Dialetto
DIALETTO
Tempi in cui si parlava solo in dialetto, e ci si capiva bene! Diverso da paese a paese era l’essenza della storia e della cultura che localmente si era formata nel corso dei secoli. Zona di diversi influssi, di dominazioni diverse, zone di confine tra Stati diversi, mai “stati uniti”, anzi quasi sempre nemici e sottomessi a regimi assai diversi. Papato, Ducati vari e Signorie imponevano culture molto differenti, così come i dominatori del momento, Francesi, Spagnoli, Austriaci, senza andare troppo indietro nel tempo, imponevano influssi nei modelli di vita e nell’espressione linguistica.
Il dialetto scompare, così come accadrà tra non molti anni per l’Italiano. Scritto bene o male, parlato col rispetto della grammatica o meno, l’italiano esprime la nostra tradizione e contiene tutta la cultura attraverso la quale si è formato e modificato nel corso dei secoli. Ancora di più, il dialetto risente degli influssi storici che hanno coinvolto direttamente i vari territori, e quindi le popolazioni nel loro vivere quotidiano.
Quando io iniziai la scuola eravamo in grande maggioranza a non parlare in italiano poi, poco per volta, fummo costretti a farlo nello studio ed infine stimolati ad adottarlo ogni volta che si doveva figurare bene. Si diffuse così la cultura che vedeva più colto, educato e raffinato chi si esprimeva sempre e bene nella lingua nazionale, mentre era volgare, rozzo ed ignorante chi parlava in dialetto.
Tanto abbiamo fatto che, nel giro di pochi decenni e ancor meno generazioni, ci ritroviamo i figli ed i nipoti che non capiscono una parola di dialetto. Non solo scompare nella quotidiana espressione, ma, essendo stato così veloce l’abbandono, non si è avuto tempo sufficiente, e forse voglia, per cercare una soluzione alternativa di convivenza e nemmeno per la conservazione scritta.
Ancora non ci siamo resi conto dell’enorme danno provocato che, sulla spinta evolutiva del progresso incontrollato e travolgente, ci stanno facendo credere che se non parli l’inglese non sei nessuno e non potrai avere un futuro felice. Abbiate pazienza, signori che conducete le “danze” di questi repentini sconvolgimenti culturali, prima di ripetere l’errore irreparabile di cancellare anche l’italiano dalla nostra vita, ponete i necessari rimedi affinché ciò non accada.
Non mi piacerebbe proprio ripetervi, tradotto in italiano, quel «C’av-vegnia un …» che vi ho inviato volentieri per la scomparsa del dialetto. Parlando in dialetto, ancora oggi, qualcuno dà del “voi” come reminescenza del periodo fascista e anch’io, sebbene non abbia vissuto quell’epoca, ho continuato a dare del “voi” ai più anziani e ad inserire volutamente parole dialettali come segno di resistenza alla totale cancellazione di una antica cultura.
Claudio Malagoli
Tratto da: Fotogrammi Ingialliti – La vita nella Bassa Modenese negli anni ’50 e ’60 – Ricordi Giovanili
Autore: Claudio Malagoli
A cura del Centro Studi Storici Nonantolani
Edizioni Artestampa
Anno 2011
Ubaldo Chiarotti
Il dialetto é la lingua del cuore!
Papa Francesco.
25 Settembre 2022