Santi de Al Barnardon dal 4 al 10 Dicembre

Santi de Al Barnardon dal 4 al 10 Dicembre

3 Dicembre 2017 0

4  dicembre

Si chiamava Sagiranus, nome che venne poi contratto in Siràn, dal quale deriva la forma italiana di Cirano. Visse in Francia, nel VII secolo, e la sua vita ci è stata narrata, con ricchezza di particolari, da un biografo di età posteriore, ma sulla scorta di notizie certamente degne di fede. Figlio di un nobile del Berry, che poi doveva diventare Vescovo di Tours, venne educato nella città di San Martino e si guadagnò la protezione dei Maestro di Palazzo del Re di Borgogna. Fu così introdotto a Corte, dove sembrò destinato a una brillante carriera, anche perché il padre si era preoccupato di fidanzarlo con una fanciulla di ottima famiglia, quello che si dice un buon partito. Un bel giorno, invece, Cirano lasciò la Corte, la fidanzata e le ambizioni mondane, per ritornare a Tours, non presso il Vescovo suo padre, ma sotto la diretta guida e protezione di San Martino, facendosi devoto eremita presso la sua sepoltura. Più tardi venne accolto tra il clero della città, ed era Arcidiacono quando il Vescovo padre morì. Il successore, vedendo che l’Arcidiacono Cirano dava fondo al patrimonio familiare per aiutare i poveri, lo ritenne un pazzo e lo fece rinchiudere. Morto il Vescovo (proprio durante un attacco di follia furiosa!) Cirano fu di nuovo libero, ma si sentì sopportato a malincuore. Lasciò allora Tours per unirsi al Vescovo Flavio, strano tipo di irlandese vagante, che conduceva una sua piccola ma fervente comunità religiosa in giro per i santuari europei. In mezzo a questa strana comunità, senza fissa dimora, Cirano si avviò verso Roma, e per strada studiò, predicò, insegnò e lavorò nei campi come gli altri compagni, per guadagnarsi la vita. Tornato in Francia, venne incoraggiato a fondare un monastero in una solitaria località detta Longoritus, presso un fiume ricco di pesci. La nuova comunità di San Cirano, ordinata secondo la Regola benedettina, crebbe e prosperò, grazie anche all’insperato contributo del fiume pescoso.

Avveniva infatti che ogni mattina l’abate si recasse a pescare per provvedere alle necessità della comunità. E ogni mattina, secondo quanto si racconta, il Santo pescava esattamente tanti pesci quanti erano i suoi monaci, o qualcuno in più, per i poveri del paese. Una mattina però, pesca e ripesca, il numero dei pesci rimase inferiore di uno rispetto al numero dei monaci. San Cirano comprese che uno dei confratelli si era reso colpevole di qualche mormorazione. Un rapido interrogatorio confermò i suoi sospetti: un giovane monaco gli si gettò ai piedi, confessando di aver augurato all’abate pesche meno propizie. Il pesce che non mancava mai sulla mensa monastica rendeva la dieta molto monotona, un po’ troppo per i gusti del giovane religioso. San Cirano lo redarguì bonariamente, e seguitò a pescare. Ma allora, un gruppo di monaci a lui contrari lo accusarono di disertare il monastero per il fiume. Mormorarono addirittura che l’Abate si arricchiva segretamente, vendendo i frutti della sua pesca. San Cirano non smentì la calunia, ma preferì allontanarsi, riprendendo la sua vita di monaco errante e seguitando a guadagnarsi la vita pescando. Per questo suo vagabondare, non si sa bene dove morisse, né in che anno. Si sa però che il suo culto si diffuse presto attorno al monastero da lui fondato, che prese da allora il nome di Saint-Cyran, in onore del Santo paziente e prodigioso pescatore.

5  dicembre

Nata a Tagora, in Numidia, santa Crispina, moglie e madre, proveniva da famiglia nobile ed era di condizione agiata. Nel 304, durante la persecuzione di Diocleziano e Massimiano, venne arrestata e processata a Tebessa, nella Africa Proconsolare, davanti al giudice Anulino. Sant’Agostino commenta così il suo luminoso sacrificio: ” I persecutori si accanirono contro Crispina, contro questa donna ricca e delicata: ma ella era forte, perché il Signore era la sua protezione… Questa donna, fratelli, c’è qualcuno in Africa che non la conosca? Fu molto nota, di famiglia nobile, e ricchissima. Ma la sua anima non ha ceduto: è stato il corpo ad esser colpito “. La Passione, imperniata sul dialogo tra Crispina e il giudice, ci fa vedere con quanta tenacia la donna rifiutasse di ” sacrificare ai demoni “, resistendo ad ogni minaccia piuttosto che ” sporcare la propria anima con gli idoli, che sono di pietra, fabbricati dall’uomo “. Prima di lei, erano stati condannati probabilmente altri cristiani. Infatti i calendari fanno i nomi di Giulio, Potamia, Felice, Grato e sette altri. Perciò il giudice le chiese: ” Vuoi tu vivere a lungo oppure morire tra i supplizi come gli altri tuoi complici? “. ” Se volessi morire – ribatté la donna – non dovrei far altro che dare il mio consenso ai demoni, lasciando che la mia anima si perda nel fuoco eterno “. Venne emessa la sentenza di condanna, ” conforme alle prescrizioni della legge di Augusto “. Crispina l’ascoltò benedicendo il Signore. Poi tese il collo fragile al taglio della spada, poco fuori Tebessa, in un luogo dove è stata ritrovata l’antichissima ” memoria ” sepolcrale dedicata alla Martire.

