Precisazione dell’A.N.P.I sulla liberazione di Mirandola del 22-5-1945

Precisazione dell’A.N.P.I sulla liberazione di Mirandola del 22-5-1945

25 Aprile 2022 1

Bandiera della Brigata Garibaldi

“Precisazione dell’ANPI sulla liberazione di Mirandola il 22/05/1945”

Leggi anche:Il Partito d’Azione Mirandolese – La liberazione di Mirandola

LA LIBERAZIONE DI MIRANDOLA
Documenti e precisazioni

Abbiamo voluto, attraverso la testimonianza dei diretti interessati, documentare come venne liberata Mirandola il 22-23 Aprile 1945.

La presente testimonianza è stata redatta a cura dei partigiani Silvio Salvarani e Oreste Gelmini.

A.N.P.I. Mirandola – 1992.

PRESENTAZIONE

Siamo ormai alle soglie del Duemila e quasi cinquant’anni sono trascorsi dalla fine della guerra.

Quei fatti, forse, ci sembrano lontani, come se non avessero nulla a che fare con il nostro presente, eppure questo nostro presente è frutto di quegli eventi, di quella lotta di liberazione che ha visto profondamente e dolorosamente partecipe la gente della nostra città.

Gli steccati ideologici, frutto della spartizione del mondo determinata da quella guerra, sono finalmente caduti e questa ci permette di analizzare e di approfondire quegli eventi con serietà e serenità.

Ci pare assurdo che si tenti di ribaltare “la lettura” di quei fatti sulla base di testimonianze e documentazioni poco precise e studiate in modo superficiale. Non ci pare neppure corretto, in nome di un senso di pietà comune verso i morti, che non si distinguano i partigiani dai fascisti, le vittime dai loro carnefici. Non è azzerando gli eventi più crudi della realtà che si costruisce la storia.

Queste pagine, nella loro pacatezza e nella loro semplicità, sono una preziosa testimonianza che precisa i fatti, e che ci insegna anche a non dimenticare, a non coprire tutto con un “Velo uniforme di nebbia ’’.

Il Sindaco

Corrado Neri

In un primo incontro svoltosi a Mirandola il 22 ottobre 1989 nella sede dell’A.N.P.I., erano presenti i seguenti partigiani della Brigata Garibaldi “Remo”:

Mario Roncadi, Guido Lana, Cirillo Bianchi, Dorvillo Bastianelli, Enzo Gavioli, Aldo Bertacchini, Franco Lodi, Vittorina Rebecchi, Alba Rizzolo, Raul Raguzzoni, Primo Luppi, Fiorino Mazzoli, Riccardo Butturi, Nino Pozzetti, Leonello Silvestri, Silvio Salvarani e Oreste Gelmini del Comando della Brigata.

All’ordine del giorno era stato posto il seguente quesito: “La liberazione di Mirandola fu opera del Battaglione “Pecorari” della XIV Brigata Garibaldi “Remo”, o di un gruppo di cittadini organizzati al momento dal Partito d’Azione guidati dai signori Giuseppe Cocchi e Bruno Pozzetti?”.

Ciò in quanto, in una relazione depositata all’Istituto Storico della Resistenza di Modena dallo stesso Cocchi e, tramite il Prof. Nello Bozzini, comparsa sulla rivista della F.I.A.P. “Lettera ai Compagni” nell’anno 1985 si afferma che il centro di Mirandola, al momento attraversato dai Tedeschi in ritirata sulla Statale 12 Abetone-Brennero, fu liberato da un gruppo di cittadini ancor prima dell’ingresso in città del Battaglione “Pecorari”.

Ilva Vaccari, nel libro “ll socialismo modenese e la Resistenza”, aggiunge del suo e trasforma il Battaglione “Pecorari”, in un autentico battaglione del Partito d’Azione.

La risposta, elaborata nel corso di più riunioni effettuate il 12 gennaio 1990, il 7 febbraio 1990, il 10 febbraio 1991 e il 10 agosto 1991, confortata da documenti, testimonianze e scritti (1) è la seguente.

(1) Diario Storico della “Brigata Garibaldi Remo”; Canova-Gelmini-Mattioli “Lotta di Liberazione nella Bassa Modenese” A.N. P. I. Modena 1975; F. Gorrieri “La Resistenza nella Bassa Modenese” TE.I.C. Modena 1973.

