Il mistero di Anna Camilla Borghese
Come si vive nel ducato della Mirandola alla fine del 1600?
Direi piuttosto bene. Niente guerre, una città abbellita da palazzi e chiese di pregiata fattura, il commercio fiorente, le vie completamente acciottolate e in caso di disgrazie sempre pronte dietro l’angolo, carestie, alluvioni o altre calamità, il duca Alessandro II è pronto a lenire le sofferenze dei suoi sudditi senza badare a spese.
Si potrebbe dire, con le dovute cautele, che è una situazione idilliaca. Quindi si può ragionevolmente supporre che anche la famiglia Pico sia soddisfatta della situazione; in effetti è così … ufficialmente. Certo hanno tutto, compresa addirittura l’invidia della corte imperiale per la ricchezza di questo piccolo stato, ma non si chiamerebbero “Pico” se non trovassero qualcosa per rodersi il fegato.
Dopo lo sfarzoso matrimonio, nel 1685, tra Francesco Maria, principe ereditario del ducato, e Anna Camilla Borghese, nobildonna romana, qualcosa nel rapporto tra padre e figlio si è incrinato. Non è dato sapere né quando né il motivo, ma poco dopo il festoso evento i due litigano, e di brutto, tanto che il principe prende su armi e bagagli e moglie e si trasferisce alla Concordia.
Col senno di poi, viste le vicende ed il futuro comportamento di Anna Camilla, la novella sposa potrebbe essere la, o una, causa del litigio. La giovane coppia vive praticamente nel marchesato, anche se si può ragionevolmente pensare che nelle cerimonie ufficiali siano sempre presenti; la facciata deve essere comunque salvaguardata.
Il 28 luglio del 1686 alle ore sedici, Anna Camilla dà alla luce una bimba che viene immediatamente battezzata Antonia Maria dall’arciprete della Concordia. E’ subito evidente che non sopravvivrà a lungo e dopo soli tre giorni muore.
Un anno dopo, il 29 luglio, partorisce un’altra bambina che prende il nome di Beatrice Eleonora. Anche lei è di salute malferma e i suoi quasi due anni di vita sono un calvario, tanto da far scrivere nel proprio diario al chirurgo di corte Giovan Francesco Piccinini: “… finalmente a dì 11 Marzo 1689 a hore due di notte in circa morì.” Ambedue le bambine vengono seppellite nella tomba di famiglia, in s. Francesco sotto la cappella della Madonna di Reggio. Nel frattempo Francesco è riuscito ad andare a segno, si potrebbe dire in zona Cesarini. La principessa è di nuovo incinta e pare che la gravidanza proceda bene, ma, quando il traguardo è ormai in vista, ecco che il fato colpisce duro.
Il principe ereditario ha sempre goduto di piena salute, tranne un attacco di vaiolo superato velocemente con piena guarigione.
Domenica 27 giugno 1688, a 27 anni d’età, mentre passeggia tranquillamente nel convento dei cappuccini della Concordia, viene colpito da un improvviso attacco di febbre. E’ immediatamente assistito dal dottor Bartolomeo Faberio, medico di corte che lo sottopone alle cure del caso, compreso un salasso, ma senza esiti benefici. Ben presto vengono chiamati illustri luminari della scienza medica da Firenze, Roma e Padova che visitano il malato ed assistono nelle cure il medico Faberio ed il chirurgo di corte Giuseppe Piccinini, padre di Giovan Francesco Piccinini, anche lui chirurgo di corte e cronista dei fatti della Mirandola del tempo.
Mentre tutti sono in ansia per Francesco, la natura compie il suo corso: alle ore 15 e meza, del 30 settembre 1688, nasce il primogenito della coppia principesca, “… putino ben complesionato, e bello …”. Viene battezzato col nome del padre, Francesco Maria, e consegnato alla balia Geltrude per tutto il tempo dell’allattamento. In condizioni normali, per un’occasione del genere, alla Mirandola si sarebbero svolte cerimonie e feste per giorni e giorni e senza badare a spese, ma i dissidi tra padre e figlio sono veramente seri e non se ne fa niente.
Il responso finale dei dottori che si prendono cura del principe è tragico e si riassume in una sola parola: tubercolosi. In pochi mesi la malattia ha infierito duramente riducendo il paziente a pelle e ossa e tenendolo sempre in bilico tra la vita e la morte.
La sera del 12 aprile 1689, Francesco sente la fine avvicinarsi e si decide di mandare alla Mirandola il conte Lodovico Aboretti con l’incarico d’informare Sua Altezza Serenissima il duca Alessandro II della situazione ed intercedere perché siano concesse al figlio, nato ormai da alcuni mesi, le cerimonie del battesimo che competono.
Due giorni dopo Alessandro si presenta al capezzale del figlio. L’incontro viene descritto dal cronista come particolarmente toccante: “ … il figlio dimandò perdono al padre, e il padre non potendosi contenere piansero, e si braciarono asieme … e ogni giorno poi non mancò di visitarlo …”.
Il pomeriggio stesso il duca invita a corte i gentiluomini e le gentildonne della Mirandola con gli abiti di gala per la cerimonia del battesimo. Officia il preposto della Collegiata assistito da quattro dignitari, il principino in braccio alla balia, padrini il duca e la duchessa affiancati dalla madre Anna Camilla e circondati dalle dame e gentiluomini e gli viene posto il nome di Francesco Maria Girolamo Gioseffo Diego Gaspero Gregorio. Il solito cronista descrive così il bambino: “ Putino di bellissima facia, sano e bianco, e d’ottima complessione.”.
Alle ore venti e un quarto, circa, del 19 Aprile Francesco cade in agonia e muore poco dopo le ventidue.
Pur col cuore a pezzi, il duca emana gli ordini per un funerale di stato degno di un re. Meno di un mese dopo, l’8 maggio, la vedova annuncia di voler partire per Roma “per cambiare aria”, dopo di chè, per un’ora buona, si chiude in camera con suor Maria Alessandra, già sua confidente, per parlarle in segreto.
Nonostante il duca e la duchessa in prima persona tentino di dissuaderla manifestandole il loro affetto e appellandosi al suo amore per il figlio infante, non riescono a farle cambiare idea e il 10 maggio 1689 Anna Camilla Borghese lascia la Mirandola per sempre.
Nel 1694 convola a seconde nozze con Antonio Giudice principe di Cellamare e figlio di Domenico duca di Giovinazzo e si trasferisce a Napoli. Non vedrà più il figlio Francesco Maria fino a quando, nel 1709, l’ormai ex duca della Mirandola le si presenta davanti per chiederle, invano, i soldi per acquistare all’asta il perduto ducato.
Resta un mistero: perché Anna Camilla lasciò la Mirandola dopo la morte del marito? Se fosse rimasta si sarebbe molto probabilmente trovata alla guida del ducato come reggente del figlio. Le risposte a questa domanda possono essere molteplici, ma io ho trovato solo questa: “Ognun a sa ad cà sua!”.
Vanni Chierici
Fonti: Memorie storiche della città e dell’antico ducato della Mirandola –
Tomo XVII –
Cronaca della Mirandola – Giovan Francesco Piccinini