San Giacomo Roncole e Borgo Furo
RONCULARUM
La prima notizia che si incontra, risale al 1212.
In tale epoca le diverse famiglie, chiamate dei Figli di Manfredo, divise in due casate, di GUIDO e PICO, decidendo la spartizione dei loro beni che tenevano in comune alla Corte di Quarantola, si dividevano (15 Giugno 1252) pure le pezze di terreno che tenevano nel luogo detto: RONCULARUM.
Una annotazione del Conte Taccoli trovò: «Terrae Curiae Quarantolorum – Silicei Cividale, Mortizolum, RONCORE, Mirandolae, VILLE de Quarantola, Ganzatica et Corniola, anno 1242».
Il Tiraboschi, trovò nominate le «Roncole» in una carta dell’ARCHIVIO SEGRETO ESTENSE dell’anno 1337 primo Dicembre, qui sotto riportata.
RVNCOLAE. Roncole o S. Giacomo, Villa già della Corte di Quarantola, ora nel Ducato della Mirandola, nominata nella divisione fatta da’ figli di Manfredi l’anno 1212, e in una carta dell’Archivio Segreto Estense dell’anno 1337 del 1° Dicembre. La Chiesa di S. Jacopo de Runchis è nominata in una carta dell’anno 1277 dell’Archivio di questo Monastero di S. Geminiano, in un’altra Reggiana del 1302 e in un’altra del pubblico Archivio di Modena dell’anno 1324. La Villa ora è feudo del Sig. March. Paulucci. Ultimamente questa Chiesa è passata nella Diocesi di Carpi (V. Mirandola).
Nella Convenzione e Pace che seguì il 12 Ottobre 1513, fra il Conte Giov. Francesco II Pico e la cognata Francesca Trivulzio madre e tutrice del Conte Galeotto II Pico, la Villa delle Roncole toccava alla Contessa insieme con Concordia, S. Possidonio, Fossa, Villanova, Vallalta, Tramuschio, Nocedella e Villafiorella. Il nostro territorio che anticamente divideva a sud il Ducato di Mirandola da quello di Modena univa a sè un villaggio detto Borgofuro ed insieme formavano un area coltiva di prima classe di ettari 1271,30.58, un’area valliva scoperta o di terza classe di ettari 156,54.60, un’area paludosa o di quarta classe di ettari 1,49.12. La sua popolazione era di 1100 anime, come annota e riscontra Padre Ignazio Papotti, dalle memorie della Chiesa di S. Filippo e Giacomo.
Moltissimo del materiale informativo proviene da una CRONISTORIA ritrovata in Archivio Parrocchiale e dal famoso illustre Sac. Felice Ceretti, il quale su commissione del sig. Pietro Molinari Tosatti, scrive: «Della Villa, del Feudo e della Parrocchiale» (1895).
Il libro, stampato in numero ristrettissimo (3 copie) e non tutte riconducibili, veniva offerto al novello Parroco di S. Giacomo Roncole Don Archimede Gaddi nel giorno del suo ingresso.
Ebbene, il Sacerdote Ceretti inizia questa sua fatica con una suggestiva descrizione del tempo e del luogo.
“Se io fossi chiamato a narrare le vicende del più umile dei paeselli, con le sue campagne libere e svariate, sparso di vigneti e di pioppi, di terreno arato ed incolto, quale risorse mi fornirebbe tal paesello del piano, che avesse veduto battaglie campeggiate nel più buio medioevo fra signorotti d’Italia, o più avanti ancora quando l’Impero di Francia scendeva e straziava la nostra terra.L’interesse crescerebbe quando mi fosse dato additare gli avanzi grigi delle rocche feudali e di spaziosi conventi alle ville merlate. Queste reliquie, rimangono ancora, nelle menti, delle gesta degli avi.Pur tuttavia, avendo assunto l’impegno di raccogliere la storia, gloria e sacrificio delle nostre genti…..”
