Mirandola – Oratorio di S.Maria Bianca detto poi delle Putte Mendicanti

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Chiesa delle Putte Mendicanti - Sorgeva in piazza del Duomo a Mirandola - Illustrazione di Giorgio Giacomini

Chiesa di S. Maria Bianca delle Putte Mendicanti

Anni 20 - La chiesa ormai sconsacrata delle Mendicanti - ex S.Maria Bianca .Gent. conc.Claudio Sgarbanti

2- anni '20 - la chiesa ormai sconsacrata delle Mendicanti, ex S.Maria Bianca- sgarbanti 2

In una saletta al primo piano della palazzina abitata dalle suore, all’interno del complesso ospedaliero di Mirandola, si può vedere una statua, in legno di cipresso, alta poco più di un metro, di squisita fattura artigianale.

Si tratta del simulacro della B.V. di Loreto che, assieme a pochi quadri, alcuni dei quali addirittura illeggibili, attualmente collocati nei locali adiacenti alla chiesa del Gesù, rappresenta l’unica me­moria tangibile relativa all’antico Oratorio di S. Maria Bianca.

Questo nome, questo titolo attribuito alla Vergine riconosce la sua origine nel bianco saio che i Confratelli dell’antica Compagnia religiosa indossavano in occasione delle loro funzioni, e ci riporta alla corrusca Mirandola del trecento quando, ancora lontana dal ra­dioso periodo del Rinascimento, la piccola città era spesso esposta ad aggressioni che i Pico, Signori del luogo, si affrettavano a fron­teggiare, spada in pugno, con la conseguenza dei feroci massacri che il divampare delle cruenti battaglie lascia immaginare.

Dei feriti e degli infermi si prendevano cura i componenti della Confraternita di S. Maria Bianca i quali, in locali approssimativa­mente attrezzati ad ospedale, compivano la loro pietosa missione ospitando anche i pazzi, gli orfani ed i malati bisognosi della città.

L’antico ospedale, se così può essere chiamato un luogo tanto lontano dal moderno concetto del termine, si sviluppò entro pochi decenni, grazie alle generose donazioni che, dell’originario luogo di semplice ricovero, fecero un’istituzione pubblica di primaria utilità ed, al tempo stesso, una potenza determinante nella vita sociale della città.

I locali dell’Ospedale si estendevano dall’attuale Piazza del Duomo a gran parte del lato orientale di Via Grande, ove sorgeva anche l’Oratorio della Confraternita. La chiesa, la cui più antica no­tizia risale agli ultimi anni del XIV secolo, era stata ristrutturata ver­so la metà del seicento, assumendo la curiosa forma ellittica che la distingueva.

All’interno, sui tre altari, si vedevano i quadri della B.V. della Rosa, di S. Sebastiano e della Madonna della Vita.

Dalla metà del cinquecento, nell’abside si trovava un’importan­te tavola raffigurante la Vergine col Bambino seduta in trono con S. Giuseppe e Giovanni Evangelista, ai lati.

Il dipinto, firmato da uno sconosciuto «Georgius» e datato 1535, venne tolto dalla sua sede e trasferito alla chiesa del Gesù, da dove passò, per intervento della congregazione di Carità, responsa­bile della chiesa, a far parte della raccolta di quadri del Municipio.

Nel 1764, distrutto il vecchio Oratorio, che si trovava in pessime condizioni, un altro ne fu edificato, ma con la facciata a nord, sulla Piazza del Duomo anziché, come in antico, verso occidente, frontale ai palazzi di Via Grande.

La nuova chiesa, tardo — barocca, era inserita al centro degli edifici dell’Ospedale, completamente ristrutturato,dagli ambienti in­terni alla facciata che, con le sue linee sobrie e l’armonioso portica­to, dava alla piazza un aspetto dignitoso ed elegante.

La nuova chiesa presentava una facciata snella, con un ricco portale ed il classico timpano a compimento della zona superiore.

All’interno spiccavano tre ancone barocche in gesso. Quella dell’altar maggiore ospitò, per poco, la tela della Madonna della Ro­sa, mentre alle pareti del presbiterio furono appesi due ovali rappre­sentanti «S. Mauro che risana gli infermi» ed il «transito di S. Giu­seppe».

Agli altari laterali, infine: l’antico «S. Sebastiano» ed una «S. Anna con Maria bambina».

Nel 1783, il trasferimento dell’Ospedale nei locali dell’antico Collegio dei Gesuiti segnò l’inizio del decadimento della chiesa e de­gli edifici adiacenti, da poco ristrutturati. La Confraternita di S. Maria Bianca era stata soppressa e sciolta alcuni anni prima, tuttavia l’Oratorio non venne abbandonato.

Il conservatorio delle Putte Mendicanti, antica istituzione socia­le che si occupava di ragazze orfane, sole e senza prospettive per il futuro, creato nel 1620 per volere di Alessandro 1° Pico, era stato pri­vato nel 1783 del proprio minuscolo oratorio situato nella Via Cappuccina, nonché dei locali ove le giovani trovarono asilo.

A loro fu perciò destinata una parte degli edifici dell’Ospedale con diritto dell’officiatura della chiesa.

L’Oratorio fu, all’interno, alterato in alcune parti.

La tela della B.V. della Rosa fu trasferita alla chiesa del Gesù con i due quadri degli altari laterali.

In loro luogo furono sistemate le tele che fino al 1783 ornavano le cappelle grandi della chiesa dei Gesuiti: un «S. Francesco Saverio» ed un «S.Ignazio di Lojola» opera questa di G. Francesco Cassana.

Sull’altare maggiore fu posta la statua lignea della Madonna di Loreto che, dal 1620, stava nell’ex oratorio delle Putte Mendicanti.

In questa nuova veste la chiesa superò la soglia del XX secolo ma, bisognosa di restauri, in realtà mai effettuati, in pochi anni peg­giorò al punto che fu ritenuto opportuno chiuderla al culto.

I quadri furono portati alla chiesa del Gesù ed eccetto gli ovali di S. Mauro e S. Giuseppe, esposti nel presbiterio della stessa chiesa, furono ammassati nell’atrio del Collegio, ove tuttora si trovano in un pietoso stato di abbandono.

Anche la statua della Madonna di Loreto trovò luogo nella chie­sa del Gesù, all’altare di S. Liborio, da dove fu tolta e trasferita nei locali dell’Ospedale, nel corso della seconda guerra mondiale.

La chiesa di S. Maria Bianca, chiamata anche «Delle Mendican­ti»,conobbe squallidi anni di desolazione e sempre crescente rovina, fino a che, nel 1932, fu abbattuta con i resti del vecchio ospedale, per far posto al mastodontico palazzo detto «della Milizia», che oggi ospita gli uffici di diversi enti cittadini.

Tratto da Chiese della Mirandola

Autore: Giuseppe Grana

A cura della Cassa di Risparmio di Mirandola

Anno 1980

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