Bello a sapersi – La statale 12 del Canaletto…e tutte quelle curve tra il Cristo e San Prospero
Chimico, nato a Mirandola nel 1958, ha lavorato a lungo come responsabile vendite presso una multinazionale di materie plastiche ma è soprattutto un appassionato di storia locale di cui è da anni un attento lettore. Dopo aver arricchito la propria biblioteca di numerosi testi su Mirandola e la Bassa Modenese e raggiunta recentemente la pensione ha iniziato la collaborazione con Al Barnardon per condividere e contribuire a divulgare la splendida storia delle nostre terre, spesso sconosciuta o ignorata da molti dei suoi stessi abitanti.

Particolare della Mappa del Balugola
La statale 12 del Canaletto .… e tutte quelle curve tra il Cristo e S. Prospero.
La strada del Canaletto nasce originariamente su di una antichissima strada che percorreva l’argine di un ancor più antico canale che fu scavato per portare l’acqua del fiume Secchia da Marzaglia fino all’antico mulino di San Felice.
Nel 1227, in età comunale, quando però ancora i vescovi delle città erano potenti, signori assoluti fino a poco tempo prima ma ancora ricchi di immensi possedimenti, Guglielmo, vescovo di Modena, ottiene dal Consiglio Generale della città il consenso di prelevare acqua dal Secchia per alimentare i suoi territori a San Felice e Massa sfruttando un antico alveo abbandonato dello stesso fiume che partiva da Marzaglia, attraversando tutto il territorio modenese.
Ma i contrasti tra il vescovo e il nuovo potere comunale sono sempre più forti e frequenti, tanto da costringere alla fine Guglielmo a cedere tutte le sue pretese di diritti feudali su terre e castelli del territorio, compresa San Felice, e il progetto del canale si ferma lo stesso anno in cui ne aveva ottenuto il benestare.
Modena vive però un periodo molto turbolento, le discordie tra guelfi e ghibellini si accendono con frequenti scontri armati e un comitato di nobili guidato dal nuovo vescovo Boschetti va a chiedere l’aiuto del signore di Ferrara, Obizzo II d’Este, che entra in città nel 1289 ponendo fine al libero governo comunale.
Ma questo non fa terminare le vicissitudini. Alla morte dell’Este pochi anni dopo gli scontri tra guelfi e ghibellini dilaniano nuovamente la città ed interviene con forza l’imperatore che nomina suo vicario Francesco Pico della Mirandola, che poi si alterna più volte al potere con il Passerino Bonacolsi di Mantova con le note vicende che terminano con la cruenta morte del primo Signore di Mirandola nella Rocca di Casteldario. Cacciato poi il Passerino dagli stessi modenesi i guelfi con l’appoggio di Bologna mettono a ferro e fuoco il territorio e conquistano la città nel 1326, per poi vedere due anni dopo l’ingresso di 800 soldati imperiali in Modena per instaurarvi un governo militare. Per meriti cavallereschi al ghibellino Manfredo Pio viene confermato il feudo di Carpi, di cui si era già impadronito con la forza, e a suo cugino Guido l’imperatore dona il feudo di San Felice. Dopo breve tempo ai due stessi cugini viene anche assegnato il vicariato imperiale su Modena.
Guido Pio, forte della sua autorità su Modena, riprende e realizza l’antico progetto del canale che va ad arricchire il proprio feudo di San Felice con le acque del Secchia dopo aver attraversato tutto il territorio modenese. Ne ordina lo scavo nel 1332 e per certo sappiamo che nel 1336 sia il canale che un mulino a San Felice sono funzionanti.
La ruota idraulica del mulino è il primo motore ideato dall’uomo, la macchina più complessa di quel tempo, talmente costosa che solo i più potenti signori potevano avere la capacità economica per costruirla. Fonte di grossi guadagni per il signore stesso (i dazi) che per la comunità che la gestiva (le gabelle) e un grande motore per l’economia locale.
Nel 1335 gli Este, che non avevano mai rinunciato alla conquista di queste terre, assediano Modena e San Felice, senza però riuscire a conquistarle e dopo vari tentativi falliti di liberarle i Pio accettano un accordo. Modena passa agli Este di Ferrara che però riconoscono Carpi come feudo di Manfredo Pio e San Felice come feudo del cugino Guido. Una particolare nota nel trattato garantisce inoltre che il canale fatto scavare da Guido non venga in alcun modo ostruito.
Il canale, che negli antichi documenti è menzionato come Canalino o Canaletto, lo si vede tracciato nell’antica mappa del Balugola del 1571. Da Marzaglia passa per Cittanova, poi per le terre di Villanova di qua (San Matteo), Roncaglia di Sopra (San Prospero), Roncaglia di Sotto (Villafranca), Medolla, Camurana, San Felice, Massa, per arrivare infine nelle valli di Bondeno.

