Luca "Orione" Reggiani – M27 – Dumbell Nebula
M27 – DUMBELL NEBULA
Dopo il primo articolo di presentazione ed aver parlato dell’aurora boreale del 10 maggio iniziamo il nostro viaggio nel profondo cielo, dove si nascondono nebulose galassie e resti di quelle che erano stelle luminose, alcune simili al nostro sole altre decine di volte più grandi.
Il primo oggetto che andiamo a visitare è, come da titolo, la Nebulosa Dumbell l’oggetto M27 del catalogo Messier, osservabile in estate soprattutto nel periodo tra luglio ed agosto: siamo quindi nel periodo migliore per osservarla e fotografarla!
Questa è situata nella costellazione della Volpetta, un piccolo asterismo situato sotto la più famosa costellazione del Cigno, se prendiamo come riferimento la stella Albireo (o Beta Cyg per gli amici) “becco” del cigno e andiamo verso l’orizzonte di qualche grado troveremo la sua posizione.
Purtroppo, non è visibile ad occhio nudo, si tratta di una nebulosa a 1360 anni luce da noi, ma già con un piccolo telescopio riusciamo ad intravedere un debole disco: se ci spostiamo in un’area molto buia riusciremo ad aver un maggior contrasto col fondo cielo e ad osservarla meglio. Solo attraverso una fotografia a lunga esposizione, o uno stack di foto da diverse ore riusciamo ad apprezzarne a pieno i colori e le varie strutture che compongono questa nebulosa planetaria.
Nella foto qui sopra il risultato di 4 ore di integrazione dati raccolti il 7 agosto 2023 sempre da Medolla.
Questa nebulosa planetaria è il residuo di una stella simile al nostro sole (la stella originaria aveva una massa stimata di 1,3 masse solari) giunta a fine vita: l’idrogeno che componeva la stella è stato convertito ad elio e per un breve periodo di tempo (qualche decina di milioni di anni) ha usato questo elemento per alimentare le reazioni di fusione nucleare nel nucleo.
Consumare l’elio però è un’operazione molto brusca e la stella letteralmente si gonfia, diventando meno densa e aumentando il proprio volume di parecchie volte.
Terminato l’elio a disposizione non ha la massa sufficiente per convertire il carbonio in elementi più pesanti: con un ultimo battito il nucleo collassa creando un’onda d’urto che espelle gli strati esterni creando una nebulosa come quella qui sopra.
I colori che vediamo nella foto sono indice dei vari materiali che sono stati soffiati via dalla stella morente: notiamo l’azzurro-verdino ed il rosso dell’idrogeno rimasto incombusto.
Al centro rimane il nucleo residuo della stella, una nana bianca con un diametro di circa 70mila Km ed avente una massa di 0.55 il nostro Sole.
Questo oggetto è stato avvistato per la prima volta da Charles Messier nel 1764 ed è la prima nebulosa planetaria avvistata e riconosciuta tale.
La parte ironica della sua scoperta è che si pensava che fosse una stella con in atto la formazione di un sistema solare per questo fu chiamata nebulosa planetaria: la verità era l’esatto opposto, era la fine di una stella e di un probabile sistema solare!
Nonostante tutto è affascinante osservare quello che accadrà al nostro Sole tra 4 miliardi di anni.
Per oggi è tutto, se avete domande scrivete pure qui sotto sarò fecile di rispondervi!
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Come sempre vi auguro cieli sereni!!
Orione | Astrofotografia & Scienza (@latitude44.5) • Foto e video di Instagram
Luca “Orione” Reggiani