La Panada
La panada era il modo più intelligente ed economico per riciclare il pane vecchio, cioè il pane raffermo che la razdóra non buttava mai via, pensando che gettare il pane vecchio era un’offesa ai poveri e a Nostro Signore. Dunque, per fare una buona panada erano (e sono) necessarie non molte cose. Una minestra tipica (quanto povera) della Bassa modenese chiamata anche pancotto, fatta con un po’ di sale e un pezzetto di aglio e infine servita caldo bollente nel piatto con un filo d’olio extravergine d’oliva e una spruzzatina di Parmigiano-Reggiano grattugiato.
Migliaia di persone (fra cui molte ancora viventi) sono andate a letto con un bel piatto di panada nello stomaco, insomma, la buona panada ci portava a letto senza i morsi della fame, ed era anche il modo più intelligente e più economico per riciclare il pane secco.
Ingredienti:
500 gr. di pane raffermo 30 gr. di burro
2 cucchiai d’olio extravergine d’oliva 100 gr. Parmigiano-Reggiano grattugiato 1,5 I. brodo di carne sale e pepe q.b.
In una pentola contenente un po’ di brodo va posto il pane vecchio tagliato a mano, ma senza troppo frammentarlo; dopo venti minuti di bollitura, bisogna aggiungere l’olio extravergine d’oliva, il burro, salare e pepare secondo il proprio gusto. È opportuno mescolare il tutto con una certa frequenza e far cuocere lentamente: dopo mezz’ora circa si può spegnere il fuoco, aggiungere il Parmigiano-Reggiano grattugiato e qualche scaglietta di burro, mescolare bene per mantecare gli ingredienti, chiudere il coperchio, lasciare riposare per qualche minuto e, infine, la nostra panada sarà pronta da portare in tavola. Per i commensali che amano i condimenti forti, lasciate a disposizione sulla tavola ulteriore formaggio Parmigiano-Reggiano grattugiato. È certamente un piatto da poveri, si diceva una volta da boletari, ma tuttavia si consuma ancora con grande soddisfazione e con notevole gradimento grazie alla sua appetitosità”
Tratto da ” La cucina mirandolese” di Giuseppe Morselli – Edizioni CDL
moreno
Da bambino la mangiavo spesso, specialmente la sera, era un piatto dettato più dalla povertà che dalla bontà.
27 Dicembre 2015marina c.
“RUBO” LA RICETTA. 🙂
29 Dicembre 2015Oriana G.
Questo piatto mi rimanda ai ricordi della mia infanzia, mia madre arricchiva la ricetta con aggiunta di un po’ di concentrato di pomodoro. Purtroppo questo piatto all’epoca a me non piaceva ma l’ho rivalutato sopratutto perché ci rimanda alla ns. storia dove l’economia e il minimalismo erano all’ordine del giorno….
4 Febbraio 2016costanza
Anche la mia nonna la faceva ma con sola aggiunta di latte ,acqua e burro….
24 Ottobre 2016Gian Marco
Crapapelada la fa i turtei e lan da mia ai sö fradei, i sö fradei i fa la panada e gan dan mia a crapapelada
24 Ottobre 2016Fulvio
Storia…
24 Ottobre 2019Anna
Grazie per questa filastrocca non la conoscevo
24 Ottobre 2019Jole Ribaldi -,San Possidonio 1947
Eccellente! È nei miei ricordi e l’amo ancora!
24 Ottobre 2019Tiziana Cepollina
Burro, olio, parmigiano..da poveri?
24 Ottobre 2019Vanni
Esatto, mica tanto povera questa ricetta. Io me la ricordo da quando ero piccolo (classe ’54) e il parmigiano era una roba poco frequente, l’ olio extra vergine mai visto a quei tempi. Però la panada era frequente ed era talmente buona cotta nel brodo matto che la faccio ancora e i miei figli ne vanno matti.
28 Dicembre 2022Anna
Io la faccio ancora oggi ogni tanto durante le sere invernali e devo dire che mi piace molto, bella la filastrocca di Gian Marco “Crapapelada” non la conoscevo.
24 Ottobre 2019P. S. Io ho 61 anni ma a mio nipote di 6 piace quindi la tradizione continua.
Joy
Mia mamma metteva anche l’uovo buonissima
24 Ottobre 2019Franco barozzi
le ricette che avete schritto mi ricordare la polenta briscola e el scopeton(merluzzo secco );specialità ‘di mia nonna. questo quando eravamo poveri
26 Ottobre 2019Gaetano
Nocelle ( cz ) – A mpanata
29 Ottobre 2019Pane raffermo immerso nel siero ancora caldo del formaggio di capra lavorato da conservare, ed aggiunta di pochissima allora preziosa ricotta. Sei fratellini, armati di cucchiaio, intorno alla terrina ( in terracotta), pronti a fare colazione.