La liberazione di Mirandola dalle truppe di occupazione nazifasciste, avvenne il 22 Aprile 1945 dalle ore 22 circa in poi, ad opera del Battaglione “Pecorari” della XIV Brigata Garibaldi “Remo” in esecuzione del piano per la liberazione della città e della seconda zona militare elaborato e trasmesso in tempo utile a tutti i reparti dal Comando della Brigata “Remo”. Il piano delle operazioni predisposto dal Comando come risulta nella documentazione citata, prevedeva anche l’impiego di altre forze della II zona militare nella liberazione della città. Da Sud doveva convergere su Mirandola il Battaglione “Damasco” di Cavezzo, il quale fu impossibilitato a giungere sull’obiettivo assegnato, causa la violentissima resistenza di reparti tedeschi in ritirata che impegnò le forze partigiane in duri e sanguinosi combattimenti. (2) Da Ovest avrebbero dovuto giungere forze dalla Zona di Concordia. Queste, partite da Vallalta non riuscirono a superare la Strada Statale N. 12 Abetone-Brennero all’altezza di S. Giustina, bloccate dai mezzi blindati tedeschi in ritirata; mentre quelle di Concordia erano state fatte affluire Verso Modena e Mantova in difesa di ponti e officine minacciate di distruzione.

La liberazione di Mirandola si svolse nel modo seguente: Cirillo Bianchi al comando del IV Distaccamento proveniente da Ca’ Bianca (Gavello) che, nella marcia di avvicinamento, si era congiunto con il II Distaccamento al comando di Guido Lana, dopo scontri con forze tedesche in ritirata fuori ed alla periferia dell’abitato, alle ore 22 del 22 Aprile 1945 entrava in città. Contemporaneamente raggiungevano e entravano nell’abitato anche i gruppi armati guidati da Franco Lodi e Gavioli Enzo provenienti rispettivamente da Quarantoli e Gavello.

 (2) Vedi anche Canova-Gelmini-Mattioli, op. Cir. pag. 333.

Ai gruppi che per primi raggiunsero il centro dell’abitato non risultò alcuna presenza di gruppi civili armati, né di questo erano stati informati dal comando presente nella zona est della città, nei pressi della ex Caserma Mussolini, di seguito occupata.

Ed ecco alcune dichiarazioni dei protagonisti.

Franco Lodi al comando di una squadra del II distaccamento proveniente da Est era, alle ore 22, già in Mirandola; afferma che nella Caserma della Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.) quando loro vi entrarono, non vi era presenza di alcun armato.

Cirillo Bianchi dichiara quanto segue: “Dopo i fatti clamorosi della “Picca” del 18 Marzo ai quali prese parte da protagonista il maggiore inglese Burton e nel corso dei quali furono uccisi fascisti e tedeschi, e per rappresaglia fu bruciata una casa e fucilato il suo proprietario Sperindio Barbi, seguiti da un duro e sanguinoso scontro con i tedeschi e fascisti avvenuto a cavallo del terrapieno della ferrovia Bologna-Brennero, ci portammo a Ca’ Bianca di Gavello nei pressi della quale nella notte ci fu un lancio alleato di armi. Il 22 aprile dopo il congiungimento con il 2° Distaccamento di Lana, c’era con noi anche il vice comandante del Battaglione Giuseppe Artioli “Alvaro” ferito, ci portammo verso le ore 22 nel settore est di Mirandola nei pressi del Campo Sportivo dove, in casa Setti, aveva sede il Comando di Brigata con il capitano Ferraresi “Polo” e il maggiore inglese Burton, con i quali iniziammo le operazioni verso il centro della città. Entrammo verso le ore 22 all’interno dell’abitato dove iniziarono i primi scontri con le forze tedesche, che continuarono fino alla completa liberazione di tutta la città. A Mirandola sono certo che non esistevano gruppi di insorti armati né ciò era a conoscenza del Comando della Brigata con il quale ero in rapporto diretto e che mi avrebbe sicuramente informato”

