Riccardo Pellati – Passa Hitler da San Felice

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Stazione_di_San_Felice_sul_Panaro_addobbata_in_attesa_del_treno_di_Hitler_(1938)

Occorre fare una premessa: il 28 ottobre 1922 Benito Mussolini, fondatore e capo del Partito Nazionale Fascista, s’impadronì del potere ed il fatto ebbe i suoi riflessi a San Felice dove c’erano subito i soliti fanatici che cantavano “Se non ci conoscete-guardateci dall’alto-noi siamo i fascisti-dei battaglion d’assalto-E botte, botte, botte-e botte in quantità”. Dalle parole ai fatti! … Naturalmente i gerarchi fascisti di San Felice erano clienti abituali del “cafè di sgnor” dove mio padre faticava a condividerne le idee. Il problema grosso sorse allorquando si comandò che non si poteva concedere la licenza a chi non era iscritto al Partito Fascista. Mio padre, con astuzia e intelligenza, riuscì a svicolare, disse ai gerarchi locali che come poliomelitico non poteva marciare zoppicando: “farei ridere”, osservò astutamente. Gli fu imposto però di iscrivere tutti i familiari. Fu così che mi trovai poi Balilla ed Avanguardista!

Un episodio curioso del “cafè di sgnor” fu quando un giorno fu affisso nella vetrina del bar il manifesto che annunciava l’inaugurazione ufficiale dei “Bagni Pubblici”, realizzati dietro il teatro comunale. Nel testo si annunciava che avrebbe tagliato il nastro il “Marcia su Roma” sig…, un voluminoso cliente che nelle cerimonie ufficiali si metteva in mostra con folgorante divisa nera di orbace e fascia giallo-rossa ai fianchi come testimonianza di “Marcia su Roma” che sono certo non avesse fatto che in sogno. Mio padre osservò che era poco dignitoso che un gerarca di così “alto livello” inaugurasse i cessi… e il manifesto sparì!

Martedì 3 maggio 1938, il bar alle 14 si vuotò: tutto il paese, dico tutto (meno mio padre), era alla stazione delle ferrovie dello Stato perchè sarebbe passato niente po’ po’ di meno che Hitler. Le case di campagna vicino alla ferrovia erano state tutte tinteggiate di color rosa, le concimaie dietro le stalle erano state ricoperte di rami verdi, bandiere tricolori e tedesche con croce uncinata ovunque. Tutti in divisa alla stazione .

Un cliente dal “cafè di sgnor”, sapendomi coinvolto con gli amici come “schieramento di Avanguardisti”, mi suggerì di trasformare il grido- saluto ufficiale “Heil Hitler” (Viva Hitler) in “Halb Liter” (Mezzo litro). Fu così che al passaggio del “tremendo Hitler”, tristemente passato alla storia, il piccoletto coi baffetti si buscò a San Felice un “Evviva” in lingua tedesca- sanfelicianizzata; un’ironica battuta umoristica che fortunatamente non ci procurò guai, anche e soprattutto perchè fra gerarchi locali che avevano come lingua madre il dialetto, la lingua tedesca era “vagamente”, molto “vagamen­te”, conosciuta!…

Tratto da: Al Cafè di Sgnor

Autore: Riccardo Pellati

Anno: 1993

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