Le alluvioni nella Bassa Modenese dal 1872 al 1973

Le alluvioni nella Bassa Modenese dal 1872 al 1973

21 Maggio 2023 2

Le alluvioni nel Modenese, mostra a cura dell’Assessore Difesa Suolo Provin­cia di Modena (presso Castello delle Rocche di Finale Emilia), 20-27 maggio 1986.

La mostra sulle alluvioni nel Modenese, curata dall’Assessore Difesa Suolo della Provincia e allestita presso il Castello delle Rocche di Finale Emilia dal 20 al 27 maggio c.a., risultava articolata in due parti.

La prima era di carattere prevalentemente documentaristico. Infatti, avvalen­dosi di un ottimo apparato fotografico e cartografico, proveniente per lo più dal­l’Archivio del Consorzio Interprovinciale per la Bonifica di Burana (Modena), pre­sentava le diverse alluvioni che, nel corso di quest’ultimo secolo, hanno interessato la nostra provincia. Le ricordiamo brevemente, in ordine cronologico, indicando di ognuna la data e i territori comunali interessati:

  • 23 ottobre 1872: fiume Po (Concordia, Mirandola, S. Felice sul Panaro, Carpi, Finale Emilia).
  • 19 settembre 1928: fiumi Secchia e Panaro (Medolla, S. Felice, Camposanto).
  • Agosto/settembre 1934: fiume Panaro (Finale).
  • Novembre 1952: fiume Panaro (ha. 2840: Camposanto, Finale, S. Felice).
  • Aprile 1960: fiume Secchia (ha. 10000: Camposanto, Cavezzo, Carpi, Medolla, Novi, S. Felice, S. Prospero, Soliera).
  • Novembre 1966: fiume Panaro (ha. 6000: Bastiglia, Bomporto, Castelfranco Emilia, Modena, Nonantola); fiume Secchia (ha. 4000: Campogalliano, Mode­na, Soliera).
  • Settembre 1972: fiume Panaro (ha. 5500: Bastiglia, Bomporto, Modena); fiume Secchia (ha. 550: Modena, Campogalliano).
  • Settembre 1973: fiume Panaro, Ponte di Navicello (ha. 6000: Bastiglia, Bom­porto, Castelfranco, Modena, Nonantola); fiume Secchia (ha. 15: Campogal­liano).
  • 9/10 novembre 1982: fiume Panaro (ha. 1950: Finale, Camposanto).
  • La seconda parte della mostra, invece, era a carattere didascalico; prendeva ampiamente in esame le cause principali delle alluvioni, i possibili rimedi e i danni arrecati alla popolazione e al territorio. È indubbio che si ha un’alluvione quando una zona, normalmente asciutta, viene allagata dalle acque che traboccano dalle ri­ve o dagli argini di un fiume in piena. Le cause di ciò possono essere diverse, spesso concomitanti: piogge prolungate, elevato disboscamento, aumento delle aree urba­nizzate, ecc.Fin dai tempi più antichi, per difendersi dagli allagamenti, l’uomo ha cercato di contenere le acque dei fiumi con possenti arginature. Dopo le ultime alluvioni (1960, 1966, 1972, 1973) e l’allagamento di migliaia di ettari con ingentissimi danni per l’economia modenese, il Piano per la Difesa del Suolo dei Bacini del Secchia e del Panaro, promosso dalle Province di Modena e Reggio Emilia, ha individuato nelle «Casse di espansione» — cui la mostra dedicava ampio spazio — uno dei mec­canismi più idonei per risolvere l’annoso problema delle piene. Tale dispositivo consiste in un manufatto di sbarramento delle acque di piena e ha il compito di trat­tenerne temporaneamente una parte, decapitando il colmo di piena, alleggerendo e regolarizzando in tal modo il deflusso a valle nelle tratte arginate dove è più grave il pericolo di tracimazione.                                                                                       La «cassa d’espansione» sul fiume Panaro, unitamente a quella già costruita sul fiume Secchia, fu progettata intorno agli anni ’70 dall’ing. Luciano Moratti, al­lora Capo del Genio Civile di Modena, ed è stata inaugurata nel settembre 1985.Questi serbatoi sono necessari soprattutto per la salvaguardia della pianura, specie della «bassa» modenese, ma anche reggiana, mantovana e ferrarese data l’im­portante influenza esercitata dai fiumi Secchia e Panaro sul tratto inferiore del Po.A chiusura della mostra, durata forse troppo poco, si è tenuto un incontro- dibattito dal titolo: «4 anni dopo l’alluvione del fiume Panaro del novembre 1982», cui sono intervenuti i sigg. Giuseppe Chicchi, Assessore Difesa Suolo della Regione Emilia Romagna, e Libano Famigli, Assessore Difesa Suolo della Provincia di Mo­dena; l’ing. Giancarlo Cerutti, Presidente Magistrato del Po di Parma, nonché il Sindaco di Finale Emilia, sig. Mario Pio Silvestri.Come tutti ricorderanno, nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1982 il fiume Pa­naro rompeva l’argine sinistro in località Malpasso ed allagava circa 2000 ettari di terreno nei comuni di Finale Emilia e di Camposanto, provocando enormi danni e disagi alla popolazione.L’incontro-dibattito e la mostra hanno indubbiamente voluto rappresentare una sorta di risposta, a nostro giudizio, alquanto esauriente a quanti si chiedevano che cosa è stato fatto e che cosa rimane ancora da fare per diminuire il rischio delle alluvioni nella provincia modenese.Carlo F. Lucci
  • Tratto da: Quaderni della Bassa Modenese
  • Anno 1 – 1987

