23 Aprile 1945 – La Bassa finalmente libera!
23 Aprile 1945 – La Bassa finalmente libera!
Lunedì 23 aprile. Mentre i fascisti erano già scomparsi del tutto dalla scena, la Bassa era diventata un teatro di combattimento diretto tra alleati e partigiani da un lato e tedeschi dall’altro.
A Cavezzo, il battaglione Damasco occupava il centro e sosteneva impegnativi combattimenti subendo delle perdite. Veniva mortalmente ferito Ivanoe Vincenzi e cadevano due giovani staffette partigiane, Iolanda Adreotti di anni 17 ed Emma Tavernelli di anni 19. Altri partigiani evitarono la distruzione dei ponti della Motta e della Pioppa sul fiume Secchia, attraverso i quali qualche ora più tardi i mezzi corazzati alleati penetravano nella Bassa. A Disvetro, tre parà guidati da Alfredo Vigna venivano accerchiati dai tedeschi e dovettero difendersi uccidendone due e ferendone altri tre, poi catturarono una carretta carica di refurtiva. Nella parte occidentale della Bassa, il battaglione Carlo, al comando di Cesarino Buganza, procedeva senza subire perdite alla liberazione di Concordia, di San Possidonio, di Fossa e Vallalta ed eliminava gli ultimi nuclei di resistenza germanica. A San Possidonio, il rappresentante democristiano Diego Di Marino prendeva possesso del Comune in nome del Comitato Nazionale di Liberazione.
La mattina di lunedì 23 aprile le truppe della Va Armata Americana, con contingenti sudafricani, brasiliani ed italiani del Gruppo di Combattimento Legnano”, che nella notte avevano sostato nei pressi di Camposanto, del Bottegone e di Staggia, guidati dai ricognitori aerei che sorvolavano continuamente la zona, giungevano a S. Giacomo Roncole e la popolazione corse loro incontro esultando. Quei momenti sono ricordati da Norina Galavotti, una delle “mamme di vocazione” che accudivano i bambini dell’Opera di don Zeno «Persone per la strada urlavano “Gli americani, gli americani”. Erano arrivati finalmente… uscii anch’io in strada, dove tutti correvano, per rendermi conto che differenza c’era tra questi uomini e quelli che eravamo abituati a vedere. Notai non più visi arcigni con armi puntate, ma volti di soldati sorridenti che erano armati sì, ma buttavano cioccolate, caramelle, sigarette tra la gente, e poi prendevano i bambini e li mettevano a sedere sui carri armati…». Verso le 8 gli alleati entravano in San Felice e furono accolti con manifestazioni di vivo entusiasmo. Oltrepassato il paese, si diressero in tre colonne verso Rivara, Villa Gardè e San Biagio.
In località Villa Gardè decedeva Borsari Luigi, contadino del fondo Torre, in seguito a uno scontro armato tra tedeschi e americani, in cui perdevano la vita anche tre tedeschi e due americani . Alle ore 10 giungevano a Mortizzuolo, dove in località Palazzetto in un combattimento ingaggiato dai carristi americani morivano 10 soldati tedeschi. Alle undici, provenienti da San Prospero e dai ponti Motta e Pioppa, erano già a Mirandola e a Concordia. Nelle stesse ore, gli alleati giungevano a Novi.
Nel finalese il battaglione Omero entrava in azione all’alba del 23 aprile, bloccando le strade ed occupando gli impianti industriali. Mentre le armate alleate incalzavano dalla pianura bolognese le ultime truppe tedesche fin verso la sponda meridionale del Panaro; venivano compiute numerose azioni di disturbo contro i tedeschi, nel corso delle quali cadevano Giustino Veronesi, di anni 23, in località Mulino a Massa, Battelli Pietro, Nardini Alberto, Vincenzi Rino, Banzi Edoardo di anni 18 a Finale.
Sempre a Massa rimanevano vittime di rappresaglia Aldo e Aroldo Montanari e gravemente ferito Giulio Marchetti, che morirà successivamente. Alle 17, il comandante di un distaccamento partigiano, Gaetano Salvi prendeva contatto con il comando americano e lo aiutava ad eliminare gli ultimi centri di resistenza. All’imbrunire le truppe inglesi dell’VIII Armata Britannica provenienti da Cento varcavano il Panaro a Finale e si congiungevano con le truppe della Va Armata Americana nel pressi della Chiesa del Seminario. Così Finale poteva vivere le prime ore di libertà.
