I Santi de “Al Barnardon” dal 27 marzo al 2 Aprile
27 marzo
Beato Riccieri, penitente del XIII secolo. Affascinato dalla parola di San Francesco insieme all’amico Pellegrino lo seguì in assoluta povertà.
Dopo essere stato ministro dell’Ordine nelle Marche tornò a Moccia, dove era nato, e visse fino alla morte in penitenza.
28 marzo
Gontrano era un re francese del VI secolo. Figlio di Clotario I, era nato intorno al 525. Morto il padre, ereditò parte del suo regno (spartito con due fratelli), comprendente Borgogna, Marsiglia e Arles. Governò con saggezza (e anche con il pugno di ferro), soffocando le pretese dei nobili. Fu munifico con la Chiesa, ricoprendo di doni comunità e monasteri. Visse in semplicità e morì nel 592 nella sua residenza di Chalon-sur-Saone.
29 marzo
San Bertoldo, nativo della Lombardia, fu intorno al 1230 secondo priore generale dei Carmelitani. Gli si attribuisce una visione, durante la quale vide portare in cielo dagli angeli le anime di molti carmelitani uccisi dai saraceni. Il domenicano Stefano di Salignac che attribuì erroneamente la composizione della regola carmelitana ad Aimerico di Malefaida da Salignac, patriarca di Antiochia (1142-93), disse che questo aveva tra i Carmelitani un nipote, «un uomo santo e famoso». Costui ricevette un nome ed una qualifica nella cosiddetta Epistola Cyrilli, pubblicata dopo l’anno 1378 dal carmelitano Filippo Riboti, che lo dice fratello, non più nipote, di Aimerico, di nome Bertoldo e primo priore generale dei Carmelitani. Il Papenbroeck pubblicando un testo del monaco greco Phocas che nel 1177 visitò il Carmelo, identificò Bertoldo con un vecchio monaco di Calabria.
30 marzo
Quirino era un tribuno romano al quale furono affidati i martiri Alessandro, Evenzio e Teodulo, arrestati per ordine dell’imperatore Traiano (53-117); si convertì dopo aver visto i miracoli da loro operati e fu battezzato insieme con la figlia Balbina, in seguito subì egli stesso il martirio, venendo decapitato un 30 marzo di un anno dell’inizio del III secolo; il suo corpo fu sepolto nel cimitero di Pretestato sulla via Appia. Un’epigrafe funeraria del secolo V ritrovata nel cimitero, riporta il suo nome. Le reliquie del santo tribuno martire, ebbero una storia a parte, come del resto quelle di tanti martiri delle catacombe romane, che furono inviate in celebri monasteri e chiese di tutt’Europa. Secondo un documento redatto a Colonia nel 1485, il suo corpo sarebbe stato donato nel 1050 dal papa Leone IX ad una badessa di nome Gepa, la quale le trasferì a Neuss sul Reno in Germania. Ancora oggi le reliquie si venerano nella cattedrale di San Quirino (1206) di questa città. Il suo culto ebbe il maggior picco nel 1471, durante l’assedio che Neuss subì; da questa città il culto si diffuse in tutta la Germania specie a Colonia, in Belgio e in Italia.
31 marzo
Guido di Pomposa, nativo di Casamari presso Ravenna, nella seconda metà del X secolo, da giovane si dedicò agli studi vivendo negli agi della vita di famiglia. La sua vita ebbe una svolta quando decise di donare i suoi abiti ai poveri e di ricoprirsi di un saio. Fece un pellegrinaggio a Roma dove ricevette la tonsura e da lì in Terra Santa; ma una volta tornato a Ravenna si ritirò a vita eremitica sotto la guida dell’eremita Martino, abate di Pomposa, di cui fu successore nel 998. Sotto la sua guida il monastero conobbe un periodo florido, sia nell’ingrandimento edilizio, sia per il gran numero di monaci presenti. Collaborò con l’arcivescovo Gebeardo alla riforma ecclesiastica, favorì le nuove teorie sul campo musicale liturgico, ebbe fra i suoi monaci anche Guido d’Arezzo, inventore del pentagramma. Aderendo all’invito dell’imperatore Enrico III di recarsi a Piacenza, non poté raggiungere il luogo: malato dovette fermarsi a Borgo San Donnino, dove morì il 31 marzo 1046.
