I Santi de “Al Barnardon” dal 17 al 23 Aprile
17 aprile
Lunedì dell’Angelo – Il Lunedì dell’Angelo, comunemente chiamato lunedì di Pasquetta, segue la domenica di Pasqua ed è il giorno in cui i cristiani ricordano l’incontro dell’Angelo con le tre donne, giunte al sepolcro, dove Gesù era stato seppellito il giorno della sua Crocifissione. Maria di Magdala, Salome e Maria madre di Giacomo e Giuseppe (come riportato dal Vangelo secondo Marco; gli altri Evangelisti non riportano il nome della terza donna che accompagna le due Marie) si erano recate sul luogo della sepoltura con degli oli aromatici che sarebbero serviti a imbalsamare il corpo di Cristo. Appena arrivate si accorsero che il masso che chiudeva la tomba, era stato spostato. A questo punto, i Vangeli narrano che apparve loro un Angelo che gli annunciò la Resurrezione di Cristo e le invitò a darne l’annuncio agli Apostoli.
18 aprile
Eleuterio figlio di Anzia, vedova del console Eugenio, fu ordinato diacono e prete e consacrato poi vescovo da un certo Aniceto. Inviato come vescovo nell’Illirico, fu prelevato dal comes Felice per essere portato a Roma al giudizio dell’imperatore Adriano. Il colloquio, cominciato con promesse, finì con la condanna a morte di Eleuterio e di sua madre. Il martirio avvenne il 15 dicembre.
19 aprile
Nel monastero di S. Ludgero a Werden, nella Ruhr, presso Dusseldorf, inspiegabilmente lontano dalla Sassonia, si conserva una reliquia di Santa Emma: una mano prodigiosamente intatta.
Un cronista tedesco dello stesso secolo, Adamo di Brema, nella sua Storia ecclesiastica, ci dà notizia di una “nobilissima senatrix Emma”, sorella di Meinwerk, vescovo di Paderborn (morto nel 1036) e moglie del conte Ludgero di Sassonia. Rimasta vedova, ancor giovane e bella, ricca e senza figli, non ambì a seconde nozze e si mantenne costante nel suo nuovo programma di vita, fondato sulla totale dedizione alle opere di carità.
Generosa nel donare e nel soccorrere, ma austera e intransigente con se stessa, puntò alla perfezione nel difficile stato di vedovanza, una condizione assai scomoda per una donna, rimasta sola ma non libera, esposta a mille insidie perché priva di appoggio e fatta segno, se ricca, dei calcoli interessati di parenti vicini e lontani. “Sei tu giovane? – si legge in una infervorata predica di S. Bernardino da Siena, rivolta alle vedove cristiane – fa’ che tu imbrigli la carne tua in discipline. Io voglio che tu impari a vivere come una religiosa. Sii verace, dentro nell’anima tua. Vuoi marito? Va’ e piglialo, in nome di Dio, e spacciatene. Ma non avrai mai consolazione. Dunque, non ci vedi meglio che di rimanere vera vedova, e servire a Dio in ogni modo che tu puoi, tutto il tempo della tua vita”. Emma aveva scelto quest’ultima maniera di tendere alla perfezione, la più difficile e rara. La sua mano, giunta fino a noi intatta dopo nove secoli e mezzo dalla morte di questa santa dal nome fresco e pieno, è un segno emblematico della sua più cospicua virtù: la generosità. Anzitutto una generosità fattiva, di opere più che di parole.
Vera ancella di Cristo, ella ha servito il suo celeste sposo con la preghiera e la carità, meritando la devozione non di un marito ma di milioni di cristiani che da oltre nove secoli la onorano di culto pubblico. Il suo corpo, privo della mano di cui si è parlato, riposa nella cattedrale di Brema.
20 aprile
Ildegonda, contessa di Meer presso Neuss (Colonia), sposò il conte Lotario. Alla morte di questo, visitò il sepolcro degli Apostoli a Roma, per ottenere di conoscere meglio la volontà di Dio e poterla eseguire. Decise poi di abbandonare il mondo e destinò i suoi beni alla fondazione del monastero di Meer, dell’Ordine Premostratense, di cui divenne la prima maestra. Si distinse per l’umiltà. Compì opere di carità e di misericordia sia dentro, sia fuori del monastero. Morì il 6 febbraio 1183.
21 aprile
San Simeone, detto Bar Sabba’e ossia “figlio del follatore”, fu nominato vescovo (catholicos) di Seleucia-Ctesifonte in Persia, in seguito alla deposizione del vescovo precedente nel 324. Ben presto Simeone fu però retrocesso al ruolo di ausiliario, a causa della mancata conferma della sentenza di deposizione, e non ci è noto quando sia potuto effettivamente diventare vescovo titolare. Quando nel 340 il re persiano Sapore II riaccese le feroci persecuzioni contro i cristiani, non esitò ad imporre loro il pagamento raddoppiato delle tasse ed a decretare la chiusura di tutti gli edifici di culto. Constatando la povertà della maggior parte della gente, Simeone rifiutò di raccogliere il denaro richiesto e venne perciò arrestato.
Condotto poi dinnanzi al re, non volle prostrarsi al suo cospetto, ne adorare il dio sole, e ciò costituì per le autorità un pretesto per imprigionarlo con un centinaio di persone. Simeone riuscì a riguadagnare alla fede cristiana anche Usthazade, eunuco della sala reale nonché educatore del sovrano stesso, che poi patì anch’egli il martirio. Simeone restò a lungo incarcerato con oltre cento compagni, vescovi, presbiteri e membri di diversi ordini religiosi ed infine fu decapitato per ultimo dopo aver visto sgozzati davanti ai suoi occhi tutti i suoi compagni di fede e di prigionia, che egli aveva rincuorato con grande forza d’animo.
22 aprile
La leggenda vuole che Caio fosse nato nell’antica città dalmata di Salona da nobile famiglia romana imparentata con l’imperatore Diocleziano.
Fu consacrato papa il 17 dicembre 283. Comunque, durante il suo pontificato le repressioni anticristiane furono di gran lunga attenuate. Vi furono concessioni per la costruzione di nuove chiese e l’ampliamento dei cimiteri. Nel contempo sul “fronte interno” si moltiplicarono le eresie. L’ultima in ordine cronologico fu quella di “Mitra” (nda: eresia di tipo manicheistico, di provenienza asiatica, per la quale Dio assumeva in se la contrapposizione celeste della luce e delle tenebre).
Morì il 22 aprile del 296.
23 aprile
Domenica in Albis
La domenica in albis (o della Divina Misericordia) è, nell’anno liturgico della Chiesa cattolica, la seconda domenica di Pasqua, cioè la domenica che segue tale solennità. La locuzione latina in albis (vestibus), tradotta letteralmente, significa in bianche (vesti). Ai primi tempi della Chiesa, infatti, il battesimo era amministrato durante la notte di Pasqua, e i battezzandi indossavano una tunica bianca che portavano poi per tutta la settimana successiva, fino alla prima domenica dopo Pasqua, detta perciò “domenica in cui si depongono le vesti bianche” (in albis depositis o deponendis). Con la riforma liturgica successiva al Concilio Vaticano II la domenica è stata chiamata seconda domenica di Pasqua o domenica dell’ottava di Pasqua. Nel 2000, per volontà di papa Giovanni Paolo II, la domenica è stata anche denominata della Divina Misericordia, titolazione legata alla figura della santa mistica polacca Faustina Kowalska. Nella giornata è concessa, secondo determinate condizioni, l’indulgenza plenaria o parziale ai fedeli.