Il cancro morale dell’Italia

Il cancro morale dell’Italia

22 Marzo 2025 0

Di questo cancro morale parlava a lungo il 1 di maggio 1882 il senatore nob. Benedetto Musolino, già colonnello garibaldino, che dopo d’essere stato eletto deputato per parecchie legislature, venne poi introdotto nel Senato del Regno.

Premesso essere « inutile dissimulare e nascondere le nostre piaghe, anzi carità di patria di scoprirle per poter curarle conve­nientemente, il senatore Musolino passava a descrivere il cancro morale che ci divora e « minaccia di morte il nostro Corpo po­litico. » L’ onorevole senatore, dolente, asse­riva: » L’ epoca del patriottismo è passala ed è subentrata quella dell’ affarismo. Tutti abbiamo sulle labbra le sante parole di de­vozione al pubblico bene; ma nel fatto il mo­vente che determina tutte le nostre azioni è l’interesse personale. > ( Atti ufficiali del Senato, p. 2fi36.) La generazione cresciuta sotto l’influenza del Papato, che si osò chia­mare cancro d’ Italia, sta per iscomparire e le succede un’altra generazione cresciuta all’ombra del progresso e della libertà. « La nuova generazione, proseguiva il senatore Musolino, non può essere che utilitaria. Si possono fare ancora delle nobili e grandiose eccezioni anche a favore dei giovani, ma que­ste sono assai poche. Il pervertimento degli spiriti è generale. »

E qui descriveva questo generale per­vertimento degli spiriti : « Oggi, per la mag­gioranza della popolazione, la vita politica è un articolo di calcolo, di speculazione, di traffico, come ogni altro articolo di commercio. Quasi nessuno vuol restare più nella nic­chia che legittimamente gli spetta in propor­zione delle proprie attitudini e del proprio merito. Basta possedere un tantino d’istru­zione qualunque per credersi autorizzato ad aspirare e ascendere ai posti più elevati: ed un Marcel diventa — Ogni villan che par­teggiando viene. È questo il cancro morale che minaccia di morte il nostro corpo poli­tico. L’abbassamento morale è il foriero, il procursore della decadenza politica e nazio­nale. Il nuovo Regno d’Italia accenna a pre­cipitare dalla fanciullezza nella decrepitezza senza essere passato ancora per la virilità.» Le scienze, le arti, le industrie ed i ritrovati di ogni maniera, hanno fatto i più portentosi progressi, ma, soggiungeva il se­natore Musolino, la pubblica moralità, spe­cialmente politica, è ribassata enormemente, e ribassa tutto giorno sempre più. La reli­gione dominante in tutti i paesi è quella del vitello d’oro; la smania dei subiti guadagni e delle fortune colossali; e per conseguirli non si lascia mezzo intentato ; non si rifugge nep­pure dai più perfidi ed atroci delitti dai pri­vati, dai Governi, dalle stesse nazioni com­plessive. »

Il senatore Musolino proseguiva a lungo parlando su questo metro.

« Fratelli d’Italia, — L’ Italia sè de­sta!  Cosi incominciava l’inno del nostro risorgimento, ma il 1 di maggio 1882 il se­natore Musolino diceva: « La pretesa fratel­lanza dei popoli? E’ un cannibalismo tacita­mente organizzato. » Il presidente Tecchio pregava il senatore Musolino di moderare un poco le sue espressioni;» ma il Musolino proseguiva: « I delitti sono aumentali dappertutto, e sono perpetrati non dai soli uo­mini ignoranti e rozzi, ma da persone intel­ligenti e originariamente ben nate e ben al­levale. Si direbbe anzi che la corruzione e l’anarchia crescano in ragione diretta dell’istruzione; sicché è evidente che questa, (quando non è accompagnata da quelle con­dizioni che la rendono benefica, lungi dal migliorare, è il più grande flagello dell’ umanità. » (Atti uff. del Senato, pag. 263G.)

» S’inneggia da taluni, diceva il sena­tore Musolino, ai progressi meravigliosi della civiltà moderna; ma io. signori, nego tale civiltà, o, se esiste, è una civiltà falsa e bu­giarda. Noi possiamo chiamarci illuminati, sa­pienti. ma non mai civili, perchè manchiamo del primissimo elemento che deve costituire la vera civiltà, manchiamo cioè della mora­lità dei costumi e dell’onestà della vita. Dap­pertutto sorgono e si diffondono sètte politi­che, intese al sovvertimento ed alla distru­zione dell’ordine costituito: comunisti, nichilisti, internazionalisti. Nulla è più al coverto dagli attentati di codesti novatori: la pròprietà come la vita dei privati; le teste co­ronate come gli stessi capi delle Repubbliche eletti dal popolo. Insomma, o signori, la so­cietà é scossa dalle sue fondamenta, e, se i Governi non si concertano per arrestare con equi temperamenti codesta marea di corru­zione sempre montante, la società sarà tra­volta e soffocala nel più spaventevole cata­clisma. » {Atti ufficiali del Senato, pag. 2G3G).

Tratto da “La Fenice” – Strenna mirandolese

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