Un secolo di imprese – Latterie di Mirandola – Centro Latte “La Favorita”
Automezzi del Centro Latte "La Favorita" (Collezione famiglia Gambuzzi)
Latterie di Mirandola – Centro Latte “La Favorita”
È intorno al 1940 che nei documenti dell’Archivio storico comunale di Mirandola si comincia a leggere il nome di Giuseppe Gambuzzi associato a quello delle “Latterie di Mirandola”, da lui fondate nella zona della “Favorita”.
In quell’anno erano attivi a Mirandola e frazioni 34 caseifici, che producevano ognuno una media tra i 4 e i 15 quintali di latte al giorno. Uno di questi caseifici si trovava in via San Giovanni (l’attuale viale Agnini), ed era appunto chiamato “Favorita”. Nel 1940 l’azienda agricola possedeva 100 vacche, che producevano una media di 10 quintali di latte al giorno, ed allevava 130 suini. Già attivo da alcuni anni, il caseificio “Favorita” era giudicato nel 1931 «fra i migliori» del Comune. Nel 1938 ne era diventato proprietario (oltre che casaro) Bindo Paltrinieri, che aveva rilevato l’attività dell’Azienda Agricola Malavasi e Testa.
Giuseppe Gambuzzi aprì dunque le “Latterie Mirandolesi” nella zona in cui era già attivo da tempo un avviato caseificio. Nel frattempo Gambuzzi rimase titolare, insieme al cognato Alto Boselli (fratello della moglie Gisella), di un burrificio a Bologna, che aveva sede in via Santa Margherita 17, poco lontano da Piazza Maggiore.
In una realtà economica come quella mirandolese, essenzialmente incentrata sull’agricoltura, sull’allevamento e sulla trasformazione dei loro prodotti, il latte rappresentava una delle principali fonti di reddito e di lavoro.
Quelli della guerra erano tuttavia periodi non facili per i caseifici. Oltre ai problemi legati all’igiene, a Mirandola vi erano anche altre due spinose questioni che riguardavano la produzione e la distribuzione del latte. La prima era la difficoltà dei rivenditori di procurarsi il latte in quantitativo sufficiente al fabbisogno della popolazione, per la scarsa produzione locale; l’altra era rappresentata dall’assenza di una centrale del latte e di un consorzio di produttori, che avrebbe favorito sia i commercianti al minuto che i consumatori. Il Comune decise di procedere all’attivazione di un Centro dì raccolta del latte, per «l’approvvigionamento di tale importante derrata nei limiti del possibile in tutti mesi dell’anno controllandone e regolandone il funzionamento nell’interesse dei produttori, dei venditori e dei consumatori».
Vennero presentati due progetti. Uno era quello di Angelo Roncada, me nel 1940 figurava come gerente responsabile delle “Latterie Mirandolesi” di Gambuzzi; l’altro, che recava la data del 26 febbraio 1942, era dello stesso Giuseppe Gambuzzi, che alla “Favorita” itendeva costruire una cella frigorifera per conservare il latte in ogni periodo dell’anno ed installare un «refrigerante» per portare la temperatura del latte, al momento dell’arrivo, a bassa gradazione, affinchè potesse mantenersi per la durata di almeno otto giorni. Gambuzzi dichiarò inoltre l’intenzione di adattare i locali del fabbricato e di mettere a disposizione un autofurgone per il ritiro del prodotto.
Il progetto di Gambuzzi venne preso in esame, ma il 22 settembre 1942 il commissario prefettizio Wainer Bonomi decise di accordarsi con Mario Castorri, subentrato a Roncada nella gestiore del nuovo Centro raccolta latte di vicolo Bonatti. Il latte, pagato ai produttori 135 lire al quintale sarebbe stato fatturato ai rivenditori 167 lire.
L’arrivo di Gambuzzi a Mirandola coincise dunque con un periodo piuttosto turbolento per l’industria casearia mirandolese. Nel 1941 l’imprenditore chiese al Comune lo svincolo della cauzione commerciale, avendo già chiuso la sua latteria; ma dietro a questa domanda c’era probabilmente già l’intenzione di dedicarsi ad un’impresa di più ampia portata. Fu questo il momento che segnò la nascita di una delle più importanti e moderne aziende casearie mirandolesi.
Nel 1942 Gambuzzi acquistò un tronco di 2.430 metri quadrati dell’ex strada di San Giovanni che attraversava la sua proprietà. La strada era stata infatti soppressa alcuni anni prima per far poste alla costruenda (ma mai realizzata) ferrovia Rolo-Mirandola. La parte dei terreni non utilizzati da progetto della strada ferrata era stata offerta quindi ai frontisti.
