Antichi palazzi – Villa Frassinesi – Villa Personali – Mirandola
La residenza di Mirandola è da sempre appartenuta alla nobile famiglia Personali, da cui il complesso ha preso il nome. La torre, unica costruzione del genere esistente nei dintorni, viene acquisita dai Personali già alla fine dell’undicesimo secolo. In quegli anni bui, il territorio era soggetto ai figli di Manfredo, consorteria feudale discendente da Matilde di Canossa, da cui emergeranno anche i Pico. Alla torre, successivamente, viene aggiunta la parte di fabbricato da adibire a residenza. La porzione di villa con l’antica torre è tuttora di proprietà della nobile famiglia dei conti Personali, mentre, con rogito del 20 agosto 1894, l’ampia ala estesa verso ponente, viene ceduta, per asse ereditario, alla contessa Anna Pullé, madre di Maria Frassinesi.
La villa è ubicata nel comune di Mirandola,nella frazione di San Giacomo Roncole, nell’attuale via Personali (esattamente nel punto di intersezione con via Pezzetta) appena fuori dal comune di Cavezzo. Sia chi giungeva da Bologna in auto che per coloro che si servivano della stazione ferroviaria di Villafranca di Medolla, dovevano transitare per Cavezzo prima di giungere alla villa dei Frassinesi, al punto che tutta la numerosa corrispondenza inviata a Fatima Miris veniva smaltita dall’ufficio postale di Cavezzo. La conferma è data dall’analisi della corrispondenza che riporta genericamente l’indirizzo “Fatima Miris, Villa propria, Modena per Cavezzo”.
Oratorio
Nei pressi dell’abitazione, direttamente sulla via Personali, si erge un piccolo oratorio risalente al XVIII secolo, inizialmente denominato Oratorio di S. Anna poi di S. Giovanni Battista. Anticamente la località era denominata “del Dosso” in quanto la strada si innalza leggermente creando appunto un piccolo rilievo. L’oratorio viene eretto dal nobile Francesco Personali nel 1792 “per comodo di sua casa e servitù a causa della distanza dalla parrocchia, poi, nel 1860 viene fatto restaurare dalla signora Giustina Vendramini, moglie di Vincenzo Personali, da utilizzare sia come tomba di famiglia che per funzioni religiose. L’ingresso all’oratorio è protetto da un cancello in ferro battuto e riporta, nella lunetta dell’arco superiore, un acronimo con le lettere O.M.D.F.D.V.P. (nessuno è stato in grado di fornire maggiori dettagli, ma visto che le ultime due lettere V.P coincidono con quelle di Vincenzo Personali, potrebbero essere dei riferimenti ai proprietari della casata).
Nell’agosto 1894, l’anno successivo alla scomparsa di Vincenzo Personali, l’Oratorio, unitamente al resto della villa, passa alla famiglia Frassinesi che continuerà a utilizzare la chiesetta come tomba di famiglia e rimarrà di loro proprietà anche dopo la vendita della villa e il trasferimento definitivo a Bologna.
Nel 1976 la famiglia prende la decisione di restaurare l’oratorio e di donarlo alla parrocchia di San Giacomo Roncole. In tale occasione viene posta una lapide che riporta: “ Cappella donata alla parrocchia da Giovanna d’Arco a perenne memoria della madre contessa Anna Maria Frassinesi in arte Fatima Miris – 1976″; nel corso della medesima cerimonia viene collocata, sul lato sinistro dell’altare, una statua in sasso di San Giovanni Battista di pregevole fattura di cui, purtroppo, si sono perse le tracce. Attualmente l’oratorio, dopo aver subito seri danni a seguito del terremoto avvenuto il 20 e il 29 maggio 2012, è stato messo in sicurezza ma necessiterebbe di urgenti restauri.
Gloria, nipote di Fatima, conserva ancora le otto sedie in noce, precedentemente collocate nella chiesetta, che riportano impresse sullo schienale le iniziali AF del bisnonno Arturo Frassinesi.