6  dicembre

La storia di Asella, narrata in una lettera da San Girolamo, è questa: figlia di una famiglia distinta, a soli dieci anni decise di consacrarsi interamente al Signore. Vendé i monili fanciulleschi e gli abiti festivi, indossò una spoglia tunica scura, e prese a vivere nella sua casa né più né meno come una sepolta viva. ” Chiusa in una piccola stanza – scrive San Girolamo – si trovava a suo agio come in Paradiso. Un unico strato di terra era il luogo della sua preghiera e del suo riposo. Il digiuno fu per lei un divertimento; l’astinenza, una refezione… Osservò così bene la clausura da non arrischiar mai di metter fuori un piede, né parlò mai ad un uomo… “. Lavorava continuamente, non per sé, ma per i poveri, e al tempo stesso pregava o salmodiava. Visitava anche le tombe dei Martiri, ma nell’oscurità, senza mai farsi riconoscere. La vita durissima non le fiaccò il fisico; al contrario, sui cinquant’anni, secondo la testimonianza di San Girolamo era ” ancora in buona salute, e ancor più sana in spirito “.            ” Niente di più gioioso della sua severità -scriveva di lei il grande Dottore, – niente di più severo della sua gioia. Niente di più grave del suo riso: niente di più attraente della sua tristezza… La sua parola è silenziosa e il suo silenzio parla “. Asella, che a quel tempo aveva passato la cinquantina, visse ancora a lungo, nella sua clausura e nella sua penitenza. Vent’anni dopo era tuttora viva, e bella di una spirituale bellezza. Così almeno la vide uno storico dell’epoca, Palladio, il quale scrisse: ” Ho visto a Roma la bella Asella, questa vergine invecchiata nel monastero. Era una donna dolcissima, che mandava avanti diverse comunità “.

7  dicembre

Oggi si festeggiano due S. Claudio. Del primo non si sa nulla, se non che venne martirizzato in Africa assieme ad altri 4 cristiani. Il secondo narra la leggenda che fosse un tribuno di guardia ad un gruppo di cristiani in attesa del martirio. Si convertì e per questo l’imperatore Numeriano lo fece gettare in mare con un sasso al collo.

8  dicembre

Immacolata Concezione di Maria.  Già celebrata dal sec. XI, questa solennità si inserisce nel contesto dell’Avvento-Natale, congiungendo l’attesa messianica e il ritorno glorioso di Cristo con l’ammirata memoria della Madre. In tal senso questo periodo liturgico deve essere considerato un tempo particolarmente adatto per il culto della Madre del Signore. Maria è la tutta santa, immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa nuova creatura. Già profeticamente adombrata nella promessa fatta ai progenitori della vittoria sul serpente, Maria è la Vergine che concepirà e partorirà un figlio il cui nome sarà Emmanuele. Il dogma dell’Immacolata Concezione fu proclamato da Pio IX nel 1854.

9  dicembre

Oggi è festeggiata Valeria, Martire, accanto al cui nome appare quello di un Santo francese, che visse a Limoges, in Francia. Si tratta di San Marziale, uno dei primi evangelizzatori delle Gallie. La tradizione lo fa vivere nel 1 secolo, e lo dice addirittura uno dei 72 discepoli che seguivano Gesù in Galilea, mentre, in realtà, è dei III secolo. Di San Marziale, Santa Valeria non fu la sposa, ma piuttosto la figlia spirituale. Egli la convertì e versò l’acqua del Battesimo sul suo giovane capo e su quello, già grigio, della madre, Susanna. Susanna morì poco tempo dopo, lasciando al Vescovo Marziale molte ricchezze, terre e vigneti. Anche Valeria, fattasi cristiana, fece dono ai poveri della sua parte d’eredità e più che altro fece dono a Dio della propria verginità. Torna il fidanzato dalla guerra, e Valeria, dice la tradizione, lo prega di dimenticare il suo affetto, confessando com’ella sia ormai promessa ad un altro e più potente Signore. Ma il geloso innamorato non le lascia terminare la spiegazione: trae la spada, e recide d’un colpo la testa della fanciulla. Ed ecco, mentre la sua anima vola al cielo, il corpo di Valeria si rialza, raccoglie il capo mozzo, s’incammina, e va a deporlo ai piedi di San Marziale. Il fidanzato che vede ciò, si getta piangendo ai piedi del Vescovo, chiede perdono, compie un’amara penitenza, e finalmente anch’egli riceve il Battesimo. Si riunisce così, in una sorta di mistico fidanzamento, alla fanciulla amata e perduta.

10  dicembre

2^ domenica d’avvento. L’Avvento. Questo è il periodo dell’anno che prepara il Santo Natale, come la Quaresima prepara alla Santa Pasqua. L’etimologia della parola deriva dal latino adventus, “venuta”, parola che sancisce la discesa al mondo del Salvatore. I credenti vivono questo periodo liturgico nella gioia e la speranza, come vivono la Pasqua nella certezza della salvezza.

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