Enzo Gavioli, che alla testa di una squadra di partigiani del 4° Distaccamento si era trasferito nella serata del 22 Aprile nei dintorni di Mirandola proveniente da Quarantoli, conferma quanto già detto dal Lodi e dal Bianchi. Fa inoltre notare che nella zona del Mulinello (Mortizzuolo) esistevano gruppi di partigiani sistemati in case tra loro vicine e all’interno stesso del grande deposito tedesco di munizioni, denominato “Minuet’ ’. In una di queste case vi era la missione alleata del maggiore Burton. Questi partigiani, dopo il combattimento della ‘‘Picca” contro fascisti e tedeschi si trasferirono alla Ca’ Bianca e, nella serata della domenica 22 Aprile, a Mirandola dove parteciparono ai combattimenti per la liberazione del centro cittadino.

Aldo Bertacchini ricorda che al comando del 1° Distaccamento proveniente dalla Zona Nord (S. Giustina) entrò in Mirandola circa alla stessa ora delle altre formazioni.

É stato inoltre ribadito che nella seconda zona militare “Bassa Modenese” non esistevano e non operavano reparti combattenti organizzati politicamente, mentre all’interno della formazione “Brigata Remo” erano presenti, come documenti dalla composizione dei comandi ufficialmente riconosciuti (vedi allegati) combattenti di ogni estrazione politica, religiosa, sociale e culturale e verosimilmente anche del Partito d’Azione. Le diverse forze politiche democratiche presenti nella zona erano attivamente presenti nei C.L.N. comunali, dove esercitavano congiuntamente e senza separazioni partitiche la loro azione di direzione e di governo locale. Per quanto riguarda la partecipazione del maggiore inglese Burton, si può ricordare che a dimostrazione della riconosciuta importanza della Resistenza della “Bassa Modenese” il comando alleato aveva inviato ed era presente presso il Comando della Brigata Garibaldi “Remo” una missione della “Special Force” comandata dal maggiore Burton.

La missione inglese dopo una presenza nella zona nel novembre-dicembre 1944, dai primi di marzo 1945 operava attivamente con il Comando di Brigata partecipando anche a scontri e combattimenti sostenuti dal Battaglione “Pecorari” prima e nel corso della liberazione di Mirandola. A tale proposito il Capitano e poi in seguito Generale Giuseppe Ferraresi (Polo), all’epoca comandante della Brigata “Remo” scrive: “Con il lancio della missione il Comando Alleato sanzionava il riconoscimento ufficiale delle formazioni militari della “Bassa Modenese” e attribuiva alla Brigata “Remo” i compiti e le prerogative di una regolare unità operante nelle retrovie del nemico” (3). Da quanto sopra esposto si evidenzia che la liberazione di Mirandola fu opera di consistenti contingenti partigiani i quali affrontarono duri scontri in tale battaglia, e che pertanto non si trattò di arrivare in una città già liberata come afferma lo scritto di Cocchi il quale, ignorando volutamente le forze in campo, la funzione del Comando di Brigata e lo stesso C.L.N., parla di civili insorti e per di più azionisti, come unici e risolutivi liberatori della città. A conclusione, mentre si torna a ribadire che la liberazione di Mirandola fu opera del Battaglione “Pecorari” della XIV Brigata Garibaldi “Remo”, Battaglione non certamente “azionista” come afferma con mal riposta convinzione Ilva Vaccari nel suo libro “Il socialismo modenese nella Resistenza”.

Lo stesso Prof. Bozzini (vedi lettera allegata), invita l’autrice a smentire quanto scritto nel suo libro, che per questo e per la verità storica, non fa certamente testo in questa vicenda. Con quanto sopra riportato i comandanti del “Battaglione Pecorari” e della XIV Brigata Garibaldi “Remo” presenti a questo ultimo incontro firmano il presente atto con il quale intendono riaffermare e tramandare la sola verità storicamente inconfutabile sulla liberazione di Mirandola avvenuta in quella lontana notte del 22 Aprile 1945.

(3) da “Aspetti militari nella Bassa Modenese” – dattiloscritto Padova 1970 – Pag. 2.
Vedi anche Atti del Convegno “Special Force nella Resistenza Italiana ’ ’ Bologna 28-30 Aprile I987
– Vol. I e II.

