La “segnatura” nella tradizione popolare – Come curare la distorsione
La segnatura consiste nell’uso di tracciare il segno della Santa Croce sopra determinate parti del corpo. L’uso proviene dal Medioevo (potere taumaturgico del segno della Croce) ed è molto vicino all’esorcismo nel quale, come si sa, Santi Vescovi ed Abati colla sola forza della preghiera e del segno della Croce avevano la possibilità di liberare gli ossessi e i malati da certe malattie che, in linea generale, si riteneva fossero date dal diavolo.
La più comune segnatura, usata anche in tempi moderni, è quella delle distorsioni.
Si annoda una cordicella intorno alla articolazione colpita che si « segna » per tre volte (il 3, come si sa, è il numero magico per eccellenza, ma à anche significato religioso perchè si riferisce ugualmente alla Trinità) e si recita, con forza, come se si desse un comando, una formula segreta che l’operatore à « ricevuto » da un iniziatore dal quale à avuto anche la facoltà e il potere di operare sul malato. Chi possiede la formula si impegna a non trasmetterla mai se non a persona che intenda a sua volta diventare guaritore; questa « consegna » si può fare una volta sola nella vita. Tuttavia, prima di morire bisogna liberarsi dal segreto altrimenti si avrà una morte molto dolorosa o una punizione dopo di essa; perciò chi non lo avesse ancora fatto può dire, in punto di morte, la formula anche ad un animale, ad un oggetto che sia nella stanza, per es.al gatto e perfino ad una seggiola. Questa necessità liberatoria è tipica dei sortilegi cioè della stregoneria (« striament »).
La formula è la seguente:
« In nom d’Idio, d’Maria e d’S. Alò
ca vaga chi sta tortia se si pò;
Storta, brisastorta, sìa che si sia
in nom d’ Gesù, d’ Giuseppe e di Maria ».
Nel nome di Dio, della Vergine e di S. Alò
che vada via questa storta se è possibile
storta o no, sia quel che sia
in nome di Gesù, Giuseppe e Maria.
Se la guarigione non avviene in un breve giro di tempo, passati tre giorni, si slega la cordicella; contemporaneamente si « slega » la malattia che abbandona la articolazione.
Come ò detto la formula è inedita; ne ò potuto avere il testo « sub condictione » da una guaritrice, mia cliente, che spero non venga mai a conoscenza del « tradimento ».
S. Alò è uno dei non pochi Santi della Medicina Popolare che non si trovano nel « lunario » (forse però è da identificarsi nell’orefice S. Elois importato dalle truppe francesi che tanto hanno stanziato nella regione e in Emilia) ma è talvolta ancora invocato, spece dalle donne, spesso semplicemente in segno di stupore o per chiedere un aiuto generico in occasioni di qualsiasi genere: « S. Alò aiutàm ». Tuttavia non mancava anche chi metteva in dubbio le sue proprietà taumaturgiche come si ricava dal seguente detto oramai quasi sconosciuto ma estremamente indicativo:
« S. Alò – che prima al muri e pò al s’ curò » (che prima morì e poi cominciò a curarsi) (talvolta anche: « che prima al muri e pò al s’malò », cioè e dopo si ammalò).
Tratto da: Medicina popolare ed “esorcismi” nel Mirandolese
Autore: Vilmo Cappi
Anno 1973