Esterni
Proprio negli anni dei suoi primi successi (1904-1905), Fatima fa ristrutturare la villa e la arricchisce con elementi in stile liberty, commissionando i lavori alla ditta bolognese Romano Alberghini “specializzata in decorazioni e stucchi’; la stessa ditta verrà poi ampiamente utilizzata nel restauro dell’abitazione di Bologna. I lavori coinvolgono il grande salone delle feste e, con interventi più modeste, anche le salette laterali.
Il piano terreno riportava invece decorazioni floreali del tutto simili a quelle del piano superiore con schiere d’angeli di gusto classicheggiante, che purtroppo, in tempi recenti, sono stati ricoperti da tinteggiature in quanto, a detta degli attuali proprietari, difficilmente recuperabili. Per gli stessi motivi è stata eliminata la verandina da lavoro in ferro battuto e vetri colorati di cui si conservano ancora, sotto un loggiato all’esterno della villa, due pannelli decorativi in ceramica, firmati da Murani per la fabbrica Gregori di Treviso, nei quali personaggi femminili raffigurano, con richiami Liberty e forme classicheggiami, la primavera e l’estate. Qualcuno ipotizza che la stessa Fatima Miris si possa essere prestata come modella.
Interni
Salone delle feste
Viene descritto come un ambiente veramente sfarzoso, ricco di mobili e di affreschi, alle cui pareti fanno mostra di sé ritratti di grandi artisti e personalità pubbliche, di scrittori, letterati e musicisti, racchiusi in cornici dorate stile rococò di varie dimensioni; fra questi molte foto con dediche a Fatima Miris, alla sorella Emilia e alla famiglia Frassinesi in generale.
Di grande fantasia sono le leggiadre figure femminili danzanti e vestite d’azzurro sulla parete più lunga del salone che compongono, in omaggio alla padrona, con gli svolazzi dei loro abiti, la scritta Miris, mentre buffe figure di pagliacci rimandano alla professione di trasformista dell’attrice.
Sempre della ditta Alberghini si possono ammirare decorazioni meno elaborate nelle salette laterali, costituite da tralci di fiori sistemati in modo simmetrico e abbelliti con roselline di campo, crisantemi e campanelle.
Salotto arabo-turco
Fatima è colpita dallo sfarzo dei lontani paesi d’oriente così in antitesi con gli usi e costumi della nostra civiltà. Ecco allora che al posto di austeri saloni con mobili cinquecenteschi o di salottini moderni, fa arredare un salotto all’orientale come fosse un’oasi in cui riposare e ritemprare le proprie forze.
Qui i pavimenti sono quasi interamente ricoperti da tappeti di cui uno grande e prezioso, e altri, piccoli e bellissimi, in pelle di leopardo. Fa mostra di se un paravento di noce massiccio a tre ante, deliziosamente traforato e intarsiato di madreperla, utilizzato in passato per separare due promessi sposi durante i loro dolci colloqui e impedire che si vedessero prima del matrimonio; uno sportellino curvo a colonnine tornite avrebbe potuto permettere al fidanzato qualche fuggevole occhiatina, quando la sorveglianza fosse stata meno attenta. Vi si trova una tenda di seta rossa a dischi d’oro e in terra, un cuscino rotondo di pelle rossa con una mezzaluna ricamata d’argento, bordato da una frangia di pelle. Tanti altri sono i cuscini nel salotto: predominano quelli rotondi con decorazioni geometriche o con arabeschi e la firma di Maometto, ma anche rettangolari realizzati con piccoli tappeti e, più grandi, decorati a tombolo, che possono servire da sedile. Vi sono poi sgabellini su cui sedere, esagonali o ottagonali in stile moresco, traforati e intarsiati di madreperla o di avorio con graziosi arabeschi e versetti coranici. Fa da complemento ai sedili, il tavolino che ha la stessa forma e le stesse decorazioni e sorregge scodelle e vasetti conici di ottone lavorato e un bricco da caffè contornato da tazzine. In un angolo del salotto è presente un grande narghilè, appesi ai muri bellissimi tappeti ricamati con fili d’oro e colorati, nei quali sono rappresentati motivi floreali, moschee e la mano di Fatma. Tendaggi di lana di cammello a strisce colorate nascondono le porte; gli stessi tessuti ricoprono un divano reso accogliente dai molti cuscini. Da una parete pende uno scacciamosche dal manico d’avorio intagliato, una coroncina araba di conchigliette ad uso religioso e diverse armi indigene.
