Quando la fame era tanta
Li flipi
(fette di mela seccate)
Ad autunno inoltrato, noi ragazzi andavamo a raccogliere le mele (pom campanin) rimaste per terra o sulle piante perchè irraggiungibili con la scala. Si pulivano bene e sul tagliere si tagliavano a fette. Con ago e filo si infilzavano per una lunghezza di 2-3 spanne, si esponevano le filzette al sole per l’essiccazione.
Diventavano “fiapi” ma si conservavano bene.
La notte, quando si rientrava in casa dopo il filò nella stalla, staccavamo dalla filza appesa alla trave, a pingulón tre o quattro flipi e, ingrutulì, si mangiavano anche sotto le lenzuola riscaldate dalla padlina ad brasi.
Al trapulìn
(la trappola) o (al grill)
Quando la neve copriva ogni cosa e i passeri andavano in cerca di un po’ di cibo, l’èra ora da métar fora al trapulìn.
Si osservava dove si posava al s-ciap at pasarin, si caricava al trapulìn tendendo la molla, mettendo l’asta sotto il grilletto alla cui estremità si infilzava un pezzetto di polenta. Con cautela ci si avvicinava, prendendolo per l’occhiello e si affondava nella neve. Tutto era pronto, predisposto a regola d’arte: il giallo della polenta era ben visibile sulla neve bianca. L’incauto passero, beccando, faceva scattare la trappola che scattando istantaneamente, si chiudeva sul collo.
Si prendeva l’uccellino, si sbatteva in modo energico per terra uccidendolo, si riposizionava al trapulìn e si andava nella stalla a spennarlo.
Con quattro o cinque passeri si poteva cenare: fritti in padella o meglio ancora in umido con la polenta calda, fumante: l’era un magnar da siór.
Tratto da : Giochi, lavori, ricordi di un tempo di Ado Lazzarini – Anno 2017
€ 10,00