A) RUOLINO COMANDO BRIGATA *

Comandante di Brigata

GALAVOTTI ARTURO dall’ 1-10-43 al 14-8-44. Trasferito al Com.do Div. Modena M
GASPARINI RINO dal 15-8-44 al_l’11-2-45. Caduto in combatt.to a Disvetro, Cavezzo
FERRARESI GIUSEPPE dal 12-2-45 al 30-4-45.
Commissario di Brigata

GELMINI ORESTE dall’ 1-10-43 al 20-2-45. Trasferito a C.L.N. Provinciale Modena.
PALTRINIERI TULLIO dal 21-2-45 al 30-4-45.
Vice-Comandante di Brigata
ROVERSI ISOLINO dal 17-8-44 al 27-ll-44. Fucilato a S. Giovanni di Concordia.
BELLODI ARTURO dal 28-11-44 al 30-4-45.
Vice-Commissario di Brigata
BORSARI LUIGI dall’1-10-43 all’8-12-44. Trasferito alla 653 Brigata W. Tabacchi.
PALTRINIERI TULLIO dal 9-12-44 al 20-2-45. Nominato Commissario della Brigata.
POLLASTRI ADOLFO dal 21-2-45 al 30-4-45.
Capo di Stato Maggiore di Brigata
BRUNATTI REMO dall’1-10-43 al 16-8-44. Fucilato a Carpi.

BULGARELLI VENIZELOS dal 17-8-44 al 27-11-44. Fucilato a S. Giovanni Concordia.
ROVEDA SAVIO dal 28-ll-44 al 30-4-45.
Intendente di Brigata
TANFERRI GIUSEPPE dal 10-2-44 al 9-12-44. Nominato Ispettore di Brigata.
SONCINI ALFO dal 10-12-44 al 30-4-45.
Capo Servizio Collegamenti
SIENA ANTONIO dall’1-10-43 al 24-11-44. Caduto in missione a Gavello di Mirandola.

SARACINO GIUSEPPE dal 25-11-44 al 30-4-45.
Capo Servizio Sanitario
SALVARANI SILVIO dal 10-12-43 al 30-4-45.

Capo Servizio Informazioni
GHELFI FRANCESCO dal 10-2-44 al 30-4-45.
Ispettore con funzioni organizzative
PALTRINIERI TULLIO DALL’1-10-43 AL 9-12-44. Nominato vice commissario della Brigata

TANFERRI GIUSEPPE dal 10-12-44 al 30-4-45.
CALANCA GIUSEPPE dall’l-5-44 al 9-7-44. Caduto in combattimento a Cento (FE).

PEDERZOLI LINO dal 10-7-44 al 18-3-45. Caduto in combattimento a Fossa, Concordia.
FERRARESI GIUSEPPE dal 10-8-44 al 10-2-45. Nominato Comandante della Brigata.
ROSINA LUIGI dal 10-2-45 al 30-4-45.
Ispettore con funzioni non organizzative
MICHELINI SIRIO dall’1-5-44 al 30-1-45. Trasferito alla Divisione Modena M.

ARTIOLI FERRANTE dall’1-2-45 al 30-4-45.
SACCANI FRANCO dal 4-3-45 al 30-4-45.
Comando Piazza Mirandola

La costituzione del Comando Piazza di Mirandola è comunicata in una lettera del 05/11/1944, n. 10 di protocollo con oggetto <<Organizzazione Comando Piazza», Arch. ISRM, dep. Borsari, C/7.

Della costituzione dei Comandi Piazza nei maggiori centri della Provincia di Modena si occupa una lettera del 06/11/1944, n. 210 di protocollo scritta dall’Ufficiale di Collegamento al Comando gruppo Brigate EST, al Comando Divisionale e, per conoscenza, al CUR (Comando Unico Regionale).

Il Comando Piazza di Mirandola fu diretto dalla sua costituzione alla Liberazione dal Cap. Giuseppe Ferraresi che nel febbraio 1945 assunse anche il Comando della Brigata “Remo”.

  1. B) BATTAGLIONE “PECORARI” (Mirandola) *
    Comandante di Battaglione
    RIBUOLI LORENZINO il 15-5-44 trasferito alla Brig. Mario Speranza.

