Bello a sapersi – Mirandola – Il triste destino di una splendida Città
Chimico, nato a Mirandola nel 1958, ha lavorato a lungo come responsabile vendite presso una multinazionale di materie plastiche ma è soprattutto un appassionato di storia locale di cui è da anni un attento lettore. Dopo aver arricchito la propria biblioteca di numerosi testi su Mirandola e la Bassa Modenese e raggiunta recentemente la pensione ha iniziato la collaborazione con Al Barnardon per condividere e contribuire a divulgare la splendida storia delle nostre terre, spesso sconosciuta o ignorata da molti dei suoi stessi abitanti.
U.Casari - Mirandola nel settecento
Il triste destino di una splendida Città
Poche città hanno visto una sorte avversa accanirsi contro di loro come lo ha visto la città di Mirandola. Dopo aver conosciuto lo splendore di una capitale di un piccolo ma ricco principato, in poco tempo una serie di sventure cancellano tutto quello di cui si era arricchita durante 400 anni di dominio dei Pico.
Privata infatti del suo ultimo Signore, Mirandola è abbandonata agli eserciti stranieri, una fortezza sfruttata militarmente dal primo occupante, senza nessuno che poi si preoccupi della sua ricostruzione, senza rispetto dei suoi monumenti e della sua storia.
1708 l’Imperatore Carlo VI d’Asburgo condanna per fellonia Francesco Maria Pico e ne confisca il Feudo.
1714 esplode la polveriera stipata incautamente nel possente torrione, gran parte del castello viene spazzato via.
1716 tutti gli arredi del castello vengono trasferiti a Mantova dall’esercito austriaco occupante.
1733 due assedi consecutivi dei franco-spagnoli contro gli austriaci imperiali nella Guerra di Successione Polacca. 15.000 cannonate riducono Mirandola in macerie e i nuovi Signori, gli Este di Modena, la lasciano al suo degrado.
1742 nuovo assedio e ulteriore distruzione nella Guerra di Successione Austriaca. Gli austriaci conquistano Mirandola presidiata dalle truppe estensi alleate agli spagnoli.
1768 il Duca d’Este ottiene dal pontefice la facoltà di sopprimere quei conventi che ospitano meno di otto religiosi. Abbatte o svende chiese e conventi a privati per risanare le proprie finanze dopo le guerre e l’enorme esborso sostenuto per l’acquisizione del ducato dei Pico.
1796 Napoleone scende in Italia e proclama la repubblica Cispadana. Sopprime gli ordini religiosi con l’acquisizione dei beni ecclesiastici che a Mirandola vengono venduti a privati per trasformarli in abitazioni e granai.
Nel 1804 la scrittrice tedesca Elisa Von der Recke in sosta a Mirandola scrive della sua misera condizione di abbandono e distruzione, resa ancor più drammatica dalla “fastidiosa petulanza dei mendicanti”.
Poi nel 1875 Il Consiglio Comunale delibera Infine l’abbattimento della poderosa cinta muraria che in poco più di 20 anni scompare per sempre senza lasciare tracce.
Quello che rimane è ben poca cosa, ben lontano dal permettere agli attuali abitanti di immaginare la città che fu dei Pico.
Peccato.
Ma vediamo meglio.
Nel 1700 muore Carlo II d’Asburgo Re di Spagna senza discendenti diretti e designa suo erede il nipote del Re di Francia. Inizia la Guerra di Successione Spagnola (1700-1714) tra la Francia del Re Sole, Luigi XIV, e l’Impero di Leopoldo I d’Asburgo. La Bassa Pianura è uno dei principali teatri di guerra, la famiglia Pico con tutta la corte abbandona la città trasferendosi prima a Ferrara e poi a Venezia
8000 franco-spagnoli arrivano a Concordia nel 1704, la saccheggiano, distruggono la Chiesa, incendiano tutte le case del borgo e il bellissimo Palazzo Ducale è addirittura minato e fatto esplodere. Solo il palazzo Corbelli (l’attuale palazzo comunale) si salva perché occupato come sede dalle loro milizie. Francesco Maria Pico (15 anni), ascoltando i suoi consiglieri, esautora la reggente Brigida Pico, raggiunge Concordia e si pone sotto la protezione francese. Con la nomina onorifica di luogotenente generale.
