Il cancro morale dell’Italia

Di questo cancro morale parlava a lungo il 1 di maggio 1882 il senatore nob. Benedetto Musolino, già colonnello garibaldino, che dopo d’essere stato eletto deputato per parecchie legislature, venne poi introdotto nel Senato del Regno.
Premesso essere « inutile dissimulare e nascondere le nostre piaghe, anzi carità di patria di scoprirle per poter curarle convenientemente, il senatore Musolino passava a descrivere il cancro morale che ci divora e « minaccia di morte il nostro Corpo politico. » L’ onorevole senatore, dolente, asseriva: » L’ epoca del patriottismo è passala ed è subentrata quella dell’ affarismo. Tutti abbiamo sulle labbra le sante parole di devozione al pubblico bene; ma nel fatto il movente che determina tutte le nostre azioni è l’interesse personale. > ( Atti ufficiali del Senato, p. 2fi36.) La generazione cresciuta sotto l’influenza del Papato, che si osò chiamare cancro d’ Italia, sta per iscomparire e le succede un’altra generazione cresciuta all’ombra del progresso e della libertà. « La nuova generazione, proseguiva il senatore Musolino, non può essere che utilitaria. Si possono fare ancora delle nobili e grandiose eccezioni anche a favore dei giovani, ma queste sono assai poche. Il pervertimento degli spiriti è generale. »
E qui descriveva questo generale pervertimento degli spiriti : « Oggi, per la maggioranza della popolazione, la vita politica è un articolo di calcolo, di speculazione, di traffico, come ogni altro articolo di commercio. Quasi nessuno vuol restare più nella nicchia che legittimamente gli spetta in proporzione delle proprie attitudini e del proprio merito. Basta possedere un tantino d’istruzione qualunque per credersi autorizzato ad aspirare e ascendere ai posti più elevati: ed un Marcel diventa — Ogni villan che parteggiando viene. È questo il cancro morale che minaccia di morte il nostro corpo politico. L’abbassamento morale è il foriero, il procursore della decadenza politica e nazionale. Il nuovo Regno d’Italia accenna a precipitare dalla fanciullezza nella decrepitezza senza essere passato ancora per la virilità.» Le scienze, le arti, le industrie ed i ritrovati di ogni maniera, hanno fatto i più portentosi progressi, ma, soggiungeva il senatore Musolino, la pubblica moralità, specialmente politica, è ribassata enormemente, e ribassa tutto giorno sempre più. La religione dominante in tutti i paesi è quella del vitello d’oro; la smania dei subiti guadagni e delle fortune colossali; e per conseguirli non si lascia mezzo intentato ; non si rifugge neppure dai più perfidi ed atroci delitti dai privati, dai Governi, dalle stesse nazioni complessive. »
Il senatore Musolino proseguiva a lungo parlando su questo metro.
« Fratelli d’Italia, — L’ Italia s’ è desta! — Cosi incominciava l’inno del nostro risorgimento, ma il 1 di maggio 1882 il senatore Musolino diceva: « La pretesa fratellanza dei popoli? E’ un cannibalismo tacitamente organizzato. » Il presidente Tecchio pregava il senatore Musolino di moderare un poco le sue espressioni;» ma il Musolino proseguiva: « I delitti sono aumentali dappertutto, e sono perpetrati non dai soli uomini ignoranti e rozzi, ma da persone intelligenti e originariamente ben nate e ben allevale. Si direbbe anzi che la corruzione e l’anarchia crescano in ragione diretta dell’istruzione; sicché è evidente che questa, (quando non è accompagnata da quelle condizioni che la rendono benefica, lungi dal migliorare, è il più grande flagello dell’ umanità. » (Atti uff. del Senato, pag. 263G.)
» S’inneggia da taluni, diceva il senatore Musolino, ai progressi meravigliosi della civiltà moderna; ma io. signori, nego tale civiltà, o, se esiste, è una civiltà falsa e bugiarda. Noi possiamo chiamarci illuminati, sapienti. ma non mai civili, perchè manchiamo del primissimo elemento che deve costituire la vera civiltà, manchiamo cioè della moralità dei costumi e dell’onestà della vita. Dappertutto sorgono e si diffondono sètte politiche, intese al sovvertimento ed alla distruzione dell’ordine costituito: comunisti, nichilisti, internazionalisti. Nulla è più al coverto dagli attentati di codesti novatori: la pròprietà come la vita dei privati; le teste coronate come gli stessi capi delle Repubbliche eletti dal popolo. Insomma, o signori, la società é scossa dalle sue fondamenta, e, se i Governi non si concertano per arrestare con equi temperamenti codesta marea di corruzione sempre montante, la società sarà travolta e soffocala nel più spaventevole cataclisma. » {Atti ufficiali del Senato, pag. 2G3G).
Tratto da “La Fenice” – Strenna mirandolese