L’utilità del Canaletto è fondamentale per il territorio, oltre ad alimentare i mulini di S. Felice e Massa permette l’irrigazione delle terre che attraversa, ma gli abbondanti sedimenti di terra e sabbia trasportati dalle sue acque innalzano continuamente il letto del canale causando inondazioni disastrose nei periodi di forte pioggia. Varie sono le “grida” con cui il duca d’Este comanda alle varie comunità attraversate di contribuire alla pulizia del fondo durante i periodi di secca ma i contrasti tra i locali possidenti e la fitta vegetazione di alberi cresciuta rigogliosa sui suoi argini ne impediscono una buona esecuzione. Lo stesso Galeotto III Pico, Signore di Mirandola, visita e protesta con il duca d’Este per i danni arrecati a terre in possesso di sua madre nei pressi di Camurana.
Stanco delle forti rimostranze dei proprietari terrieri, delle barriere abusive costruite lungo il suo percorso e delle lagnanze degli stessi ferraresi a causa della confluenza di troppe acque modenesi nel bondesano, il duca decreta la chiusura del Canaletto nel 1596. Nel 1600 il mulino di San Felice non è più in attività e la comunità locale deve recarsi a Finale, Bastiglia o Concordia per macinare i propri cereali. Il Canaletto diviene un canale di scolo delle acque piovane.
La strada corriera che percorreva il suo argine e che serviva per trascinare controcorrente le imbarcazioni con cavalli e muli per il trasporto di merci, si mantiene come percorso principale da Modena verso settentrione. Da Medolla per raggiungere Mirandola si proseguiva per Cavezzo o per Bruino e Camurana, non dobbiamo dimenticare che fino al 1711 Modena e Mirandola erano due signorie distinte.
Nel 1642 su richiesta dei cittadini il duca di Modena fa costruire un nuovo percorso stradale da Modena al Cristo di Sorbara per un tracciato della “strada del Canaletto” più conveniente, la carreggiata si manteneva poi sul vecchio argine fino alla Fossa Moscardina all’ingresso dell’odierna San Prospero, qui deviava su un altro dosso in direzione di Villafranca per collegarsi sulla strada Medolla-Cavezzo.
Al Cristo vi era una stazione di posta e ristoro nel ‘600, con il nome di Osteria della Pioppa, una seconda stazione era in località Tre Torri nel territorio di Villafranca.
È infine nel periodo napoleonico tra 1805 e il 1810 che viene eseguito il tratto di strada che collega Medolla con la Cavezzo-Mirandola con una vistosa curva a San Giacomo Roncole che tutti ben conosciamo.
Il tratto di statale 12 tra il Cristo e San Prospero con le sue curve sinuose è quindi l’unico tratto rimasto che ancora ricalca fedelmente l’antichissimo percorso del Canaletto, o Canalino, scavato quasi 800 anni fa su un ancor più antico corso del fiume Secchia.
Oggi a San Felice vi è ancora via del Molino, che conduce a via Canalino nel punto in cui sorgeva quell’antico mulino voluto dal Pio, più volte ricostruito ed oggi trasformato in abitazioni, nello stesso luogo in cui ritroviamo anche la chiesa del Molino, luogo di culto edificato probabilmente nel 1423.


La storia è spesso timidamente celata sotto i nostri occhi.
BIBLIOGRAFIA
- GIANI, Memorie storiche di San felice Sul Panaro, 1890
- GULINELLI, La Ruina dei Modenesi, 2001
- GULINELLI, Un mulino ad acqua antico nella Bassa Modenese la sua strada e la sua chiesa, 1999
- TORELLI e F. GAVIOLI, L’antica strada del Canaletto, La Bassa Modenese, Quaderno n. 2, 1982

Paolo Pezzetti
Molto interessante. Questo spiega quelle belle curve sulla SS12 dal Cristo di Sorbara verso San Prospero.
13 Agosto 2025Cesare
Davvero molto interessante: ho finalmente conosciuto origini denominazione tratto modenese della SS 12. Grazie
13 Agosto 2025Ubaldo Chiarotti
La parte più antica della SS12 non aveva i “tornanti in pianura”, l’avevano costruita i romani, arrivava sino ad Ostiglia e passava dalla Falconiera di Quarantoli. Purtroppo le varie esondazioni dei nostri fiumi, hanno coperto l’antico percorso romano.
13 Agosto 2025