8 Giugno – Nona i me car mirandules
Com’è nato questo progetto Giovanna?
Già da alcuni anni, in collaborazione con i fratelli Artioli, scrivo “Al dascors generàl” del lunario “Al Barnardon” e, proprio attraverso questa testimonianza, dal dascors generàl intendo, mi è venuta l’idea di raccontare Mirandola ai mirandolesi e non, partendo dalla nascita del lunario. Quindi, dal 1880 (il primo numero sarebbe del 1879 ma non se ne trova traccia) racconto, attraverso una rappresentazione teatrale intitolata “Nona i me car mirandules”, gli avvenimenti locali che, inevitabilmente, si intrecciano con quelli nazionali e mi fermo al 1942, data in cui il Barnardon uscì con il “Dascors generàl” censurato dalle leggi fasciste.
Oltre alla dinastia dei Pico, credo sia tempo di raccontare anche un’altra Mirandola, che è riuscita a trasformarsi da semplice villaggio a città, grazie soprattutto alla capacità dei suoi abitanti.
Quindi un progetto più ampio, di quanti spettacoli?
Ora è presto per dirlo, ma la mia intenzione sarebbe rappresentarne altri due, uno che va dal 1943 agli anni 50/60 poi un’altro che prosegue fino agli anni 80, cioè gli anni del boom economico e la nascita del biomedicale.
Tutto questo grazie anche all’importante archivio fotografico e documentale messomi a disposizione dalla Casa Editrice Al Barnardon dei fratelli Artioli.
Due anni di lavoro quindi con quante persone coinvolte?
Sono 30 attori non professionisti in scena, più una ventina per i video e altre 25/30 persone coinvolte che, in un modo o in un altro, mi hanno aiutato a realizzare il progetto.
Ringrazio fin da ora tutti quanti ed anche Olimpia Greco, professionista fisarmonicista nonchè amica, Gianni Malavasi, direttore della Filarmonica Cittadina “G.Andreoli”di Mirandola e la “voce fuori campo” di Ermanno Casari, attore professionista già interprete, nel ruolo di Marco Biagi, del docu-film a lui dedicato.
Non per ultima, la Fondazione Cassa Risparmio di Mirandola, che ha reso possibile, finanziandolo, questo progetto.
Ricordo che l’entrata è libera.