Gli austro-ungarici sono asserragliati a Mirandola, a loro abbandonata e da loro stessi pesantemente devastata senza riguardo. Dopo un assedio di quasi un anno iniziano 18 giorni di bombardamento ininterrotto, giorno e notte, aprendo una breccia che spinge alla resa gli assediati con il reinsediamento di facciata del Pico.
Nel 1707 a seguito della sconfitta di Torino Luigi XIV firma un trattato di pace per la campagna di Lombardia, richiama i suoi eserciti per altri fronti e abbandona Mirandola al suo destino. Francesco Maria Pico è condannato per fellonia dall’Imperatore, il delitto di infedeltà verso il proprio signore, e perde il feudo, venduto a Rinaldo d’Este per 175.000 doppie d’oro. Una cifra enorme da far precipitare le finanze estensi in zona critica.
Durante la notte tra l’11 e il 12 Giugno 1704 un fulmine colpisce la polveriera sconsideratamente posta all’interno del torrione stesso dagli imperiali, ancora di fatto i padroni della città. Il Torrione di 50 metri di altezza con pareti di quasi 4 metri di spessore è disintegrato in una violentissima esplosione che trascina con sé buona parte dell’intero castello.
Due anni dopo in occasione della visita in Italia del Principe Elettore di Baviera gli austriaci trasferiscono gli arredi superstiti del castello di Mirandola nel Palazzo Ducale di Mantova, lasciato spoglio e abbandonato dai Gonzaga, condannati per fellonia allo stesso modo del Pico. 40 carri ricolmi di arredi escono da Mirandola e raggiungono Mantova, dove fanno ancora oggi mostra di sé.
Durante la Guerra di Successione Polacca (1733-1735) Carpi, Modena e Reggio sono in mano ai francesi, Mirandola, San Felice e Finale ai tedeschi. Mirandola è assediata nel 1733, 8 giorni di intensi bombardamenti ma, a un passo dalla resa, 7000 uomini arrivano di rinforzo agli assediati e i francesi si ritirano. L’anno successivo Mirandola, rifortificata dai tedeschi, è assediata dalle truppe spagnole, alleate ai francesi. Scavando trincee coperte riescono a minare le mura e ad aprire una breccia, dopo 40 giorni di incessanti combattimenti è la resa incondizionata. La città ne esce ulteriormente distrutta.
Nel 1740 è la volta della Guerra di Successione Austriaca. Gli austro-ungarici arrivano a Modena nel 1742, il cui Duca era già riparato a Venezia. Circondano Mirandola, cannoneggiando ininterrottamente la città con 14 mortai e 20 cannoni. Bastano due giorni e una emorragia di diserzioni tra le file estensi per portare rapidamente alla resa la città.
Con le finanze del regno quasi azzerate il Duca Francesco III d’Este e successivamente il figlio Ercole III infieriscono vergognosamente su Mirandola, distruggendo e vendendo tutto il possibile. Si esegue l’abbattimento della Chiesa e del convento dei Servi di Maria, della bella Chiesa e del convento di S. Agostino (spazio che nel 1912 sarà occupato dal Palazzo della Cassa di Risparmio), si abbattono le Torri della Maddalena e della Pennarola. Viene abbattuto il meraviglioso Oratorio a cupola del SS Rosario affiancato al Duomo.
