I Santi de “Al Barnardon” dal 20 al 26 Marzo
20 marzo
Claudia. Il 20 marzo il ‘Martirologio Romano’ commemora un gruppo di sette donne martiri e cioè: Claudia, Alessandra, Eufrasia, Matrona, Giuliana, Eufemia e Teodosia, le quali, in piena persecuzione dei cristiani nel secolo IV, sotto l’imperatore Massimino Cesare (309-313), furono arrestate ad Amiso (odierna Turchia).
Esse condividendo fede e coraggio, rimproverarono al preside di Amiso la sua crudeltà e la sua ingiustizia nel condannare i cristiani.
Professandosi esse stesse cristiane, non abiurarono, non sacrificarono agli dei, come chiedeva loro il preside, che le fece flagellare; Claudia e le altre accettarono la tortura e disposte a fare la scelta vincente della morte terrena in cambio della vita eterna, pertanto furono gettate in una fornace ardente.
21 marzo
Beata Santuccia. Sposata a un nobile della città di Gubbio, dopo la morte dell’unica figlia Giulia, decise con il marito di consacrarsi alla vita monastica. Infatti, mentre lo sposo emise i voti nel monastero benedettino di Gubbio, la Beata ne fondò uno nei pressi della città, di regola benedettina; e quindi si diede a riformare e reggere ventiquattro altri monasteri che assunse sotto la sua direzione fondando la prima congregazione di monache benedettine che sorse in Italia.
Ricevette la protezione del Papa Clemente IV con una Bolla dove decretò che la comunità delle Serve di Maria dipendeva direttamente dal Santa Sede e concesse anche la protezione al monastero di Santa Maria in Domnica situato non lontano da Fabriano
Mariano Armellini cita un testo redatto sotto il pontificato di Alessandro VII, che si riferisce al XIII secolo: « Nell’anno 1293 fra Jacomo Molara, maestro de’ Cavalieri templari, donò a suor Santuccia Carabotti d’Agubbio la chiesa di s. Maria in Julia, posta nel rione della Regola, dove, essendo abbadessa, fondò il monastero oggi chiamato s. Anna. » Chiesa di Sant’Anna dei Falegnami Santuccia Carabotti, vi fondò un proprio monastero dedicato a sant’Anna, la madre di Maria. Nel catalogo di Torino (prima metà del XIV secolo) si dice che monasterium s. Mariae de Iulia habet moniales XL. A partire da questo momento la chiesa è conosciuta con questo nuovo nome, che si impose con il XVI secolo con l’appellativo dei Falegnami o dei Funari. Nella chiesa era conservato un anello che la tradizione indicava come appartenuto a sant’Anna. Santuccia Carabotti morì il 21 maggio 1305 e fu sepolta nella chiesa; ma di questa sepoltura non si trovò traccia al momento della demolizione dell’edificio. Fu venerata come beata, ma il suo culto (21 marzo) non fu mai confermato ufficialmente dalla Chiesa.
22 marzo
Amedeo di Savoia. Amedeo nasce da Anna di Lusignano e da Ludovico, duca di Savoia, il 1° febbraio 1435. Il suo matrimonio fu combinato per necessità politiche, infatti sposò Iolanda di Valois, figlia di Carlo VII di Francia. I due però si trovarono; avevano soprattutto in comune una fede profonda e sapevano condividere tutto, dalla preghiera al governo dello stato. Amedeo soffriva di epilessia e questo gli causò parecchie difficoltà. Pur essendo un propugnatore di una crociata per liberare Costantinopoli dai Turchi, fu fondamentalmente un pacifista, era anche molto generoso con i poveri che spesso erano suoi commensali. Edificò chiese e monasteri. Aggravandosi il suo male nel 1469 abdicò in favore di Iolanda, ma i suoi fratelli e i nobili lo assediarono al punto che per liberarlo dovette intervenire Luigi XI. Morì il 30 marzo 1472 a Vercelli.
