1980/85 a Mirandola – Ligabue e la storia delle terre del basso corso del Secchia

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1985 Antonio Ligabue

Ligabue e la storia delle terre del basso corso del Secchia

Nel quinquennio ’80-’85 si svolsero due eventi culturali di grande respiro: il convegno storico sulle terre del basso corso del Secchia e la mostra antologica su Antonio Ligabue.

Probabilmente l’idea di organizzare un convegno di storia locale dal medioevo all’età contemporanea fu uno dei primi contributi alla vita cittadina di uno dei più importanti e stimati intellettuali della Mirandola del secondo novecento, Bruno Andreolli. Lo si comprende non solo dal fatto che egli fece parte del comitato scientifico e tenne una delle relazioni più stimolanti, sulla “Valle Nemorosa”, ma dalla presidenza del comitato scientifico172 e dall’apertura dei lavori, affidati al suo maestro Vito Fumagalli, dell’Università di Bologna.

Il convegno si svolse il 13-14-15 maggio del 1983 a Mirandola e San Felice (la mattina del sabato 14) e fu preceduto da conferenze didattiche a Mirandola, Medolla, Concordia, Cavezzo, San Possidonio e San Prospero.

Il titolo completo dell’iniziativa, promossa dal Comune e dalla Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, era: “Mirandola e le terre del basso corso del Secchia dal medioevo all’età contemporanea”; oltre a Vito Fumagalli e Bruno Andreolli, parteciparono esperti di rilievo nazionale, come Albano Biondi, Giuliano Muzzioli, Andrea Castagnetta, Odoardo Rambaldi, Marco Cattini e Paolo Brezzi, che tenne il discorso conclusivo. Tra gli storici locali intervennero Vilmo Cappi, Umberto Casari, Paolo Tollari, Enzo Ghidoni, Mauro Calzolari e Don Francesco Gavioli, che proprio in quegli anni aveva donato il proprio archivio storico al Comune di Mirandola.

Il convegno corse (con qualche salto) lungo i secoli, dall’alto medioevo di “Flexo”173, alla “Valle Nemorosa”174, ai Pico e agli Estensi, fino all’economia e alla società fra le due guerre del novecento. Si occupò di storia politica, del territorio e dell’economia, di religiosità, magia e folclore, di letteratura, arte e musica. Sotto molti profili gli atti del convegno, editi dall’Aedes Muratoriana di Modena, sono la raccolta più completa ad oggi esistente della storia locale.

La mostra antologica di Antonio Ligabue (1899-1965) fu promossa dal Comune di Mirandola, su impulso del Sindaco Secchi, dell’assessore Giancarlo Barbieri e del direttore dei servizi culturali Vittorio Erlindo, e organizzata e curata da Augusto Agosta Tota, editore di Parma, che pubblicò il catalogo.

L’esposizione, la cui prima edizione risaliva all’anno precedente, a Cencenighe Agordino (Belluno), si tenne al Centro Culturale Polivalente in Via Francesco Montanari, dal 5 ottobre 1984 al 6 gennaio 1985, con la consulenza artistica del professor Afro Daolio, e aprì le celebrazioni del ventesimo anniversario della morte del grande artista naif reggiano.

Furono esposte opere realizzate dal 1928 al 1962: 91 dipinti, 8 sculture, 5 incisioni, 8 disegni, con il commento e le schede preparati da Marzio Dall’Acqua.

Dal catalogo della mostra vale la pena di riportare un passo di Davide Laiolo su Antonio Ligabue: “Fu qui, in Emilia, precisamente a Gualtieri, dove una sera, al disparire dell’ultima luce tra le ombre risorgenti, che ho conosciuto l’uomo fatto di poesia, di pena d’amore, di ira violenta. L’uomo solo mi guardò appena volgendomi il volto con gli occhi strabuzzati e torvi. Un volto scuro come il temporale, il naso segnato da una fresca ferita, la bocca torbida, spalancata come ricercasse parole che gli restavano represse in gola donde eruttava una tosse antica, secca come l’angoscia. Già sapevo chi era: un pazzo triste e meraviglioso, un artista apparso tra gfi alberi del bosco, uno che non dipingeva come gli altri pittori ma accendeva il pennello nel fuoco dei colori e illuminava i cieli nella notte e faceva fremere le foglie, apparire i fiori, fermare le fiere, addomesticare tigri e leoni, incantare i serpenti e lanciare in corsa sfrenata su un cavallo bianco un cavaliere senza mani e senza redini effigiato nel suo autoritratto con il cappello di Napoleone fino a spingersi nel baratro dove si scontrano la morte e la vita”.

172II comitato scientifico era così composto: Vito Fumagalli, presidente, Bruno Andreolli, Giancarlo Barbieri, Giordano Bertuzzi, Albano Biondi, Giorgio Boccolari,Vilmo Cappi, Umberto Casari, Marco Cattini, Vittorio Eriindo, Don Francesco Gavioli, Paolo Golinelli, Veber Gulinelli, Giuliano Muzzioli, Carlo Poni.

173Flexum era una comunità rurale distribuita su un vasto territorio, che intorno allottavo e nono secolo comprendeva anche l’area di Mirandola e le zone vicine. Secondo il Fumagalli però, già dal nono secolo la comunità rurale cominciò a perdere autonomia, a vantaggio del potere di monasteri e vescovi.

174Valle Nemorosa” significa valle coperta di selve. Così fu chiamata e descritta la zona del mirandolese sul finire del XIV° secolo, una terra, dice Andreolli, “intensamente caratterizzata da boschi e paludi”.

Tratto da: Storia di Mirandola – Politica e società del Secondo Dopoguerra -1946/2001

Autore. Luigi Costi

Edizioni CDL

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