Con la presa di Milano nel 1796 da parte di Napoleone anche i mirandolesi si infiammano di spirito patriottico e anticlericale. Il convento dei Francescani, uno dei più antichi d’Italia, viene venduto per essere abbattuto immediatamente dal nuovo proprietario. Per poco la stessa Chiesa di S. Francesco scampa allo stesso destino, riscattata dai cittadini per salvarla. La Chiesa dei Cappuccini voluta da Fulvia Da Correggio viene sconsacrata e trasformata in magazzino e abitazione. L’Oratorio di S. Rocco, sorto nel 1636, è venduto e riadattato a stalla per cavalli.
Una successione catastrofica di eventi su una città abbandonata al suo destino.
Con l’avvento del Regno d’Italia l’instaurato Consiglio Comunale delibera infine nel 1875 l’abbattimento delle mura e dei bastioni per “salubre purgamento dell’atmosfera mirandolese”, in un contesto di drammatica mancanza di lavoro. L’indicatore Mirandolese, Periodico Mensuale di Memorie Patrie, fondato negli stessi anni ci ha lasciato una cronaca quasi giornaliera sullo stato di avanzamento delle demolizioni. L’ultimo tratto di mura cade nel 1896.
Infine estratto da un passo di Vilmo Cappi: “Nel dopoguerra, sotto la spinta di un momento economico favorevole, la città fu trasformata senza alcun rispetto architettonico. Case medioevali e case con decorazioni in cotto e paramenti a vista vennero intonacate e rese insignificanti. Le loro logge furono chiuse per creare altri vani abitativi. Gli orti, i cortili, i giardini furono aggrediti e stipati da nuove costruzioni. Nulla è rimasto intatto della città medioevale. Gli stessi mirandolesi stentano a immaginare l’antico splendore della città e raramente passeggiando per i viali della Circonvallazione pensano che solo cento anni prima su quel percorso sorgevano mura e baluardi tra i più famosi e contesi d’Italia.
Miranda Mirandola si diceva tra le corti europee: meravigliosa Mirandola.”
- CAPPI, Cartografia storica commentata della Mirandolaal sec. XVIII. Vol. II Le guerre di Successione, Mirandola 1997
- CAPPI, La Mirandolastoria urbanistica di una città, 1973, Seconda edizione a cura del Circolo “G: Morandi” di Mirandola, Mirandola 2000
- BELLINI, Concordia sulla Secchia, dalle origini all’unità d’Italia, 1969, Riedizione a cura di U. CASARI, Verona 2009
- ANDREOLLI, Per un profilo sociale del castello dei Pico di Mirandola, in «Quaderni della Bassa Modenese» n.16, Modena 1989
- GHIDONI, Lettere di Francesco Maria Pico, Centro internazionale di cultura Giovanni Pico della Mirandola, Finale Emilia 2010
- CALZOLARI, L. BONFATTI, Il castello di Mirandoladagli inizi del Settecento alla fine dell’Ottocento: “descrizioni”, documentazione cartografica e trasformazioni planimetriche, in «Il Castello dei Pico. Contributi allo studio delle trasformazioni del Castello di Mirandola dal XIV al XIX secolo», Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 21, Finale Emilia 2005
- GAVIOLI, Documenti inediti sul convento dei Padri Agostiniani di Santa Caterina della Concordia, in «La Bassa Modenese», Quaderno n.5, Mirandola1984
- BERTUZZI, La vendita dei Beni Nazionali nella Bassa Modenese, in «Quaderni della Bassa Modenese», n.53, San Felice Sul Panaro 2008
- MONTAGNA, La demolizione delle mura e dei Bastioni della Mirandola, in «Quaderni della Bassa Modenese» n. 12, Modena 1987
Liberamente tratto dal libro di Maurizio Bonzagni:
“Mirandola e la Bassa Modenese – Storia di una capitale dall’Alto Medioevo a Città di Provincia”
Edizioni: Al Barnardon
Il libro è in vendita nelle edicole e librerie di Mirandola, a Concordia, San Possidonio e Cavezzo.
€ 15.00
Luigi Tagliavini
Bellissimo sintesi grandiosa
15 Novembre 2022Maurizio Bonzagni
Grazie per il commento 🙂
15 Novembre 2022