Il 6 aprile 1944 Gambuzzi domandò all’Ispettorato dell’Economia Corporativa di Bologna di trasferire tutto l’impianto di via Santa Margherita a Mirandola. Tra gennaio e marzo la città felsinea era stata infatti oggetto di nuovi pesanti bombardamenti alleati, che avevano interessato anche la via del burrificio. Interpellato in merito, il Commissario prefettizio di Mirandola diede il suo parere positivo, giudicando che l’apertura di un nuovo stabilimento non avrebbe creato problemi di concorrenza alle ditte locali. Fu il definitivo decollo del burrificio mirandolese, che non tardò ad affermarsi come un punto di riferimento fondamentale per la popolazione del Centro urbano. «La mungitura – ricorda Carlo Alberto Gambuzzi – avveniva verso le 17-17.30. Una parte del latte veniva raccolto nelle bacinelle per la lavorazione del mattino dopo, mentre il resto veniva riservato alla vendita, che cominciava intorno alle 18-19».
Da segnalare che a seguito dell’occupazione tedesca le aziende mirandolesi vennero sottoposte a nuovi vincoli, a requisizioni forzate e al costante pericolo delle incursioni aeree alleate, che avevano tra i propri obiettivi la “Casa Littoria” (il Palazzo della Gioventù Italiana del Littorio), realizzata a poca distanza dalla “Favorita”. Il 12 novembre 1944, ad esempio, uno spezzone (piccola bomba di forma cilindrica usata contro obiettivi limitati) cadde alle 20.30 tra l’edificio e il Macello comunale, provocando danni per 15.000 lire ai serramenti e ad alcune piante. Le forze tedesche di occupazione utilizzarono inoltre le aziende locali per il proprio sostentamento.
Il 21 febbraio 1945, ad esempio, il Comando germanico locale consegnò a Giuseppe Gambuzzi 20 lattonzoli (suini non ancora svezzati), affinché li allevasse per le necessità alimentari del personale del Comando stesso. Sempre nel 1945 Gambuzzi ricevette un compenso di oltre 24.500 lire per la raccolta latte e un rimborso di 101 lire per la fornitura di paglia alle Forze Armate Tedesche, che di lì a poco, a causa dell’avanzata alleata, avrebbero cominciato la loro precipitosa fuga verso il Po.
Dopo la seconda guerra mondiale la ditta raggiunse i suoi massimi livelli e nel 1963 cambiò denominazione in quella di Centro latte “La Favorita”. Nell’azienda erano intanto entrati, in età ancora giovane, Franco e Carlo Alberto, i figli di Giuseppe, che passarono alla guida del Centro-latte nel 1966, alla morte del padre.
Franco seguì le questioni amministrative e commerciali, Carlo Alberto quelle tecniche. Con il nuovo assetto la ditta acquisì una fisionomia sempre più moderna, perfezionando le tecniche ed aggiornando macchinari ed attrezzature. All’inizio degli anni Settanta la sede dell’azienda si estendeva su un’area di oltre 26 mila metri quadrati, 7.000 dei quali occupati da un edificio articolato su due piani, formanti un unico complesso comprendente gli uffici direzionali ed i vari reparti per le diverse attività produttive. In particolare vi era un settore per la lavorazione del burro, per uso alimentare e industriale, ed uno per la lavorazione del latte con attrezzature di pastorizzazione e omogeneizzazione, completate da un impianto automatico Zupak per la confezione del latte in speciali contenitori a perdere, da 500 e 1.000 grammi. Completavano lo stabilimento celle frigorifere, quattro grandi magazzini per la stagionatura del formaggio ed un laboratorio chimico. Per la consegna del burro e del formaggio l’azienda utilizzava propri mezzi con serbatoi in acciaio inossidabile, che mantenevano inalterata la qualità del prodotto.
Il Centro latte “La Favorita” serviva in quel periodo un mercato extralocale, che si estendeva oltre i confini delle province di Mantova, Modena e Ferrara. Ma i primi anni Settanta furono un periodo caratterizzato da un forte processo di concentrazione nel settore lattiera-caseario. La ditta dei Gambuzzi seguì la sorte di tante altre imprese simili, venendo acquisita dal “colosso” Granarolo.
Fabio Montella
Tratto da: Un secolo di imprese “Cento anni di attività economica a Mirandola attraverso i documenti”
Testi di: Fabio Montella
Copertina e impaginazione: Alessio Bignozzi – Tipolito Salvioli
I documenti pubblicati sono di proprietà di: Centro Studi numismatici e Filatelici di Mirandola
Anno 2013