Le alluvioni nel Modenese, mostra a cura dell’Assessore Difesa Suolo Provin­cia di Modena (presso Castello delle Rocche di Finale Emilia), 20-27 maggio 1986.

La mostra sulle alluvioni nel Modenese, curata dall’Assessore Difesa Suolo della Provincia e allestita presso il Castello delle Rocche di Finale Emilia dal 20 al 27 maggio c.a., risultava articolata in due parti.

La prima era di carattere prevalentemente documentaristico. Infatti, avvalen­dosi di un ottimo apparato fotografico e cartografico, proveniente per lo più dal­l’Archivio del Consorzio Interprovinciale per la Bonifica di Burana (Modena), pre­sentava le diverse alluvioni che, nel corso di quest’ultimo secolo, hanno interessato la nostra provincia. Le ricordiamo brevemente, in ordine cronologico, indicando di ognuna la data e i territori comunali interessati:

  • 23 ottobre 1872: fiume Po (Concordia, Mirandola, S. Felice sul Panaro, Carpi, Finale Emilia).
  • 19 settembre 1928: fiumi Secchia e Panaro (Medolla, S. Felice, Camposanto).
  • Agosto/settembre 1934: fiume Panaro (Finale).
  • Novembre 1952: fiume Panaro (ha. 2840: Camposanto, Finale, S. Felice).
  • Aprile 1960: fiume Secchia (ha. 10000: Camposanto, Cavezzo, Carpi, Medolla, Novi, S. Felice, S. Prospero, Soliera).
  • Novembre 1966: fiume Panaro (ha. 6000: Bastiglia, Bomporto, Castelfranco Emilia, Modena, Nonantola); fiume Secchia (ha. 4000: Campogalliano, Mode­na, Soliera).
  • Settembre 1972: fiume Panaro (ha. 5500: Bastiglia, Bomporto, Modena); fiume Secchia (ha. 550: Modena, Campogalliano).
  • Settembre 1973: fiume Panaro, Ponte di Navicello (ha. 6000: Bastiglia, Bom­porto, Castelfranco, Modena, Nonantola); fiume Secchia (ha. 15: Campogal­liano).
  • 9/10 novembre 1982: fiume Panaro (ha. 1950: Finale, Camposanto).La seconda parte della mostra, invece, era a carattere didascalico; prendeva ampiamente in esame le cause principali delle alluvioni, i possibili rimedi e i danni arrecati alla popolazione e al territorio. È indubbio che si ha un’alluvione quando una zona, normalmente asciutta, viene allagata dalle acque che traboccano dalle ri­ve o dagli argini di un fiume in piena. Le cause di ciò possono essere diverse, spesso concomitanti: piogge prolungate, elevato disboscamento, aumento delle aree urba­nizzate, ecc.Fin dai tempi più antichi, per difendersi dagli allagamenti, l’uomo ha cercato di contenere le acque dei fiumi con possenti arginature. Dopo le ultime alluvioni (1960, 1966, 1972, 1973) e l’allagamento di migliaia di ettari con ingentissimi danni per l’economia modenese, il Piano per la Difesa del Suolo dei Bacini del Secchia e del Panaro, promosso dalle Province di Modena e Reggio Emilia, ha individuato nelle «Casse di espansione» — cui la mostra dedicava ampio spazio — uno dei