Livio Bonfatti – La bocciatura di terza media
Livio Bonfatti, mirandolese di nascita (1947), ha conseguito il diploma di geometra nel 1968. Ha svolto l’attività lavorativa presso l’Ufficio Tecnico del Comune di Mirandola. Dal 1985 al 1988 ha collaborato alle iniziative editoriali della casa editrice “Al Barnardon” mediante articoli e con impegni redazionali. Dal 1988 è socio della Associazione culturale Gruppo Studi Bassa Modenese e partecipa attivamente alla elaborazione di progetti editoriali. Contemporaneamente pubblica numerosi articoli sulla Rivista semestrale dell’ Associazione. Gli argomenti trattati spaziano dalla idrografia antica, alla geomorfologia storica, ovvero mettendo a fuoco quella che definiamo la “storia del paesaggio”, accompagnata da una puntuale ricerca archivistica. Il territorio preso in esame è quella parte di Pianura Padana che si distende dalla via Emilia sino al Po.
La bocciatura di terza media.
Si! Devo proprio ammettere che la mia bocciatura in terza media mi aveva, negli anni successivi, “brusâ dimóndi”. Non volevo darmene una ragione. Era tutta colpa mia od anche un poco dell’insegnante che mi aveva “preso di mira”? Incolpavo, per questa “batosta”, il fatto di aver frequentato una scuola elementare di campagna, che non aveva elevato il mio apprendimento, sino al livello richiesto in una “durissima” scuola media. Ma questo non poteva essere risolutivo, in quanto ero stato promosso negli anni precedenti senza eccessive difficoltà. È altresì vero che in terza avevo smesso di andare a “ripetizione” dalla maestra Robertina Biancardi, che mi aveva pazientemente accompagnato nei primi anni della scuola media. E pensare poi, che col mio vecchio insegnante delle medie avevo buoni rapporti, tanto da scambiare con lui qualche colloquio, mentre insieme andavamo, in corriera, verso Cavezzo.
Questo cruccio continuò anche quando ho iniziato la scuola per geometri. Ricevevo buoni voti in tutte le materie e dopo pochi anni mi fu assegnato un premio per “ aver conseguito il voto migliore – di tutto l’istituto “G. Guarini” – nella Lingua Italiana”.
Come poteva essere cambiato il mio rendimento scolastico in così pochi anni? E non mi si dica che allora il “Guarini” fosse una “scuoletta”! Nell’anno scolastico 1966-67 la scuola per geometri “G: Guarini” aveva 722 studenti!
E così via, il mio risentimento, con gli anni, si assopì, pur recriminando di non aver potuto frequentare il liceo ginnasio. La vita mi ha poi dato la possibilità di coltivare delle “passionacce”, che mi hanno ripagato di quella “primitiva”delusione.
Successivamente, con la maturità degli anni, non ne ho più parlato, prevalevano altri interessi quali, il lavoro o farsi una famiglia.
L’argomento rispuntò con la vita scolastica dei miei figli. Ed infatti tornò di moda parlare di: compiti in classe, le interrogazioni, il colloquio con gli insegnanti, in occasione del ricevimento genitori e altro. Mia moglie Donata era molto impegnata col suo lavoro e quindi risultava essere un compito mio espletare tutte le mansioni spettanti ai genitori, per mantenere i rapporti con la scuola dei figli. Devo ammettere che sono stati anni di soddisfazione, ma anche di qualche delusione. Certamente fra quest’ultime devo annoverare gli indirizzi scolastici, consigliati dagli insegnanti delle scuole medie che, qualche volta, non sono coincisi con i desideri di noi genitori.
È un momento complicato della vita dello studente, nel quale si devono conciliare le aspirazioni, legittime, dello studente, con la realtà dell’andamento scolastico e con le aspettative dei familiari. Diventava, quest’ultimo, un argomento dibattuto con i nostri amici più cari. Poiché alcuni di loro erano anche insegnanti, di scuole varie, confidavamo di poter avere suggerimenti ed indicazioni utili per evitare errori, che sarebbero costati, nel tempo, responsabilità sull’andamento scolastico dei ragazzi. Ammetto che la discussione, pacata e sensata, nelle fasi iniziali, diventava via via più accesa, in quanto nessuno di noi voleva ammettere che la scelta della scuola da far intraprendere a ciascuno dei figli, poteva essere tortuosa e presentare sorprese inaspettate.
Ci scontravamo, insegnanti e genitori, su quale giudizio far prevalere, in queste difficili decisioni. Ma anche nello stesso ambito familiare, a volte, si creavano divisioni e incomprensioni, come nel caso di me e di Donata per la scelta del tipo di scuola adatto per mio figlio. Di frequente queste discussioni, fra amici, si concludevano con “solenni arrabbiature”, e anche con qualche “battutaccia” inopportuna, come nel mio caso, rivolta all’amico fraterno Francesco Calciolari (1948-2009), che lo apostrofavo, lui laureato in Filosofia ed insegnante nei licei:« Vè’ Francesco, taŝ! Tì che t’ha ciappà na laurea in Lettere e… cartoline!».
DIDASCALIE
Fot. 1 – L’edificio che, verso la fine degli anni ’50 del secolo scorso, ospitava la scuola media statale “Francesco Montanari”di Mirandola.
Fot. 2 – Diploma del premio Alida Fussi Scardino, conferito allo studente che aveva conseguito il miglior risultato nello studio delle Lettere Italiane.