23 marzo
Vittoriano. A differenza di molti antichi martiri, questo santo proconsole di Cartagine ed i suoi compagni, due fratelli di Aquae Regiae, nonché Frumenzio ed un altro Frumenzio, mercanti, non caddero in una delle numerosi persecuzioni imperiali romane, bensì più tardi, nella seconda metà del V secolo, sotto il re ariano Unnerico e per mano dei vandali, cioè di quel popolo barbaro che più di tutti gli altri ha lasciato il suo nome nella storia quale sinonimo di brutalità e di crudeltà, di negazione di tutto ciò che è umano e civile, di quell’odio contro tutto ciò che è giusto, ordinato e bello, ancora efficacemente espresso dalla parola “vandalismo”.
In quel periodo essi occupavano gran parte delle province romane sulle sponde mediterranee dell’Africa ed in tale frangente storico visse Vittoriano, degno rappresentante della civiltà nei confronti della barbarie, non soltanto in quanto cristiano, ma data anche la nobile stirpe da cui proveniva e l’alta carica di funzionario amministrativo che ricopriva.
Essendo infatti governatore di Cartagine, Vittoriano si trovò a dover necessariamente scegliere tra l’ossequio al sovrano, feroce persecutore dei cristiani e nemico della Chiesa, e la fedeltà ai propri principi religiosi, morali, nonché civili. Optò con coraggio per la seconda scelta, ben sapendo a cosa andasse incontro con la sua decisione. Fu dunque martirizzato con i suoi compagni, verso l’anno 484, mediante torture veramente definibili “vandaliche”, ma il suo nome sopravvisse a tali atrocità vittorioso e coronato di gloria, mentre ingloriosamente scompariva nell’oblio il ricordo del re Unerico, morto divorato dai pidocchi, e dell’intero dominio dei Vandali, divenuto sinonimo di brutalità e di inciviltà.
24 marzo
Baronto di Pistoia. Baronto era un monaco benedettino francese del VII sec. che al ritorno da un pellegrinaggio a Roma, sbarcato a Pisa, ha un forte bisogno di solitudine e decide, così, di avventurarsi nell’entroterra. Si stabilisce in un romitorio, dove verrà presto raggiunto da un secondo monaco, tale Desiderio. Il luogo divenne un richiamo di fedeli che arrivavano attirati dalla fama della santità degli eremiti e, intorno alla chiesa, finì per formarsi una piccola comunità. Le figure carismatiche dei due santi rimasero vive e presenti per la popolazione del luogo e dei dintorni anche dopo la loro morte, avvenuta alla fine del secolo. Tale venerazione venne ratificata da Rastaldo, vescovo di Pistoia, che nel 1018 consacrò loro una vera e propria chiesa, con una cripta dove furono riportate e ricomposte le salme dei due fondatori del monastero. Dall’antica cella nasce così il monastero.
25 marzo
Annunciazione del Signore. Festa del Signore, l’Annunciazione inaugura l’evento in cui il figlio di Dio si fa carne per consumare il suo sacrificio redentivo in obbedienza al Padre e per essere il primo dei risorti. La Chiesa, come Maria, si associa all’obbedienza del Cristo, vivendo sacramentalmente nella fede il significato pasquale della annunciazione. Maria è la figlia di Sion che, a coronamento della lunga attesa, accoglie con il suo ‘Fiat’ e concepisce per opera dello Spirito santo il Salvatore. In lei Vergine e Madre il popolo della promessa diventa il nuovo Israele, Chiesa di Cristo. I nove mesi tra la concezione e la nascita del Salvatore spiegano la data odierna rispetto alla solennità del 25 dicembre. Calcoli eruditi e considerazioni mistiche fissavano ugualmente al 25 marzo l’evento della prima creazione e della rinnovazione del mondo nella Pasqua.
26 marzo
IV di Quaresima
La quaresima è una delle ricorrenze che la Chiesa cattolica e altre chiese cristiane celebrano lungo l’anno liturgico. È un periodo di quaranta giorni che precede la celebrazione della Pasqua; secondo il rito romano inizia il mercoledì delle Ceneri e si conclude il Giovedì Santo, mentre secondo il rito ambrosiano parte dalla domenica successiva al Martedì Grasso fino alla Veglia Pasquale. Tale periodo è caratterizzato dall’invito alla conversione a Dio. Sono pratiche tipiche della quaresima il digiuno ecclesiastico e altre forme di penitenza, la preghiera più intensa e la pratica della carità. È un cammino che prepara alla celebrazione della Pasqua, che è il culmine delle festività cristiane. Ricorda i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano e prima del suo ministero pubblico.