    NARDO LUIGI dal 16-5-44 al 30-4-45.
    Vice-Comandante di Battaglione
    GUALDI LUIGI il 31-8-44 caduto in combattimento a Gavello, Mirandola.

    ARTIOLI GIUSEPPE dall’1-9-44 al 30-4-1945
    Commissario di Battaglione
    POLLASTRI ADOLFO il 21-2-45 nominato Vice-commissario della Brigata <<Remo»

    GALAVOTTI GIUSEPPE dal 21-2-45 al 30-4-45.
    Vice-Commissario di Brigata
    RIBUOLI LORENZINO dal 20-8-44 al 30-4-45.

    Ispettore di Battaglione
    MASINI MARCO fino al 30-4-45.
    Capo Servizio di Battaglione
    FREGNI RENZO il 26-2-45 caduto in combattimento a S. Giacomo Roncole, Mirandola
    BORGHI GINO dal 27-2-45 al 23-4-45. Caduto in combattimento a Mirandola.
    Intendente di Battaglione
    GUADALINI RICCARDO il 31-8-44. Caduto in combattimento a Gavello, Mirandola
    ARTIOLI FERRANTE dall’ 1-9-44 al 31-1-45. Nominato Ispettore della Brigata
    1° DISTACCAMENTO
    Comandante di Distaccamento      CommissarioDistaccamento
    BERTACCHINI ALDO                               TONINI ALIDE
    2° DISTACCAMENTO
    Comandante di Distaccamento                   Commissario di Distaccamento

LANA GUIDO                                              POZZETTI DARIO Deportato in Germania

GHIRRI ALFREDO

3° DISTACCAMENTO

Comandante di Distaccamento                   Commissario di Distaccamento

PRIMO LUPPI                                              RAGUZZONI RAUL

MAINI IDALG

4° DISTACCAMENTO

Comandante di Distaccamento                   Commissario di Distaccamento
BIANCHI CIRILLO                                     GAVIOLI MARIO

5° DISTACCAMENTO

Comandante di Distaccamento        Commissario di Distaccamento

PECORARI OLES Fucilato a S. Martino Spino    BORGHI MARIO Fucilato a S. Martino Spino
TIRONI ORFEO                               MAINI IDALGO
COMITATI DI LIBERAZIONE CLANDESTINI *

Mirandola
ADOLFO POLLASTRI    – P.C.I.        NELLO  BOZZINI             – P.cA.ALFO               SONCINI          – P.S.I.        NUBES             GAMBUZZI       – P. d’A.
TORQUATO    ZAGNOLI        – D.C.         RENZO            PIVETTI             – Indipendente

UMBERTO      VANZINI         – D.C.
Concordia
GIUSEPPE       TANFERRI       – P.C.I.        TONINO          BENATTI            – D.C.
LABORI           MESCHIERI    – P.S.I.

  1. Possidonio
    FERNANDO REBECCHI     – P.C.I.        DIEGO             DI MARINO       – D.C.
    NAPOLEONE SGARBI           – P.S.I.
    Cavezzo
    SINDO             GAVIOLI         – P.C.I.        OSCAR            PACCHIONI      – D.C.

    CIBERIO          BONFATTI      – P.C.I.        GIUSEPPE       PALTRINIERI   – P. d’A
    ADELMO         VACCARI        – P.S.I.
    Medolla
    ROMUALDO   FINESTRALI   – P.S.I.        FRANCESCO MOLINARI        – D.C.

    ELIA                 BRUINI            – P.C.I.
  2. Prospero
    FRANCESCO BERGAMINI – P.C.I. OTELLO          BORALDINI      – P.C.I.
    ALFONSO       BORGHI           – P.C.I.       DINO                BERTELLI          – P.S.I.
    GINO                FERRIANI       – P.C.I.       ARMANDO     ZACCONI           – D.C.
    Camposanto
    ANELLO          VEZZALI        – P.C.I         ELIO                 ZENEROLI         – P.R.I.
    FRANCESCO ROVATTI       – P.S.I.         UMBERTO      DONDI                – P.C.I.
    GIUSEPPE       CAVALLINI    – D.C.
    S. Felice
    ERMETE          BELLINI         – P.C.I.         ROMEO           MALAVASI        – D.C.
    GIUSEPPE       TOSATTI       – P.L.I.          DARIO             FERRARESI       – P.S.I.
    Finale Emilia
    ALBINO           SUPERBI         – P.C.I.       IGNAZIO         PARMEGGIANI – P.S.I.
    IVO                   BELLODI         – P.S.I.        CARLO            FRASSOLDATI – D.C.

