciò giovanissima la casa paterna per seguire il volere di Dio, rivelatole da voci misteriose, secondo il quale avrebbe dovuto liberare la Francia dagli Inglesi. Presentatasi alla corte di Carlo VII, ottenne dal re di poter cavalcare alla testa di un’armata e, incoraggiando le truppe con la sua ispirata presenza, riuscì a liberare Orleans e a riportare la vittoria di Patay. Lasciata sola per la diffidenza della corte e del re, Giovanna non potè condurre a termine, secondo il suo progetto, la lotta contro gli Anglo-Borgognoni; fu dapprima ferita alle porte di Parigi e nel 1430, mentre marciava verso Compiegne, fatta prigioniera dai Borgognoni, che la cedettero agli Inglesi. Tradotta a Rouen davanti a un tribunale di ecclesiastici, dopo estenuanti interrogatori fu condannata per eresia ed arsa viva. Fu riabilitata nel 1456. Nel 1920 Benedetto XV la proclamava santa.

31  maggio

Festa del ‘Magnificat’, la Visitazione prolunga ed espande la gioia messianica della salvezza. Maria, arca della nuova alleanza, è ‘teofora’ e viene salutata da Elisabetta come Madre del Signore. La Visitazione è l’incontro fra la giovane madre, Maria, l’ancella del Signore, e l’anziana Elisabetta simbolo degli aspettanti di Israele. La premura affettuosa di Maria, con il suo cammino frettoloso, esprime insieme al gesto di carità anche l’annunzio che i tempi si sono compiuti. Giovanni che sussulta nel grembo materno inizia già la sua missione di Precursore. Il calendario liturgico tiene conto della narrazione evangelica che colloca la Visitazione entro i tre mesi fra l’Annunciazione e al nascita del Battista.

1  giugno

Il Prete Fortunato esercitò il suo Ministero di Presbitero nella chiesa sita in territorio di Montefalco – Frazione denominata Turrita – vicino a Foligno, Provincia di Perugia. Non era un individuo che stava con le mani in mano: per guadagnarsi il sostentamento giornaliero esercitava anche il mestiere di contadino. Un giorno, zappando la terra, trovò due monete, ritenute da lui di poco conto e se le mise in tasca, seguitando a vangare. Incamminandosi verso casa, dopo il duro lavoro dei campi, incontrò un pover’uomo. Con tutta la sua bontà d’animo, estrasse dalla tasca le due monete che aveva trovate nel campo e si accorse che i raggi del Sole diedero, a quei due pezzi insignificanti, una lucentezza, un bagliore simile all’oro puro. Intuì subito di cosa stesse accadendo in quell’istante. Rimase attonito e avvolto da uno strano desiderio che gli procurava turbamento. Essendo, lui, una umile e semplice Anima, per non essere sopraffatto dall’avarizia, si affrettò all’istante a mettere nella mano scarna del povero, appena incontrato, ciò che aveva trovato e allontanarsi di gran fretta. Fu per lui una bella vittoria sull’avarizia e un esempio di rifiuto della ricchezza, dei beni terreni per i posteri. Alla sua morte, i suoi paesani e parrocchiani ricuperarono e conservarono la verga di legno, di cui si serviva quando pascolava i buoi nella campagna umbra, nei dintorni di Montefalco.

2  giugno

Fonti sicure attestano l’esistenza di un sant’Erasmo vescovo di Formia, martire al tempo di Diocleziano e Massimiano (303) e sepolto nella località costiera del Lazio meridionale. Di storico su di lui si sa, però, poco. La «Passio» che lo riguarda, compilata nel VI secolo, è leggendaria. Venerato nel Lazio e in Campania, è menzionato, oltre che negli antichi martirologi, anche nel Calendario marmoreo di Napoli. Nell’842, dopo che Formia era stata distrutta dai Saraceni, le reliquie furono nascoste nella vicina Gaeta. Quando furono ritrovate, nel 917, il martire venne proclamato patrono della diocesi del Golfo. Nel 1106 Pasquale II consacrò la cattedrale di Gaeta, dedicandola alla Vergine e a sant’Erasmo. È invocato contro le epidemie e le malattie dell’intestino per il fatto che, nel martirio, gli sarebbero state strappate le viscere. I marinai lo venerano con il nome di Elmo.

3  giugno

Santa Clotilde, nasce intorno al 474 da Chilperico re dei Burgundi. Orfana, andrà sposa a Clodoveo re dei Franchi, popolo di origine germanica che si sta espandendo in Gallia. Accetta il figlio di Clodoveo, Teodorico, avuto da una concubina, ma si preoccupa per la loro diversa fede: lei è cristiana, il re è pagano. Nato il primo figlio, Ingomero, Clotilde ottiene che sia battezzato, ma il piccolo muore subito. La serenità torna con la nascita del secondo, battezzato col nome di Clodomiro. Seguono Childeberto, Clotario e una bambina, Clotilde. La regina riesce poi a convincere Clodoveo a farsi cristiano: lo battezzerà Remigio di Laon, vescovo di Reims. La sua però suona come una mossa politica: a Clodoveo serve l’aiuto della Chiesa. Ma le lotte tra i figli di Clotilde e del re scoppiano alla morte di Clodoveo. Per sanare la guerra fratricida la regina si affida con la preghiera a san Martino di Tours. E morirà nel 545 proprio nella città del vescovo santo.

4  giugno

Pentecoste.  In origine era la festa ebraica che segnava l’inizio della mietitura e si celebrava 50 giorni dopo la Pasqua ebraica. Nel Cristianesimo, invece, indica la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti insieme nel Cenacolo. Assieme alla Pasqua è una delle solennità più importanti dell’anno liturgico.

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