San Giacomo Roncole frazione di Mirandola
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Anticamente il dosso su cui sorge ora il villaggio di S. Giacomo Roncole doveva essere ricoperto da fitte boscaglie. Sta di fatto che del piccolo borgo si hanno notizie solamente a datare dalla metà del Duecento e, in particolare, dal 15 Giugno 1252, allorché le due casate dei Guido e dei Pico sottoscrissero un documento che comportava la spartizione dei beni posseduti nella Corte di Quarantoli, che lo comprendeva.
La storia riparla, poi, della «Villa» quando, il 2 Gennaio 1511, Papa Giulio II della Rovere, proveniente da San Felice, trasferì il suo quartier generale in un edificio posto a sud-ovest di Roncole e, successivamente, (12 ottobre 1513), in occasione della stesura di un altro atto di divisione di territori tra Giovanni Francesco II Pico e la cognata Francesca Trivulzio, agente in qualità di tutrice del figlio minore Galeotto II Pico.
Due grandi scorrerie ebbe a subire il villaggio nel giro di quattro anni per gli effetti della guerra di successione spagnola: il 24 e il 25 dicembre 1702, ad opera dei Francesi del generale Albergotti e, nel luglio del 1706 («sacco di luglio»), ad opera della cavalleria tedesca.
Estintasi la Dinastia dei Pico, il ducato di Mirandola (compreso il borgo di Roncole) fu ceduto (15 luglio 1710) al duca di Modena Rinaldo I d’Este, il cui successore Francesco III, con chirografo del 18 giugno 1767, conferiva in feudo ad uso di regno, al marchese Giuseppe Paolucci (di nobile famiglia oriunda da Perugia) le tre ville di S. Giustina, Cividale e Roncole.
Il feudo, ovviamente, ebbe fine con l’arrivo delle truppe napoleoniche, nel 1797. La parrocchia fu soggetta a Quarantoli, fin verso il 1470, poi a Mirandola, per divenire indipendente nel 1574. Fa parte della diocesi di Carpi.
La chiesa, probabilmente molto antica, è dedicata ai SS. Apostoli Filippo e Giacomo Minore, che fu vescovo di Gerusalemme e morì martire nel 62.
La facciata, rifatta nel 1738, è classica ed armoniosa. Poco più tardo (1771-1774) è il campanile, di linee eleganti. Fu innalzato con il contributo del marchese Paolucci, feudatario, come si è visto, di S. Giacomo, al posto di un altro, antico, che dovette essere demolito perché, essendo incorporato nella chiesa, ne comprometteva la stabilità dei muri per le oscillazioni dovute al movimento delle campane.
L’interno, decorato e affrescato durante un restauro del 1931, è ad un’unica navata, con quattro cappelle laterali, la prima delle quali, a sinistra, ospita il battistero in marmo, risalente al 1754 e un quadro di Albano Lugli, carpigiano.
Sull’altare marmoreo, settecentesco, nel 1968 sono stati collocati due angeli di fattura moderna, opera scultorea dell’artista Romano Pelloni (vivente), cui si devono pure le vetrate policrome. Monumentale è l’organo ad 850 canne, ottocentesco. Fra gli oratori di S. Giacomo Roncole il più notevole era quello della «Madonna dei miracoli», detto anche «della via di Mezzo», sulla strada per Carpi, annesso (fino al 1652) ad un convento di domenicani, sede dell’Inquisizione. Il tribunale, stando ai documenti, nel Cinquecento condannò al rogo diverse persone, accusate di stregoneria. Le sentenze venivano eseguite sulla pubblica piazza di Mirandola. Nel tempo l’oratorio fu diroccato, ricostruito, rimaneggiato, e finì di esistere nel 1929, durante lo scavo del Canale Diversivo. Fu sostituito con un piccolo edificio che custodisce, però, uno splendido altare, con paliotto in bianco e nero di Giovan Marco Barzelli e un dossale policromo che illustra i «Misteri del Rosario», capolavoro dello scagliolista carpigiano Giovanni Pozzuoli (1772): contorna l’affresco quattrocentesco della «Madonna dei miracoli». Sulla strada per Cavezze* si trova il semplice oratorio di S. Liberata e in località Dosso quello di S. Giovanni Battista, un tempo privato.
Tratto da: Enciclopedia Modenese
Autori: Giancarlo Silingardi – Alberto Barbieri
Il Segno dei Gabrielli Editori
Anno: 1996