Pallone e moschetto – 1935/40
Di certo non se lo sarebbe mai immaginato di andare a morire, a poco più di vent’anni, in terra d’Africa.
Alla famiglia dissero fosse morto a Tobruch.
Di certo non se lo sarebbe mai immaginato di andare a morire, a poco più di vent’anni, in terra d’Africa.
Alla famiglia dissero fosse morto a Tobruch.
Sono cresciuto e mi sono formato in questa strada. Questo piccolo quartiere è stato tutto il mio mondo e a quel microcosmo sono legati gli anni più belli dei miei primi anni……..
L’osteria “da Zaccheri” era posta alla fine di via Milazzo, all’angolo coi viali, proprio là dove ora mi pare ci sia una pizzeria.
Cominciamo subito col dire che non ritengo di dare eccessiva importanza all’ortografia del nome, per me era ed è “da Zaccheri”, con quella “Z” mista a “S”, perché così la chiamava mio nonno.
La Giovanna, la figlia della Ninfa, io me la ricordo bene. Anche lei, con la sua famiglia, abitava in via Milazzo, nella stessa casa dei Formigoni, al piano di sopra. Di quel periodo, di lei, non ho particolari ricordi. Ricordi che invece si fanno più vivi quando già i Mantovani si erano trasferiti nella loro nuova casa alla Favorita, all’angolo con Tagliate.
Almeno ai miei occhi di bambino, Maddalena Garavini, la moglie del Nuto, era un miracolo di donna, capitato non si sa come in via Milazzo.
Per raccontare il Nuto penso che niente possa essere più indicato di una cartolina di Milano, probabilmente risalente a una cinquantina di anni fa, con una piazza del Duomo incorniciata dalla pubblicità dove, là in alto a destra, su palazzo Carminati, c’è la reclame del Brill.
Mi capita spesso, dopo il terremoto, ripensare a quello che mi lega così visceralmente a quelle macerie che ancora oggi, dopo quasi tre anni, si vedono passeggiando per Mirandola. Un esempio credo possa spiegare bene quel che voglio dire. Qualche giorno, fa mentre parlavo al telefono con un geometra in merito alla possibilità di costruire […]
Il primo a sorprendersi, e meravigliarsi, di queste mie note sarebbe proprio lui, il mio vecchio padrone di casa, al 14 di via Milazzo. Non poteva certo immaginare che quel discolo (“trentademoni” mi chiamava) che faceva ammattire, correndo per le scale e scaricando pallonate sul suo portone, si sarebbe ricordato di lui a distanza di […]