I Santi de “Al Barnardon” dal 13 al 19 Febbraio

I Santi de “Al Barnardon” dal 13 al 19 Febbraio

12 Febbraio 2017 0

13  febbraio

Smaragda, figlia del conte Bernardo Calafato e Matilde Colonna, nacque nella periferia di Messina, nel villaggio detto dell’Annunziata, nel 1434. Educata con l’obiettivo di ottenere un matrimonio adeguato alla famiglia, ebbe due fidanzati che la morte le sottrasse. Ciò le maturò la vocazione per il monachesimo, ma solo dopo la morte del padre riuscì ad indossare l’abito monacale delle clarisse col nome di Eustochia. Rimase undici anni nel monastero riminese, ma secondo lei la dura regola di santa Chiara non era seguita troppo alla lettera così, col permesso di papa Callisto III, fondò un nuovo monastero dove vivere con pienezza l’assoluta povertà. Ebbe dalla famiglia i mezzi per dar vita al progetto ed il convento venne chiamato Monte Vergine. Eustochia dapprima fu una semplice monaca, ma poi venne eletta Superiora e tale rimase fino alla morte.

14  febbraio

Sant’Antonino Abate visse tra l’VIII ed il IX secolo e divenne benedettino a Montecassino in giovane età. A causa dei saraceni e dei longobardi, i monaci dell’abbazia si dispersero e Antonino si rifugiò a Stabia dove, col locale vescovo, s’immerse nella solitudine della preghiera. Più tardi accettò l’invito della popolazione di Sorrento e si trasferì nell’abbazia di sant’Agrippino dove divenne abate dopo la morte del predecessore Bonifacio. Fu in questo periodo una specie di angelo custode del popolo di Sorrento, operoso e devoto e padre benevolo e fu molto compianto quando morì nell’830. Lasciò detto di non voler essere sepolto né dentro né fuori città così lo seppellirono in uno scavo fatto nelle mura. Questo scavo divenne ben presto una cappella e poi una chiesetta. Oggi la chiesa di sant’Antonino è la più bella di Sorrento e custodisce le reliquie del santo patrono.

15  febbraio

San Severo fu un semplice sacerdote del VI secolo a Valeria, negli Abruzzi. Un ottimo prete, devoto, caritatevole, attivo e generoso con tutti quanto esigente con sé stesso. Si narra che un giorno, mentre potava la vigna del suo orticello, un paesano lo chiamò per assistere un malato grave. Severo, contrariamente alle proprie abitudini, si attardò al lavoro e quando giunse al capezzale del malato questi era già spirato. Sconvolto si gettò sul letto piangendo disperatamente e bagnandolo di lacrime e per ore rimase inginocchiato a pregare e continuando a piangere. Come se le lacrime avessero un effetto taumaturgico, ecco che il defunto tornò miracolosamente in vita e raccontò che, giunto ormai all’inferno, le lacrime di Severo ottennero l’intercessione del Signore. Dopo la sua morte, non trovandosi d’accordo i paesani sul luogo ove seppellirlo, un contadino di passaggio prese il corpo di s. Severo e lo portò ad Orvieto dove si trova ancora oggi.

16  febbraio

Sant’Onesto, originario di Nimes in Francia, visse nel III secolo. San Saturnino, durante il suo viaggio in Francia, prese accanto a sé Onesto e lo consacrò sacerdote e poi vescovo. Lo inviò poi ad evangelizzare la Navarra e il Biscaglino e qui convertì il senatore Fermo che gli affidò il figlio Firmino che divenne a sua volta vescovo di Amiens e santo. Più che i miracoli, di lui viene ricordata la sua capacità di ricevere e trasmettere santità.

17  febbraio

Silvino nacque a Tolosa, da una famiglia nobile, sul finire del VII secolo. Visse alla corte dei re merovingi Childerico II e Tierrico III e stava per contrarre un fortunato matrimonio con una nobildonna, quando cambiò idea e fuggì nel deserto dove digiunò e pregò. A corte fu un piccolo scandalo che venne dimenticato in fretta. Per parecchi anni non se ne seppe più nulla, poi apparve pellegrino a Roma dove acquistò fama di saggezza e virtù. Divenuto vescovo, venne destinato alla diocesi di Therouanne, nel nord della Francia. Tornato così nella sua terra, dove i cristiani erano solo barbari ribelli ed in taluni casi eretici, fu instancabile evangelizzatore, guida sicura e padre amoroso della sua gente. Chiuse la sua carriera apostolica ad Auchy, in Guascogna, nel 718.

18  febbraio

Flaviano fu vescovo di Costantinopoli nel V secolo sotto l’imperatore Teodosio il Giovane. Al momento dell’insediamento, come prassi, mandò un dono all’imperatore; si trattava di un pane benedetto, come simbolo di pace e prosperità. Il ministro dell’imperatore Crisafe gli mandò a dire che avrebbe preferito un vaso d’oro. La risposta fu che le ricchezze della chiesa erano di Dio e dei suoi fedeli. Crisafe tentò in tutti i modi di mettere il guinzaglio al vescovo, ma senza successo; almeno fino al concilio di Efeso che aveva condannato per eresia Nestorio riguardo la doppia natura, umana e divina, di Gesù. Il monaco Eutichio portò l’eresia all’estremo affermando che in Gesù vi era una sola natura. Flaviano, con l’appoggio del papa, condannò il monaco che però chiese la protezione dell’imperatore. Crisafe, che non vedeva l’ora d’intervenire contro il vescovo, durante un sinodo intervenne con le guardie e costrinse i vescovi riuniti a firmare un foglio in bianco, sul quale venne poi scritta la condanna di Flaviano. Di nuovo il vescovo si appellò a Roma e questo venne preso come un gesto di ribellione verso l’imperatore. Arrestato e picchiato, venne condannato all’esilio, ma durante il viaggio di trasferimento morì.

19  febbraio

Nato nel 603 da una famiglia povera, s. Barbato divenne sacerdote a prezzo di grandi sacrifici. Venne chiamato a Benevento dove proseguì il suo ministero di predicatore. Il duca longobardo Arechi era già stato convertito e con lui i suoi sudditi, ma le antiche usanze erano dure a morire e il popolo continuava a venerare un albero ritenuto sacro. Divenuto vescovo, Barbato predisse tempi duri per il ducato che sarebbe stato assediato dai bizantini, ma non sconfitto. La predizione si rivelò giusta e i longobardi, vedendo che il vescovo cristiano era nel giusto, distrussero l’albero sacro e divennero veri cristiani venerando e onorando il loro vescovo fino alla sua morte avvenuta nel 682.

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