I Santi de Al Barnardon dal 28 Agosto al 3 settembre

I Santi de Al Barnardon dal 28 Agosto al 3 settembre

27 Agosto 2017 0

28  agosto

San Uranio Satiro, nato a Treviri nel 334, fratello maggiore di sant’Ambrogio, venne a Milano nel 375 per aiutare il fratello Vescovo. Morì nel 378 ed è sepolto nella Basilica Ambrosiana.

29  agosto

Giovanni sigilla la sua missione di precursore con il martirio. Erode Antipa, imprigionatolo nella fortezza di Macheronte ad Oriente del Mar Morto, lo fece decapitare. Egli è l’amico che esulta di gioia alla voce dello sposo e si eclissa di fronte al Cristo, sole di giustizia: ‘Ora la mia gioia è compiuta; egli deve crescere, io invece diminuire’. Alla sua scuola si sono formati alcuni dei primi discepoli del Signore.

30  agosto

Le più sicure notizie sui santi Felice e Adautto provengono da un carme di S. Damaso che ci dice solo che Felice ed Adautto erano fratelli e subirono il martirio. Probabilmente ciò accade sotto Diocleziano ed essi furono sepolti in una cripta del cimitero di Commodilla, presso San Pietro fuori le mura. Tale cripta, trasformata in basilica, è stata restaurata e possiede uno dei più antichi affreschi paleocristiani nel quale i due martiri sono insieme ai Ss. Pietro, Paolo e Stefano. Secondo una leggenda Passio del VII secolo, invece mentre il presbitero Felice veniva condotto al supplizio, uno sconosciuto si presentò dichiarando di volerne condividere la sorte. I due vennero decapitati e poiché il nome dello sconosciuto rimase ignoto fu chiamato “adauctus” (aggiunto), dai cui Adautto.

31  agosto

Il 31 agosto viene commemorato Sant’Aristide Marciano Apologista. Aristide fu un filosofo greco molto apprezzato ed è considerato uno dei Padri della Chiesa. La sua vita viene collocata nel II secolo. Comunque non abbiamo di lui molte notizie biografiche ma sappiamo che nacque ad Atene. Le principali fonti sul suo conto sono pervenute fino a noi grazie agli scritti di Sant’Eusebio da Cesarea e a quelli di San Girolamo. Ammirato per la sua innata eloquenza, si convertì al Cristianesimo dopo aver letto le Sacre Scritture. Le ingiuste persecuzioni contro i Cristiani lo spinsero a scrivere la sua opera più famosa e anche l’unica che conosciamo: l’Apologia. Quest’opera, dove spiccano tutte la sue conoscenze filosofiche e teologiche, fu indirizzata all’imperatore Adriano in difesa dei cristiani. Probabilmente, l’imperatore ebbe modo di leggere l’Apologia di Sant’Aristide nel periodo in cui partecipò ai misteri eleusini (riti religiosi pagani che si tenevano nell’antica Grecia). L’intento di Aristide fu quello di placare un ulteriore accanimento verso il Cristianesimo e almeno in parte raggiunse il suo scopo. Dopo la lettura dell’Apologia, l’imperatore Adriano indirizzò una lettera a Minucio Fundano, proconsole dell’Asia, in cui ammonì l’oppressione verso i cristiani senza un processo formale con accuse ben fondate. L’Apologia è il più antico testo cristiano apologeta che conosciamo.

1  settembre

Conone Navacita nacque a Naso (Messina), nel 1139, figlio del conte normanno Anselmo, governatore della città. Ancora ragazzo abbandonò la casa, le ricchezze e si ritirò nel locale convento di San Basilio. Trasferito al Convento di Fragalà, nel comune di Frazzanò, ebbe come maestri spirituali san Silvestro da Troina e san Lorenzo da Frazzanò, che lo prepararono al sacerdozio. Conone, dopo l’ordinazione, continuò a manifestare segni di vocazione all’eremitaggio e, col permesso dei superiori, si ritirò in una grotta, che prese il nome di Rocca d’Almo. Ben presto la sua fama di santità superò i confini di Naso. Richiamato al monastero dai suoi superiori, fu eletto abate. In seguito, al ritorno a Naso da un pellegrinaggio in Terra Santa, elargì ai poveri la ricca eredità del padre e si ritirò nella grotta di San Michele. La città era afflitta da un morbo contagioso: i nasitani si rivolsero allora all’abate che li liberò dalla malattia: del miracolo vi è ricordo nello stesso stemma della città. Morì a 97 anni: era il 28 marzo 1236, Venerdì Santo. Canonizzato nel 1630, san Cono è patrono di Naso, i cui abitanti ancora oggi davanti alle reliquie pronunciano l’invocazione «Na vuci viva razzi i san Conu».

2  settembre

Di S. Broccardo si sa solo che ricevette nel 1209 dal beato Alberto Avogadro, vescovo di Gerusalemme, una regola per gli eremiti del monte Carmelo e venne eletto priore del nuovo ordine dei carmelitani.

3  settembre

Santa Febe era della chiesa di Cencrea, piccola città portuale ad est di Corinto, sull’omonimo istmo. Vi ricopriva la carica di ministra, termine usato per la prima volta nei confronti di una donna nella Chiesa nascente e vi si può ben ravvisare l’ufficio delle diaconesse che si affermò nella Chiesa nei secoli successivi. Di tali donne sembra tratti Paolo dove sono messe in rilievo le qualità familiari e morali necessarie alle vedove per essere elette: la vedova “deve avere non meno di sessanta anni; sia stata sposa di un solo marito, goda di buona riputazione per le sue opere buone, cioè per aver bene allevati i figliuoli, per avere praticata l’ospitalità, lavati i piedi ai santi, soccorsi i tribolati e per essersi dedicata a ogni opera buona”. Febe era vedova in età avanzata e godeva di ottima reputazione per le sue opere buone: in particolar modo l’ospitalità e l’assistenza ai malati. San Paolo allude proprio all’ospitalità quando la loda per aver assistito molti, incluso lui stesso, cosa molto probabile anche per la posizione geografica di Cencrea, dove convergeva un notevole traffico con le isole Egee e con l’Asia Minore. Ciò doveva offrire a Febe molte occasioni di assistere cristiani provenienti da quelle terre.                            « 1. Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diaconessa della chiesa di Cencrea, 2. perché la riceviate nel Signore, in modo degno dei santi, e le prestiate assistenza in qualunque cosa ella possa aver bisogno di voi; poiché ella pure ha prestato assistenza a molti e anche a me. » (Romani 16:1-2) Oggi non sappiamo il motivo del suo viaggio a Roma, ma vi è una certa tradizione e alcuni studiosi, la vorrebbe latrice della Lettera ai Romani.

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