Velodromo di Cavezzo luglio del 1948 – Presenti Coppi, Magni e Nino Borsari

Fausto Coppi e la grande riunione del 48
Finita la guerra, la voglia di libertà e rinascita, in un’Italia nuova, pervade tutti quegli anni. Per iniziativa del giovane sindaco Luigi Borsari, eletto dopo la Liberazione, si costituisce lo Sport Club di Cavezzo, col compito di gestire a costi e ricavi l’attività della pista. E’ evidente in questa scelta la convinzione che l’impianto sportivo di Cavezzo rappresenta un’opportunità unica per il paese, da utilizzare al meglio possibile.
Componenti del Comitato direttivo dello Sport Club, come testimonia un foglietto, compilato a mano alla riunione costitutiva erano: Adelmo Vaccari, presidente, Mauro Luppi e Adelchi Bassoli, segretari, Quirino Bassoli, Renzo Lana, Cassio Lugli, Ivo Cavallini, Nino Botti, Vico Vincenzi e Nello Malagoli, consiglieri.
I responsabili Mauro Luppi e Adelchi Bassoli, vanno a Milano in via Cerva, al Sindacato Ciclisti, allora diretto dal veterano Cino Cinedi, ad ingaggiare i migliori corridori. Nell’elenco il primo è Fausto Coppi, che aveva già vinto due Giri d’Italia, la Milano-San Remo e il Record dell’Ora ed era campione del mondo e italiano di inseguimento su pista. L’Italia uscita dalla guerra, dove la voglia di vivere e di guardare avanti si mescolava con l’ancora fresco ricordo delle distruzioni belliche, cominciava a dividersi tra Coppi e Bartali, che non fu presente perché impegnato a vincere per la seconda volta il Tour de France. La riunione si svolgerà domenica 18 luglio ’48. Vi partecipano Fausto Coppi, suo fratello Serse, Fiorenzo Magni che corre con la maglia rosa di fresco vincitore del Giro d’Italia, Maggini, Casola, Loatti, Bevilacqua, Ortelli, campione d’Italia su strada, Leoni, Cecchi, Zanassi, Monari, Martini, e il velocista Degli Innocenti, ospite fisso per anni, uno dei pochi che cadrà per ben due volte nella storia della pista.
Corre anche Nino Borsari, accolto con grandi festeggiamenti dopo dieci anni di assenza da Cavezzo. Ha 37 anni, ma corre ancora e nei tre mesi di permanenza in Italia correrà con la maglia della Bianchi, alcune corse su pista e su strada. Corre in coppia con Fausto Coppi, che passista potente lanciava la volata al velocista Nino Borsari, il quale in vista del traguardo usciva dalla scia per l ’ entusiasmante sprint finale. La folla era immensa e molti entrarono scavalcando le mura. La pista ancora in terra battuta, a lungo inattiva, era stata sistemata con cura, tolta l’erba, innaffiata e battuta. Il fondo era magnifico e scorrevole. L’organizzazione non sbagliò un colpo.
Era a disposizione dei ciclisti il Servizio meccanici “ufficiali” della pista, pronti ad intervenire per risolvere i problemi alle biciclette. Incarico che fu ricoperto per questa e altre riunioni da Ansaloni Livio, che gestiva il negozio di rivendita e riparazione biciclette del paese e da Ettore Vescovini meccanico di Motta.
Il servizio di cronometraggio, parte essenziale del ciclismo su pista dove i record si giocano sul filo dei decimi di secondo, era garantito da Adelmo Vaccari, Presidente dello Sport Club e Direttore del velodromo, che fu Sindaco di Cavezzo per conto del CLN. Cronometrista “ufficiale” delle riunioni, usava un preziosissimo e rarissimo Uliss-Nardin di sua proprietà, gioiello dell’orologeria svizzera. Ai corridori era garantita anche l’assistenza medica dal dottor Gualberto Faglioni, medico della pista, aiutato dal giovane studente in medicina Aimone Tassi.
Il servizio di massaggi, tonificanti e indispensabili per spingere più forte sui pedali, era svolto da Mario Bertoni, grande appassionato di ciclismo, sempre presente sulla pista, che aveva seguito un corso preparatorio di massaggiatore ciclistico al Rizzoli di Bologna.
A Ivo Cavallini, aiutato da altri, toccava di organizzare all’esterno il servizio di deposito delle biciclette. Per il numero spropositato di spettatori arrivati fu una gran faticata sistemare e custodire tutte quelle biciclette. Fatica resa ancor più pesante dall’impossibilità di entrare per vedere gli scatti dei campioni.
Di quella giornata rimane la bella cronaca fotografica di Egidio Pacchioni, titolare dell’omonimo Premiato Studio Fotografico di Cavezzo che fu aperto dagli anni ’20 fino al ’49.
Gli incassi di quella giornata furono buoni. Quattro giorni prima l’attentato a Togliatti aveva creato in Italia una situazione di tensione, sciopero generale e disordini. Dopo le discussioni del caso e le consultazioni in Comune, gli organizzatori decidono di confermare il programma. Alle 17 di quel pomeriggio l’annuncio, agli altoparlanti del servizio radio della pista, dell’ ennesima vittoria di tappa di Bartali al Tour, viene accolto con un’ovazione. Si vuole che le ripetute vittorie di Bartali al Tour, in quei giorni caldi, salvassero l’Italia dalla rivoluzione. Al di là di questa improbabile ricostruzione storica, il ciclismo, sport di fatica e di cuore, praticato da protagonisti generosi, figli del popolo spinti dalla voglia di riscatto e di vittoria, era lo sport più popolare, seguito con entusiasmo lungo le strade e alla radio e oggetto di interminabili discussioni e rivalità.
Fausto Coppi, atteso alla stazione, arrivò a Cavezzo sabato pomeriggio 17 luglio in bicicletta col fratello Serse, seguito dall’auto guidata dall’assistente Giannino Chiesa con la bici e le maglie di cambio. Si dice arrivassero addirittura da Novi Ligure perché in allenamento prima del mondiale. Non ha abiti borghesi. Per i festeggiamenti della sera si va a Mirandola, dove è in corso la fiera, al ballo “La Conca”, del C.C.P.D., cioè del Comitato Cittadino Pubblici Divertimenti. Coppi si veste con i pantaloni, che gli vanno un po’ corti, del figlio dei gestori del caffè-locanda Tassi, dove alloggia e dove alloggeranno i corridori di oltre 20 anni di corse, e dove si formano le grandi resse dei tifosi.
I due fratelli Coppi ripartirono per Firenze ancora in bicicletta il lunedì mattino.
Tratto da: Sogni di gloria – Avvenimenti e personaggi del volodromo di Cavezzo
Autore: Giancarlo Benatti
Edizioni “Il Fiorino”
Anno 1994