Livio Bonfatti – Recensione dell’articolo di MAURO CALZOLARI: : Il Palazzo della Ragione a Mirandola. Tradizione e realtà storica di un edificio urbano tardomedievale.

Livio Bonfatti – Recensione dell’articolo di MAURO CALZOLARI: : Il Palazzo della Ragione a Mirandola. Tradizione e realtà storica di un edificio urbano tardomedievale.

2 Settembre 2025 0
Livio Bonfatti

Livio Bonfatti, mirandolese di nascita (1947), ha conseguito il diploma di geometra nel 1968. Ha svolto l’attività lavorativa presso l’Ufficio Tecnico del Comune di Mirandola. Dal 1985 al 1988 ha collaborato alle iniziative editoriali della casa editrice “Al Barnardon” mediante articoli e con impegni redazionali. Dal 1988 è socio della Associazione culturale Gruppo Studi Bassa Modenese e partecipa attivamente alla elaborazione di progetti editoriali. Contemporaneamente pubblica numerosi articoli sulla Rivista semestrale dell’ Associazione. Gli argomenti trattati spaziano dalla idrografia antica, alla geomorfologia storica, ovvero mettendo a fuoco quella che definiamo la “storia del paesaggio”, accompagnata da una puntuale ricerca archivistica. Il territorio preso in esame è quella parte di Pianura Padana  che si distende dalla via Emilia sino al Po.

Principali pubblicazioni.

  1. Bonfatti, Mirandola sulla Secchia, in La Sgambada , 5ª edizione, Mirandola 1985.
  2. Calzolari- L. Bonfatti, Il Castello di Mirandola dagli inizi del Settecento alla fine dell’Ottocento: “descrizioni”, documentazione cartografica e trasformazioni planimetriche, in Il Castello dei Pico. Contributi allo studio delle trasformazioni del Castello di Mirandola dal XIV al XIX secolo, Mirandola 2005.
  3. Bonfatti, Manfredo del Fante. La Bassa Modenese sul finire del XII secolo, vista attraverso le vicende di un cavaliere medievale, «QBMo», 70 (2017).

Recensione dell’articolo di Mauro Calzolari: Il Palazzo della Ragione a Mirandola. Tradizione e realtà storica di un edificio urbano tardomedievale[1]

 Tra gru, ponteggi e sbarramenti vari, installati in piazza Costituente, per l’esecuzione di lavori di consolidamento e restauro degli edifici danneggiati dal sisma del 2012, cominciano ad emergere alcuni fabbricati di pregio, che hanno reso bella la nostra cittadina. Certamente un posto di prestigio è tenuto dal palazzo denominato Palazzo della Ragione, collocato nella piazza, all’imbocco della via Volturno. Il restauro lo ha ricondotto alle linee sobrie che già si manifestavano prima dei lavori, mettendo ancor più in evidenza alcuni particolari architettonici della tessitura muraria (archi). In concomitanza della ultimazione dei lavori, Mauro Calzolari ha ritenuto pubblicare, nei Quaderni della Bassa Modenese, un articolo che: [riporto testualmente la premessa dell’Autore]

“Il presente contributo si propone di esaminare con metodo critico la documentazione relativa al cosiddetto Palazzo della Ragione di Mirandola e di verificare l’attendibilità di una tale attribuzione, di fondamentale interesse per la storia della città e delle sue istituzioni. Si tratta – come ben noto – di un edificio di origine tardomedievale, posto sulla Piazza oggi Costituente nell’angolo tra via Curtatone e via Volturno, comunemente ritenuto la prima sede del Comune, dove il podestà amministrava la giustizia anteriormente al 1468, epoca in cui, in una fase di incisivo sviluppo e rinnovamento urbanistico, per iniziativa di Giovan Francesco I Pico e della moglie Giulia Boiardo Pico, fu realizzato un nuovo palazzo civico con loggia, giunto fino ai nostri giorni, seppure con diversi rifacimenti e modifiche.”