mec­canismi più idonei per risolvere l’annoso problema delle piene. Tale dispositivo consiste in un manufatto di sbarramento delle acque di piena e ha il compito di trat­tenerne temporaneamente una parte, decapitando il colmo di piena, alleggerendo e regolarizzando in tal modo il deflusso a valle nelle tratte arginate dove è più grave il pericolo di tracimazione.                                                                                       La «cassa d’espansione» sul fiume Panaro, unitamente a quella già costruita sul fiume Secchia, fu progettata intorno agli anni ’70 dall’ing. Luciano Moratti, al­lora Capo del Genio Civile di Modena, ed è stata inaugurata nel settembre 1985.Questi serbatoi sono necessari soprattutto per la salvaguardia della pianura, specie della «bassa» modenese, ma anche reggiana, mantovana e ferrarese data l’im­portante influenza esercitata dai fiumi Secchia e Panaro sul tratto inferiore del Po.A chiusura della mostra, durata forse troppo poco, si è tenuto un incontro- dibattito dal titolo: «4 anni dopo l’alluvione del fiume Panaro del novembre 1982», cui sono intervenuti i sigg. Giuseppe Chicchi, Assessore Difesa Suolo della Regione Emilia Romagna, e Libano Famigli, Assessore Difesa Suolo della Provincia di Mo­dena; l’ing. Giancarlo Cerutti, Presidente Magistrato del Po di Parma, nonché il Sindaco di Finale Emilia, sig. Mario Pio Silvestri.Come tutti ricorderanno, nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1982 il fiume Pa­naro rompeva l’argine sinistro in località Malpasso ed allagava circa 2000 ettari di terreno nei comuni di Finale Emilia e di Camposanto, provocando enormi danni e disagi alla popolazione.L’incontro-dibattito e la mostra hanno indubbiamente voluto rappresentare una sorta di risposta, a nostro giudizio, alquanto esauriente a quanti si chiedevano che cosa è stato fatto e che cosa rimane ancora da fare per diminuire il rischio delle alluvioni nella provincia modenese.Carlo F. Lucci
  • Tratto da: Quaderni della Bassa Modenese
  • Anno 1 – 1987
2 comments on “Le alluvioni nella Bassa Modenese dal 1872 al 1973
  1. Ubaldo Chiarotti

    Ricordo da ragazzo che quando passavo il Ponte Motta vedevo le squadre di manutenzione che continuamente dragavano il fondo del Secchia; da circa 40 anni Non vedo più queste draghe, in compenso sento sempre parlare di innalzamento degli argini. Non sarebbe il caso di tornare ad abbassare il fondo del fiume?

    7 Dicembre 2020 Reply
    • Aldino Cavriani

      Saggia constatazione ma …al giorno d’oggi non esiste la ragionevolezza! Avevamo appreso l’arte del sapere,oggi c’è solo quella del parlare a sproposito. Magra consolazione;tante parole e pochi fatti.

      21 Maggio 2023 Reply
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