RUNCULAE – RONCOLO – RONCULARUM – RUNCUS….. RONCOLE
Nella definizione più classica, Roncole: arnese ad asta adunca. Verificato con la descrizione di «ronchi», cioè boschi o boscaglie, che in grande quantità adornavano la Villa in più di ogni altra parte dello Stato o Ducato; quale peraltro era anticamente denominata «valle boscosa e nemorosa».
Queste parole del Papotti, hanno constatato le descrizioni che vengono fatte nell’antico distretto della Villa, preminenza di luoghi asciutti e nella quasi totalità «ronchiva» come doveva essere. Vi è da ritenere che la regione fosse dalla sua parte anche se sulla denominazione, le ragioni possono essere diverse. Nella derivazione di «Runcus», passato da un originario significato di (svellere le erbacce, sarchiare) ad un certamente più impegnativo «dissodare» ed anche «disboscare». Disboscamento e dissodamento, ampliano continuamente le aree coltivabili a disposizione, contribuendo ad un razionale ed equilibrato rapporto insediamento- ambiente.
Così come la terra di Luzzara (detta Lucciara, per le ottime pescagioni dei lucci), Brugneto (dagli alberi di susini, che lombardescamente si citano brugne), Lama (dal latino antico pozzanghera), Rovereto (dalle roveri), anche RONCOLE dalle ronchi (runcus).
Di questo nome si erano serviti anche i latini, poiché si legge nel «De Rustica» di Catone: «PER FERIAS POTUISSE FOSSAS TANGERI, VEPRES RECIDI, PRATUM PURGARI, SPINAS RUNCARI!».
BURGUS FURUS
(Borgofuro)
Il Ceretti, riferisce che nel rogito della divisione dei figli di Manfredo si nominano diverse pezze di terra poste in BURGO, alcune «intra» ed altre «extracircas» e suppone che sia il nostro Borgofuro perché in tale rogito non è menzionato altro borgo.
Il Tiraboschi trovò Burgus Furus nominato in una carta del’19 di Febbraio 1353, esistente nell’archivio dell’Opera Pia di Modena. Questo borgo era distante un buon miglio da Mirandola tra mezzodì e ponente ed il Papotti, seguito da padre Gavioli, scrive che fu chiamato Borgofuro per la frequenza di case «che giungevano sino alla Mirandola».
Nella relazione d’inventario a norma, sulla Chiesa Parrocchiale di San Giacomo Diocesi di Reggio paragrafo 7, cito: “L’Oratorio dell B.V. del Rosario sita in VILLA BORGOFURO nella via (detta volgarmente di Mezzo) – 1688″
il nostro Borgo che in seguito si unirà a S. Giacomo fu distrutto dal Conte Giovanni Francesco II Pico nel 1511 per ordine del Papa Giulio II: «per togliere gelosia alla Mirandola, che dal predetto Borgo riceveva pregiudizio, servendo ai nemici da ricovero».
Una ennesima valorizzazione del sito detto BORGOFURO, è dato dalla definizione di derivazione dal germanico BURGS (Burgus) a significare dapprima una località fortificata, poi, un villaggio ed infine un sobborgo.
Borgofuro confinava:
- A LEVANTE con Camurana
- A MEZZODÌ con Roncole e Medolla
- A PONENTE con S. Possidonio
- A SETTENTRIONE con S. Martino Carano e Borghetto
La sua estensione, sul finire del secolo (1699) era di biolche 1264 e la sua popolazione era compresa in quella delle Roncole.
Dell’antico Borgo rimane pochissimo oltre ad un pallido ricordo seppur vivo, inserito com’è nella Frazione e facente parte di una storia sempre memore ed austera, nelle braccia e nelle menti della generosa gente.
Tratto da: San Giacomo Roncole
A cura del Circolo ANSPI ” Le Roncole”
Autore: Emilio Andreoli
Anno: 1987