L’articolo poi riporta le segnalazioni eseguite dal mirandolese Felice Ceretti, a partire dal 1878, affinché l’edificio in parola venisse adeguatamente tutelato dall’ Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti dell’Emilia, con sede in Bologna. La proposta di vincolo è supportata dalle caratteristiche architettoniche dell’edificio, che rendono lo stesso “una antichissima casa in questa città”. Tuttavia Ceretti, osserva in una nota “Si crede, e non senza fondamento, che fosse <l’>antico Palazzo della Ragione”. In effetti, il «Palazzo del Comune detto della Ragione» viene vincolato con Decreto Ministeriale del 18 aprile 1912, ed è compreso nell’Elenco degli Edifici monumentali della provincia di Modena.

Nel corso del 1912 i sigg. Artioli, proprietari dell’edificio, presentarono domanda alla Soprintendenza ai Monumenti per eseguire lavori di restauro, sulla base di un progetto redatto dall’architetto Mario Guerzoni di Modena. Del progetto inoltrato, non furono concessi i lavori che: “introducevano archi e decorazioni in stile gotico alla facciata sulla piazza e alle finestre del primo piano, ma viene conservato l’aspetto dell’edificio come si presentava agli inizi del Novecento evitando di creare un’architettura suggestiva, ma non documentata nelle forme proposte dal Guerzoni”. Nel 1938, il Podestà di Mirandola diede corso a lavori di manutenzione che portarono l’edificio nelle condizioni che noi vedevamo prima dei danni provocati dal terremoto.

Nel secondo capitolo “L’attribuzione storica del palazzo”, Calzolari effettua una scrupolosa ricerca archivistica, di cui è Maestro, partendo dalla affermazione del Ceretti, circa la tradizione di una Casa o Palazzo della Ragione:

Anticamente, è voce, si rendesse ragione nell’antichissima casa che forma l’angolo nord-ovest della contrada che dalla piazza conduce a S. Francesco”.

Evidentemente anche Ceretti non aveva trovato documenti che suffragassero tale “tradizione”. La nobiltà della costruzione poteva venire documentata dai bancali, in marmo, collocati alle finestre del primo piano, che presentano tuttora un emblema araldico, attribuito alla famiglia Susia (originariamente dei Berardi di Susia[2]), già stabilitasi in città nella prima metà del Quattrocento. La presenza dei Susia a Mirandola trova numerosi riscontri negli atti notarili redatti dal notaio Giovanni de Susia, già dal 1431. Così come i de Susia risultano proprietari di fabbricati e botteghe nel borgo di S. Francesco, documentato da atti conservati nell’Archivio Notarile di Mirandola. L’Autore conclude che dall’esito delle ricerche archivistiche “siamo indotti a ritenere, con buon grado di probabilità, che quello fosse il palazzo dei Susia tra Quattro e Cinquecento”. Tuttavia, che nel precedente secolo XIV l’edificio in oggetto avesse avuto altra destinazione, non la si può escludere, lasciando ad altri ricercatori “approfondire la questione”.

Foto: Copertina del Q B Mo, 86, 2024 edito dal Gruppo Studi Bassa Modenese.

  1. L’articolo è stato pubblicato nei Quaderni della Bassa Modenese, 86, 2024, pp.19 – 42.
  2. Devo dire che la denominazione “de Susia” mi ha incuriosito, in quanto in tal modo viene indicato un luogo di provenienza della famiglia Berardi. Da una breve ricerca in Internet ho rintracciato una località Sussia, posta in comune di San Pellegrino Terme, nella bergamasca val Brembana. Ovviamente niente di certo! Pur tuttavia indica una provenienza abbastanza simile alla famiglia dei notai Sàssoli, anch’essi bergamaschi e proprietari del fabbricato che i mirandolesi chiamano Palazzo Bergomi.

La cartolina è di proprietà del compianto amico Roberto Neri

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