1 aprile
San Prudenzio si presume sia stato, il decimo vescovo di Atina. Nell’ipotetica, cronotassi dei vescovi succede a Vigilanzio e precede Massimo. In alcuni testi è stato ipotizzato il suo episcopato, tra il 288 e il 313, anno della sua morte. La tradizione vuole che il primo vescovo di Atina sia un San Marco di Galilea, consacrato vescovo proprio da San Pietro, dopo averlo incontrato nel suo viaggio verso Roma. L’erudito ottocentesco Giuseppe Cappelletti scrive che “visse Marco su questa sede intorno a cinquant’anni, predicando il vangelo e guadagnando alla fede cristiana più migliaia d’idolatri: terminò poi martirizzato il dì 28 aprile dell’anno 95 sotto il consolato di Massimo”. L’esistenza della diocesi, situata in provincia di Frosinone nella regione del Lazio, era attestata da una serie di manoscritti di carattere agiografico e storico. Questi documenti sono “La Passione di Marco” scritta nell’XI° secolo e attribuita a Atenolfo vescovo di Capua, la “Passione di santi martiri atinati Nicandro e Marciano”, il “Chronicon civitatis Atinae” , il “Catalogus episcoporum Atinensium” e il “Libellus de excidio civitatis Atinae”. Sulla veridicità di questi testi ci sono molti dubbi, tanto che Herbert Bloch riuscì a dimostrare come fossero tutti dei falsi. Comunque, il cosiddetto catalogo dei vescovi di Atina riporta una serie di 23 presuli, successori di San Marco. La diocesi di Atina, secondo alcuni manoscritti medievali, sarebbe stata soppressa da Papa Eugenio III e il suo territorio annesso alla diocesi di Sora. Nel testo di due anonimi atinati “Breve crhronicon atinensis ecclesiae” è riportato che il Papa Gaio, nel suo secondo anno di pontificato, ordinò San Prudenzio vescovo di Atina. Questo presule governò la diocesi per venticinque anni. In quel testo si parla anche del suo martirio. Un giorno, il vescovo aveva tentato di rovesciare la statua di Giunione, che era in bella vista nel tempio vicino alle Terme Antoniane. E proprio per quel gesto fu ucciso dai pagani. Il suo corpo interrato presso il tempio, dopo tre giorni, il primo di aprile fu trafugato dai cristiani e sepolto nella chiesa di San Pietro. Se molti sono i dubbi sull’esistenza della diocesi prima del XI secolo, altrettanto lo sono quelli sull’esistenza di San Prudenzio, martire nel IV Secolo. San Prudenzio era venerato ad Atina, che se si presume che il suo culto non sia anteriore al 1563.
2 aprile
V di Quaresima
La quaresima è una delle ricorrenze che la Chiesa cattolica e altre chiese cristiane celebrano lungo l’anno liturgico. È un periodo di quaranta giorni che precede la celebrazione della Pasqua; secondo il rito romano inizia il mercoledì delle Ceneri e si conclude il Giovedì Santo, mentre secondo il rito ambrosiano parte dalla domenica successiva al Martedì Grasso fino alla Veglia Pasquale. Tale periodo è caratterizzato dall’invito alla conversione a Dio. Sono pratiche tipiche della quaresima il digiuno ecclesiastico e altre forme di penitenza, la preghiera più intensa e la pratica della carità. È un cammino che prepara alla celebrazione della Pasqua, che è il culmine delle festività cristiane. Ricorda i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano e prima del suo ministero pubblico.