Fatima è solita far servire il the in belle tazze di porcellana senza manico sorrette da un supporto metallico molto lavorato oppure in un magnifico servizio di Satsuma che, per quanto proveniente dal Giappone, ben figura in un salotto stile arabo turco. Non è dato sapere se il tè venisse preparato secondo il costume arabo che consisteva nel gettare acqua bollente nella teiera in cui si trovavano le foglie di tè e lo zucchero, nel far bollire qualche minuto e eliminare una parte del liquido sciropposo per togliere in parte l’amaro, indi ripetere l’operazione aggiungendo nuovamente acqua e zucchero.
Salotto giapponese
Un altro salotto viene decorato con immagini di vita e di costume giapponese, paese che ha sempre affascinato Fatima anche se non ha mai avuto la possibilità di visitarlo. Vi sono collocati vasi dell’arte cino-nipponica, stupendi esemplari di Imarj con pannelli decorati con uccelli e altre immagini, circondate da decorazioni floreali in cui predominano il turchino, il rosso e l’oro; finissimi lavori di Celadon, detti anche chiaro di luna, con disegni appena percettibili o quelli di Kanton splendenti di verde e di oro; vasi di Nan-king con scene di battaglia, destinati a servire come premio di congedo militare o quelli preziosissimi, ma meno belli, decorati con rinomato e raro verde craquelé e col giallo imperiale. Vi sono tappeti utilizzati per sedersi folti e spessi, color grigio-perla con decorazioni di fiori e uccelli rossi e bleu; mobili Koroman- del rossi, neri e verdi dai caratteristici disegni incisi o graffiti nel legno e colorati; divani e sedie di scuro legno scolpito, ricoperti di seta rossa fiammante ricamata finemente con disegni di uccelli. Pende dal soffitto una lampada di forma ottagonale a vetri dipinti e incorniciati in legno di tek.
Decennio artistico
Quando non è impegnata nelle tournée in giro per il mondo, Fatima apre la propria residenza mirandolese, un giorno della settimana, per scambi di saluti, visite di cortesia, un the, ma anche per qualche breve spettacolino per gli amici.
Nel 1913, in occasione dei primi dieci anni dall’ingresso in arte, Fatima decide di festeggiare l’evento con un grande ricevimento al quale sono invitate le famiglie locali più in vista e facoltose.
“La contessa Bonasi Molinari e signorine, la signora e signorine Bonomi, la signora e signorina Molinari Tosatti, la signora e signorina Zani, la signorina Grilli, le signore Gavioli, Trentini, Giovanardi, Landi, Roversi ed altre, tutte in eleganti toelette; degli uomini noto l’avv. Bonomi, l’avv. Giulio Zani, i signori Tabacchi, Ferraresi, Salvioli, Fattori, ing. Giovanardi, prof. Pessione, signori Rebucci, Molinari, dott. Gavioli, professor Landi, sig. V Bonomi, rag. Roversi, sig. Grilli ed altri ancora”.
La villa viene descritta in quei giorni sfolgorante di luce e d’eleganza, in particolare per il gran salone ricco di affreschi e decorazioni.
Con l’occasione Fatima rilascia una lunga intervista imperniata sulla sua vita artistica, che viene pubblicata dallo stabilimento tipografico Mirandolese C. Grilli nel 1914. Fa stampare inoltre un folder contenente numerose immagini in cartolina della villa che mostrano sia le parti esterne, il corpo centrale, il garage con l’auto fiammante, la chiesetta, che i salotti interni e i componenti della famiglia Frassinesi.
Tratto da Fatima Miris – Vent’anni di trasformismo per le vie del mondo
Autore: Livio Marazzi
Casa Editrice: Al Barnardon
Il libro è in vendita nelle edicole Mirandolesi