Sant'Alò nella Bassa Modenese – Tra segni e formule magiche
Santo popolare. Il suo culto è stato portato nel Modenese dalla Francia, probabilmente dai soldati di quella nazione in una delle tante occupazioni del nostro territorio. S. Alò non è altro che la traduzione dialettale di S. Elois, S. Eligio, secondo una tradizione orefice, secondo un’altra fabbro ferraio e maniscalco, poi sacerdote, fondatore di abbazie, vescovo di Noyon, vissuto nel VII secolo; in Francia, come da noi, è considerato il patrono dei lavoratori dei metalli e ricordato il 1° dicembre.
A Modena si ripete una cantilena, peraltro di significato oscuro che riguarda il santo: «S. Alò che prima morì, dopo s’ammalò; che cadeva giù per la scala, che rideva tanto che si ammazzava». Nella bassa modenese il detto è stato così modificato: «S. Alò che prima morì, poi si curò». Sempre nella nostra bassa S. Alò è considerato un santo della medicina popolare e il suo nome entra in una delle formule ritenute magiche o quanto meno capaci di guarire le distorsioni; in questi casi, infatti, si pratica la legatura dell’articolazione colpita con una cordicella, seguita dalla cosiddetta segnatura ripetuta tre vole e dalla recita della seguente formula: «Nel nome di Dio, della Vergine e di S. Alò, che vada via questa storta se è possibile, storta o no, sia quel che sia, in nome di Gesù, Giuseppe e Maria».
Tratto da: Enciclopedia Modenese
Autori: Giancarlo Silingardi – Alberto Barbieri
Anno 1990