La sera del 23 aprile la Bassa era completamente liberata e gli alleati, accolti festosamente dalle popolazioni, raggiungevano il confine con il mantovano. Le formazioni partigiane avevano operato con successo, liberato la città di Mirandola e i centri della Bassa prima dell’arrivo degli Alleati. Avevano sostenuto combattimenti di rilievo contro i tedeschi in ritirata ed evitato il sabotaggio tedesco ai ponti e agli impianti industriali, era stato fatto un alto numero di prigionieri ed era stata recuperata una notevole quantità di materiale bellico. Tutto ciò aveva permesso agli Alleati di procedere rapidamente verso il Nord, senza dover impegnare le loro truppe nell’eliminazione delle sacche nemiche e nel rastrellamento dei prigionieri. Senza il contributo della Resistenza non ci sarebbe stata una vittoria alleata così rapida e così schiacciante.
Si era conclusa un’epoca storica, erano terminati cinque anni di fame di guerra, di orrori, di miserie, di terrore e di lutti. Erano finiti per sempre venticinque anni di fascismo e su tutta la Bassa sventolavano il tricolore e tante bandiere rosse. La popolazione esultava nelle piazze e si festeggiavano partigiani ed alleati. La guerra era cessata dopo tanto penare, dopo tanti lutti e tante lacrime.
Tutto finito? No, ora cominciavano altre pagine brutte: di lì a qualche giorno sarebbero esplosi odi e vendette, che avrebbero ancora insanguinato la nostra terra. Cominciava un’altra pagina nera della storia italiana, una delle più nere: quella dell’”anonima omicidi”, dei triangoli della morte, delle buche in campagna, con i partigiani dell’ultima ora, con gli sfruttatori ed i profittatori della Resistenza. La strada della democrazia doveva passare anche di qui.
Nella serata del 23 aprile il maggiore John Burton assumeva, in nome degli eserciti alleati, il comando dell’ “Allied Military Governement” (Governo Militare Alleato), prese in consegna i prigionieri tedeschi e si occupò della smobilitazione delle formazioni partigiane. Per pochi giorni nessun incidente turbò la gioia serena di un popolo uscito finalmente da un incubo spaventoso. Ai primi di maggio, nel corso di una cerimonia nella sede del Palazzo Municipale, seguì un commosso commiato in cui John Burton espresse un grazie al Movimento di Liberazione per la collaborazione offerta alla causa della libertà. Con la Missione inglese egli tornò alla base di Fiesole. Purtroppo di lui, un ardimentosa figura di comandante, che non esitò a mettere a repentaglio la propria vita per far sospendere il cannoneggiamento alleato su Mirandola, salvando con raro esempio di solidarietà tante vite dei nostri concittadini, nonostante attente ricerche effettuate presso gli archivi militari inglesi, si è perduta ogni traccia.
La Resistenza ha mostrato al mondo i tanti gesti di bontà e di solidarietà così frequenti nella nostra popolazione: Alfonso Paltrinieri di San Felice, fucilato per aver accolto in casa un prigioniero inglese, Odoardo Focherini, morto in un lager tedesco per aver salvato degli ebrei, Barbi Sperindio di Mortizzuolo, ucciso davanti alla moglie e alle figlie per aver ospitato i partigiani, la famiglia Mazzoli Armando, Gino ed Elvino che accolse in casa la Missione Alleata del Maggiore Burton e tantissime altre famiglie che misero a repentaglio la loro esistenza per ospitare i patrioti, testimoniando davanti al mondo intero “che l’Italia non era tutta quella li Mussolini”.
Tratto da: Guerra e Dopoguerra nella Bassa Modenese
Autore: Nerino Barbieri
Anno 2010
davide
“Senza il contributo della Resistenza non ci sarebbe stata una vittoria alleata così rapida e così schiacciante.”
23 Aprile 2022Sempre imbarazzante rilevare come il fatto strorico venga manipolato a discrezione e/o a servizio di autocelebrantesi finalità di parte. Riuscire – ancora nel 2010 a scrivere una frase del genere – è semplicemente allibente.
Allo spirito intrinsecamente corrotto dalla vetero-ideologia non serve ricordare cosa sia stata la Campagna d’Italia nel suo insieme in quanto a durata (dal 9.7.43 …) e dispiego di forze, cosa dicano gli storici militari della guerra di difesa tedesca in Italia, cosa significhi che ben 26 nazioni (di cui non ci degnamo di celebrare i caduti) abbiano mandato i loro eserciti a liberarci, e tanto meno cosa siano stati gli accordi tra Tedeschi e Alleati per avviare il ritiro degli occupanti e giungere all’armistizio.
Nulla puote contro un’operetta che dura da quasi 80 anni … Senza nulla togliere alla Resistenza, che va giustamente celebrata, qualcuno ci libererà mai da questo indisponente, clownesco revanscismo culturale?
Facesse mai qualcuno la storiadei Gurkha, dei Sudafricani, dei Neozelandesi, dei Brasiliano morti per noi …