Prof. Nello Bozzini – “Il Liceo G.Pico nella Resistenza”

Prof. Nello Bozzini – “Il Liceo G.Pico nella Resistenza”

31 Ottobre 2018 0

Prof. Nello Bozzini

IL LICEO “G. PICO’’ NELLA RESISTENZA

Il Liceo ebbe senza dubbio un ruolo nel periodo resistenziale. Già prima della caduta del fascismo, il Liceo di Mirandola aveva annoverato, fra i suoi docenti, diversi professori bolognesi antifascisti: Roberto Serracchioli, fucilato dalle brigate nere a Rovereto di Novi il 7 agosto del 1944; Sergio Telmon antifascista del Partito d’Azione in contatto con il centro clandestino del Movimento «GIUSTIZIA E LIBERTA’» di Firenze e Milano sin dal 1942; Amilcare Mattioli in contatto con le cellule militari del PCI di Bologna. Questi docenti con il loro insegnamento avviarono alla ribellione armata numerosi liceali che prevalentemente si incanalarono su due direttrici: la Liberalsocialista e la Comunista.

Gli studenti mirandolesi aderirono al Liberalsocialismo del Movimen­to partigiano «GIUSTIZIA E LIBERTA’» organizzandosi nel Partito d’Azio­ne, mentre i liceali concordiesi e di altri comuni limitrofi aderirono prevaltemente alle formazioni partigiane garibaldine organizzate dal PCI.

Tra gli studenti che iniziarono localmente la lotta partigiana, organizzati nella 14a Brigata partigiana garibaldina «REMO», ricordiamo il giovane mirandolese Silvano Marelli fucilato dai fascisti il 15/3/1945 davanti al muro di cinta del cimitero di Concordia:

bolognesi della Brigata nera «PAPPALARDO» le cui raffiche tolsero la vita a un corpo già sfigurato da orribili torture precedentemente subite.

Nella stessa località fu fucilato lo studente concordiese Migliorino Frati all’alba del 25/2/1945.

Ma lo studente Lino Pederzoli è senza dubbio la figura di maggior rilievo; egli nacque a Concordia sulla Secchia da famiglia di piccoli proprie­tari; frequentò il Liceo Classico “Pico” di Mirandola iscrivendosi successivamente alla facoltà di medicina a Modena allorché per eventi bellici fu costretto ad interrompere gli studi.

Ad un impegno pronto e vivace univa una notevole dirittura morale incapace di qualunque ambiguità; profuse quindi tutto il suo entusiasmo e le sue energie nella Resistenza dove si comportò sempre coraggiosamente: così nell’adempimento di una difficile missione, durante un combattimen­to brillantemente sostenuto, riusciva a trasportare in salvo un compagno ferito. Ma alle tenui luci dell’alba del 18/3/1945 fu sorpreso in un rastrellamento, effettuato da rilevanti forze nemiche, in località Ca’ Bianca un cascinale sperduto nelle valli di Fossa ai limiti della provincia modenese verso il mantovano.

Per non esporre la famiglia che lo ospitava, tentava di fuggire alla cattura prendendo la via dei campi; circondato da un pattuglione nemico e armato di una sola pistola ingaggiava un’impari lotta. Prima che fosse esaurito il caricatore, conservava per sè l’ultimo colpo e, piuttosto che arrendersi, si uccideva gridando ‘‘Viva la libertà”; cadde riverso sul fossato adiacente la strada e la sua salma fu oltraggiata dai nemici con sputi e raffiche di mitra.

Fu decorato di Medaglia d’argento alla memoria e nel 1945 gli fu conferita, nel corso di una solenne cerimonia, la laurea ‘‘honoris causa” in Medicina e Chirurgia.

Altri studenti si sacrificarono per la libertà: molti preferirono, dopo l’8 settembre, una disumana prigionia nei campi di concentramento tedeschi anziché collaborare col nemico: tra costoro ricordiamo l’ufficiale d’aviazione Cappi Marino deceduto in seguito agli stenti subiti da prigioniero. Altri furono fucilati dai tedeschi per il loro coraggioso contegno dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943: è il caso di Cesare Trentini valoroso ufficiale fucilato in Albania.

A tutti va il nostro rimpianto; ma il nostro affettuoso e commosso ricordo va anche a quegli studenti che, come Glauco Spezzani, caddero dall’altra parte della barricata.

Gli altri liceali, che sopravvissero alla bufera della guerra, passarono dalla adolescenza alla maturità senza conoscere la giovinezza: appena usciti dalle aule del Liceo, dovettero infatti affrontare traversie e vicissitu­dini che li maturarono anzitempo senza quasi nulla concedere alla goliar­dia degli anni verdi.

Nel periodo 1943-1945 della guerra civile, il Liceo però continuò ugualmente la propria attività, pur tra mille difficoltà, coraggiosamente e dignitosamente: non vennero mai concesse facili promozioni neppure nei tempi più duri in cui prevalevano la faziosità e la prevaricazione.

Più tardi, nei locali della scuola, bivaccò dal 25 maggio al 2 giugno 1944 il battaglione neofascista «IMPETO» della Scuola Allievi Ufficiali della Guardia Nazionale Repubblicana proveniente da Modena e diretto nel Veneto per attività di controguerriglia.

Il 22 aprile, giorno della Liberazione, il tricolore garrì finalmente nel pennone del Liceo a salutare la recuperata libertà..

Sulla partecipazione e sulle vicende di un nucleo di liceali mirandolesi, aderenti al movimento partigiano «GIUSTIZIA E LIBERTA » è di avvincen­te interesse un libro che Campanelli Dr. Giuseppe, figlio del Preside A. Campanelli, partigiano giellista, scrisse sui propri ricordi della Guerra di Liberazione nell’Appennino Bolognese durante gli anni 1944-1945. Il libro fu edito da Rizzoli nel 1964 e nel 1981 la Casa Editrice Sansoni ha ripubbli­cato il testo in una collana destinata ai libri di narrativa per gli studenti delle scuole medie italiane dove ha incontrato una lusinghiera accoglienza ed un’ampia diffusione scolastica. Tutto il racconto ha pagine di alta poesia che scaturisce dalla carica di umanità dei personaggi e dall’atmosfera ora tragicamente drammatica ora pacatamente elegiaca delle vicende narrate che gli studenti rivissero a Mirandola, a Firenze e sui monti della linea gotica. E una storia corale, solenne e vera che fu già recensita favorevol­mente anche dal premio Nobel Salvatore Quasimodo nella rivista Astrola­bio (Beppe Campanelli, ‘‘NE’ PAGA NE’ QUARTIERE”, Sansoni: collana “Leggere a Scuola” Firenze 1981, L. 3800).

Fra i numerosi ex studenti che parteciparono alla Resistenza, ricor­diamo infine Pino Ferraresi recentemente scomparso dopo avere raggiun­to i più alti gradi della carriera militare; nel 1944 rivestiva il grado di capitano dell’esercito in s.p.e. e si era dato alla macchia per non aderire all’esercito di Salò: nel 1945 fu nominato comandante della 14a Brigata partigiana «REMO» operante nel mirandolese e, coadiuvato dalla missione inglese del maggiore John Barton, diede alla brigata una efficiente struttu­ra militare e combattiva.

Da queste brevi note risulta dunque evidente la funzione nella Resi­stenza del Liceo “Pico” nelle cui aule si è concretamente forgiato il binomio di Scienza e Libertà.

Tratto da: Sessant’anni di vita del Liceo-Ginnasio “Giovanni Pico” – Mirandola 1923-1983

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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