Antichi palazzi – Casino Viani Tagliavacca – Vallalta, Concordia sulla Secchia
Veduta aerea
Casino Viani Tagliavacca
sec. XVIII
Concordia sulla Secchia, Vallalta.
La costruzione del Casino di Vallalta ebbe inizio nella seconda metà del Settecento per volontà della famiglia Viani, di origini mantovane ma da tempo stabilitasi nel territorio di Concordia, dove aveva pure promosso, tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, la costruzione della Collegiata (Bellini, 1968)
La raggiunta posizione sociale, unitamente ad alcuni privilegi concessi dai Pico fin dal Cinquecento e puntualmente rinnovati indusse nel 1771 Pietro Viani a chidere per sè e per i tre figli l’accesso al ceto nobile della Mirandola; titolo immediatamente accordatogli dal Duca di Modena.
Questo spiega la cura e l’interesse che i Viani posero nella costruzione della grande villa di Vallalta di lì a poco avviata. Una lapide posta nella controloggia al piano terra ricorda infatti che il complesso venne iniziato nel 1778 da Pietro, Giuseppe e Giovanni, arciprete di Concordia. L’opera fu definitivamente conclusa nel 1785 dallo stesso Giovanni e dal nipote Luigi. Nel 1786 l’arciprete consacrò poi l’oratorio dedicato a San Francesco di Paola posto sulla via d’accesso. Per via ereditaria, la proprietà passò ai conti Tagliavacca che già in una mappa catastale del 1893 risultano intestatari del fondo, cui subentrarono, agli inizi del secolo, i Rizzatti, ai quali si devono i restauri delle decorazioni pittoriche e degli stucchi (intorno al 1922). Seguirono i Battaglia ed infine gli attuali proprietari.
Il Casino, così come si presentava all’epoca della costruzione e perlomeno fino al 1840 (pianta degli ingegneri G.M. Toschi e B. Gandini) era in realtà un complesso di edifici organizzati attorno ad una corte aperta ed articolata in abitazioni padronali e rustiche, servizi ed annessi oggi in buona parte demoliti.
L’abitazione padronale, al contrario, si presenta integra nella sua unitarietà architettonica anche se in stato di grave degrado. La villa dalla pianta rettangolare organizzata simmetricamente con due affacci principali (a nord e a sud), è caratterizzata dal grande corpo centrale — corrispondente al salone a doppio volume del piano nobile — e dai due torricini a pianta quadrangolare posti sul prospetto a sud.
Il piano terra è organizzato con loggia e controloggia centrali e passanti, divise da una serliana: vi si affacciano cinque ambienti, tra cui la cappella collocata di fronte allo scalone. Quest’ultimo, a due rampe con pedate e balaustrini in marmo gialletto di Verona, è caratterizzato da una decorazione in stucco e da un fastoso apparato pittorico.
Anche il vasto salone del piano nobile dove termina la scala ripete lo schema dell’ambiente sottostante e cioè la suddivisione in due parti distinta da un’apertura a serliana oggi tamponata.
Giovanni Benatti – Vincenzo Vandelli
Particolare della decorazione dello scalone
Scalone - ( Foto P.Parmiggiani )
Gli anni di costruzione della villa (1778 – 1786) ben si addicono anche agli stucchi e alla decorazione pittorica della volta dello scalone, ripresa tuttavia nel corso di un restauro databile intorno al 1922, che ne ha in parte offuscato l’aerea leggerezza.
In anni ormai improntati al nuovo gusto neoclassico, i committenti preferirono affidarsi ai repertori ormai consolidati del «barocchetto», da tempo profuso anche nel modenese in ville e palazzi.
Qui, dipartendosi dalla fascia marcapiano leggermente aggettante, un’ornatissima balaustra traforata sfonda su un cielo arioso popolato di putti e ghirlande, in una composizione che affida il suo decoro soprattutto alla piacevole consonanza tra le chiare gamme cromatiche delle pitture e le campiture a pastello delle pareti rilevate dagli stucchi rococò.
Maria Pace Marzocchi
Tratto da: Architetture a Mirandola e nella Bassa Modenese
A cura della Cassa di Risparmio di Mirandola
Anno: 1989