San Possidonio – Cenni storici – Impariamo a conoscerci
Lo stemma di San Possidonio, adottato il 31 dicembre 1861, è contornato da una corona di alloro e quercia. All’interno dello scudo figurano un alveare, che rappresenta la laboriosità degli abitanti, da un incudine, che ricorda i fabbri ferrai del luogo, da una vanga, che rappresenta il settore agricolo, da un torchio, che rappresenta il senso artistico degli artigiani e da una squadra, che onora l'attività dei muratori.
SAN POSSIDONIO
San Possidonio è un piccolo ma attivo centro agricolo della Bassa modenese.
La popolazione, al 31/1 2/81, era di 3.284 abitanti. Altitudine: 20 metri sul livello del mare.
CENNI STORICI
Il luogo dove oggi sorge il paese di San Possidonio fu certamente abitato fin dall’epoca romana, probabilmente dal 1° secolo dopo Cristo. Lo dimostrano alcuni significativi reperti romani venuti alla luce in varie epoche nel territorio del Comune. Una lapide marmorea si trova al museo di Modena, mentre un illustre archeologo del ‘700, Celestino Cavedoni, afferma che sotto il pavimento della cripta della chiesa parrocchiale, ad una profondità di vari metri, è sepolto un grosso frammento di mosaico romano, il che testimonia dell’esistenza di un “pagus” romano, cioè di un villaggio. Molto probabilmente si trattava soltanto di una piccola stazione sulla via Claudia Hostiliense. Probabile nome di questo insediamento era “Colicaria”, oppure “Garfaniana”.
Dopo le invasioni barbariche di questa località si perde traccia.
Risale al 962 la più antica memoria di una piccola chiesa dedicata a San Giorgio mentre la località di San Possidonio è nominata per la prima volta nel 993.
Dopo il Mille San Possidonio fa parte del feudo dei Marchesi di Toscana. Nel 1113 viene edificata da Matilde di Canossa la pieve di San Possidonio, molto simile per stile e per data a quella di Quarantoli. Verrà rovinata e semisommersa da una disastrosa alluvione del fiume Secchia, anche se, nel 1221, assume il grado di prevostura. Nei primi anni del secolo XIV San Possidonio entra a far parte del dominio dei Pico, di cui seguirà le vicende fino a tutto il 1710. È certamente il terzo centro, per ordine di importanza, nel dominio pichiano.
Nel 1723 tutto il territorio di San Possidonio viene concesso in feudo, con il rango di Marchesato, al nobile reggiano Pietro Tacoli, che farà costruire il palazzo in riva al Secchia, mentre il figliolo Achille farà ricostruire, nelle forme attuali, la chiesa parrocchiale di San Possidonio, per la quale i lavori si svolsero dal 1764 al 1794.
Prima di parlare della chiesa, più insigne monumento del paese, è opportuno ricordare che il nome della località deriva da San Possidonio, meglio San Possidio.
Nato dopo il 370 dopo Cristo in Numidia, fu discepolo preferito di Sant’Agostino, di cui scrisse la prima biografia. Nominato nel 397 vescovo di Càlama, prese parte ai vari Concilii e morì nel 439 in seguito alle persecuzioni dei Vandali. Secondo la tradizione, il suo corpo fu traslato a San Possidonio (in una chiesetta che allora si chiamava di San Giorgio) nel 962. Era il patrono di tutto lo stato dei Pico, ed ora protettore di Mirandola e San Possidonio.
La chiesa di San Possidonio, con elegante facciata rivolta a ponente, ha tre navate semplici ed austere e una imponente cupola ottagonale che poggia su massicce colonne rotonde d’ordine toscano-composito.
La parrocchiale contiene alcune opere d’arte di buon valore, fra cui un pregevole quadro del ‘600, opera di Sante Peranda, raffigurante Laura Pico con San Possidonio. Di grande suggestione la cripta, seppure rimaneggiata, che rappresenta la parte originale della chiesa romanica matildica.
Non va infine dimenticato che San Possidonio ha dato i natali a don Giuseppe Andreoli, il prete carbonaro che fu tra i primissimi martiri del nostro Risorgimento. Nato il 6 gennaio 1789 da modesta famiglia, fu condannato a morte nel 1 821 dal Duca Francesco IV di Modena. Fu giustiziato, mediante decapitazione, nel forte di Rubiera, il 17 ottobre 1822. Sulla piazza principale di San Possidonio sorge un monumento al prete martire, eretto nel 1922 e opera dello scultore modenese Gualdi.
Assai importante anche il contributo offerto dal paese alla lotta di Liberazione.
Non va dimenticato che una partigiana di San Possidonio, Gina Borellini, divenuta in seguito parlamentare, fu decorata di medaglia d’oro al valor militare per il suo sacrificio nella Resistenza.
Infine, ci sembra interessante ricordare alcune cose relative a San Possidonio.
In primo luogo la fertilità del terreno, dove hanno possibilità di eccellente sviluppo le attività agricole in generale, con particolare riguardo ai frutteti e ai vigneti. Un tempo era celebre l'”uva d’oro” di San Possidonio. Inoltre, fino alla prima guerra mondiale, il paese godeva di una certa notorietà per la produzione artigianale di posate in osso, che venivano inviate in molti negozi italiani, e perfino esportate.
Del periodo che va dal ‘700 all’800, San Possidonio conserva ancora alcune belle ville, fra cui Villa Varini, di fronte alla chiesa, Villa Bellini e Villa Bernini, in cui nacque Don Giuseppe Andreoli. Di rilievo anche alcune aziende per la trasformazione dei prodotti agricoli.
Giuseppe Morselli
Tratto da: Guida storica e turistica della Bassa Modenese
A cura di Giuseppe Morselli
Anno 1982
Anna Bulgarelli
Sono davvero interessanti questi brevi cenni storici sui Comuni della Bassa Modenese. Ho abitato a Modena fino agli anni 2000 e non immaginavo tanta ricchezza storica e culturale in queste zone. Grazie all’autore.
9 Giugno 2020