Il Galateo in tavola per tutti i buongustai

Il Galateo in tavola per tutti i buongustai

10 Febbraio 2025 0

Educazione a tavola non significa essere commensali ricer­cati, raffinati e snob, ma vuol dire sapersi attenere a quelle norme di comportamento semplice e ormai note che fanno di un buongustaio anche una persona bene educata.

La simpaticissima Maria Regina Colombo ha preparato un singolare decalogo per il commensale perfetto: vai la pena di leggerlo e di seguirne i più preziosi suggerimenti.

Evitare un ritardo che superi il quarto d’ora quando si è attesi per un pranzo.

Non iniziare a mangiare prima che tutti siano stati serviti.

Non esordire con un «buon appetito».

Non parlare a bocca piena.

Non masticare rumorosamente e non servirsi dello stuz­zicadenti a tavola.

Non ripulire il fondo del piatto (non fare scarpetta).

Non tagliare la carne tutta a pezzetti.

Non spalmare il cibo con salse servite a parte.

I noccioli di olive e ciliegie vanno fatti cadere nel pugno socchiuso davanti alle labbra e poi depositati in disparte nel piatto.

I gomiti devono essere aderenti alla persona e non appog­giati sul tavolo.

Le gambe non vanno accavallate.

Non fumare tra una portata e l’altra: il galateo lo consen­te solo alla fine del pasto.

Non profumarsi troppo: è sgradevole essere inebriati da un olezzo che nulla ha a che fare con l’aroma dei cibi.

iIl tovagliolo non va infilato nel colletto, ma appoggiato sulle ginocchia.

Non prendete il sale con le mani o con la punta del col­tello.

Non soffiate sulla minestra per raffreddarla.

Inclinate la fondina per raccogliere il brodo sempre ver­so il centro tavola.

Le posate non vanno impugnate come armi.

Al termine della portata saranno poste (perpendicolarmen­te al commensale) a forma di V rovesciato, cioè con la punta rivolta verso il centro del tavolo.

Non adoperate il cucchiaio per avvolgere gli spaghetti e le tagliatelle.

Il coltello non si porta mai alla bocca.

Il formaggio deve essere tagliato con il coltello e posato su un boccone di pane.

I fiori alla padrona di casa vanno possibilmente inviati tra­mite il fioraio e non portati personalmente.

Tratto da: Gustose storie di gastronomia

Autore: Vico Molinari

Anno 1991

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