I Pieni da brodo – I Pin da brod

I Pieni da brodo – I Pin da brod

11 Marzo 2017 4

E’ una ricetta vecchissima tramandata di generazione in generazione ma ormai difficilmente proponibile, il benessere costringe alle diete e certi sapori ed ingredienti vengono dai più scartati.

I “Pin” venivano preparati quando la massaia cuoceva il brodo con il lesso, a fine cottura, dieci minuti prima, venivano immersi nel brodo bollente e lasciati cuocere pochi minuti.

Venivano serviti con il lesso e le sue salse.

Gli ingredienti sono per due “Pin” quindi per due o tre persone.

Lardo di maiale pestato – 1/2 cucchiaio

Prezzemolo

1 spicchio d’aglio tritato fine

Pane grattugiato fine – Una “brancada” tradotto in italiano una manata

Parmigiano reggiano grattugiato – Do “brancadi” 2 manate

1 uovo

Sale q.b. tenendo presente che già il lardo tende a salarlo.

In una ciotola mettete il lardo pestato aggiungete il prezzemolo e l’aglio tritati, l’uovo il pane grattugiato e il parmigiano reggiano.

Impastate il tutto. Questo, alla fine, non deve essere nè troppo duro nè troppo tenero, dividetelo in due dando al “Pin” una forma allungata (come da immagine).

4 comments on “I Pieni da brodo – I Pin da brod
  1. lisa

    certo che li ricordo.
    mia madre, negli anni ’70-’80, li preparava ogni domenica.
    probabilmente, solo, i suoi erano senza lardo.
    ho ricercato il loro sapore per anni, senza trovarlo più. e paragonati ai suoi (che lei faceva cuocere in un colino a maglie fini, sospeso a pelo del brodo caldissimo e fremente, mettendo sopra il coperchio), paragonati ai suoi quelli che di quando in quando facevo io non erano mai altrettanto morbidi e densi di sapore.

    li ricordo benissimo.
    lei stentava a portarli in tavola, quasi si vergognasse di quella profferta di cosa povera, non paragonabile all’opulenza di un cappone o di un taglio di girello: e io, invece, a quelli preferivo di gran lunga “al pèen”, e il suo profumo che torna alla memoria ricorda i pranzi domenicali di bimba, curiosa, attenta, che assaggiava in silenzio le cose, apprendeva a riconoscere il gusto dei sapori domestici, formava anche attraverso di essi la sua poetica dei ricordi.

    grazie di questo articolo.

    11 Marzo 2017 Reply
  2. Patrizia

    grazie per avermi finalmente fatto apprendere che “al pin” non è la versione dialettale di “il pino”…. e dire che il ‘pino’ continuo a cucinarlo perché sa di buono, di famiglia e di calore, sebbene non avessi mai capito bene perchè proprio si dovesse chiamare così 🙂

    12 Marzo 2017 Reply
    • Patrizia

      la mia ricetta forse è più leggera, ma penso abbastanza comune: anzichè il lardo uso macinato misto e aggiungo, oltre all’aglio il prezzemolo e la noce moscata

      12 Marzo 2017 Reply
  3. Simonetta

    Proverò a farlo!
    Mia madre lo faceva morbidissimo, si scioglieva in bocca e lo metteva nel brodo “nudo”, senza avvolgendo con la pezza bianca o l’alluminio.
    Purtroppo faceva tutto ad occhio e non sono ancora riuscita a trovare le dosi giuste.

    28 Gennaio 2021 Reply
Lascia un commento

Your email address will not be published.