Massa Finalese (fraz. di Finale)

MARIO             MONARI          – P.S.I.        MARTINO       MOLINARI         – P.S.I.
OSCAR            SERAFINI        – P.C.I.        ANGELO         SETTI                  – P.S.I.
GIUSEPPE       BATTIGLIOLI – P.S.I.
* Canova-Gelmini-Mattioli, “Lotta di Liberazione nella Bassa Modenese”, A.N.P.l. Modena 1975, pagg. 368, 369, 370, 371.
APPENDICE I
Il Comando della Brigata Remo affida a Cocchi Giuseppe – Comandante del nucleo giellista che ha occupato la Caserma della G.N.R. fascista di Mirandola – l’incarico di presidiare la Caserma in attesa dell’arrivo in città delle altre forze partigiane del Btg “Pecorari”.

(Archivio Cocchi – Avezzano l’Aquila)
ll comando dalla Caserma è assunto dal Sig. Cocchi. Tutti gli armati entro detta caserma devono stare agli ordini di detto comandante. Non vale nessun ordine se non ha regolare timbro.
Il Comando di Brigata.
APPENDICE II

Il nucleo azionista della Brigata Remo organizza l’occupazione di Mirandola Relazione al Partito d’Azione. (Archivio ISR di Modena).

Nella notte del 21 aprile 1945 alle ore 22 circa, in un casa-rifugio nella campagna tra S. Martino Carano e S. Possidonio, ove mi trovavo, fui avvertito che il Comando della Brigata Remo ordinava di tenersi pronti per l’occupazione di Mirandola e per la sua difesa dai tedeschi in quanto le truppe alleate si stavano avvicinando.

Immediatamente mi recai in città, avvertii e feci avvertire tutti gli amici. Nella mattinata del 22 mi presentai al Comando, che si era installato in una villetta lungo la circonvallazione est di Mirandola, per riferire che i miei amici erano pronti. Fui invitato a ripresentarmi alle ore 13,45 per eventuali disposizioni. Puntuale all’appuntamento il comandante Cap. Ferraresi mi ordinò di tenere sotto osservazione la caserma della G.N.R. in quanto i militi fascisti erano stati invitati a sbandarsi senza armi e lasciare la caserma prima delle ore 18: diversamente a quell’ora sarebbero stati attaccati dalla forze partigiane. Alle ore 14, accompagnato da Bruno Pozzetti, dopo aver constatato che attorno alla caserma non c’erano movimenti di militi, decisi con un pretesto di entrare nella caserma stessa la cui porta d’ingresso era chiusa. Passato, ci fu aperto e ci trovammo alla presenza di una decina di uomini. Dal dialogo che seguì apprendemmo che altri si erano già allontanati e che erano incerti sul da farsi. Allora ci qualificammo e riuscimmo a convincerli ad andarsene anch’essi. Uno di loro che era in borghese, fu mandato fuori a cercare abiti civili per gli altri. Al suo ritorno, rivestiti in borghese anche gli altri militi, uno alla volta, a breve distanza l’uno dall’altro e disarmati, si allontanarono dalla Caserma che rimase cosi in possesso mio e di Bruno Pozzetti. Lasciato Pozzetti in caserma, mi recai al Comando per riferire. Ivi mi fu ordinato di fare occupare la Caserma dai miei amici e di tenerla in attesa che alle ore 18 giungesse da Mirandola il Battaglione Pecorari della Brigata Remo. Mi fu inoltre rilasciato il seguente ordine scritto: “l comando della Caserma è assunto dal Sig. Cocchi. Tutti gli armati entro detta caserma devono stare agli ordini di detto comandante. Non vale nessun ordine se non ha regolare timbro. Il Comando Brigata” (Segue timbro a due cerchi concentrici con Stella a Cinque punte).

Chiamati gli amici ed invitati dei conoscenti fidati, in breve la Caserma fu occupata da una quarantina di persone.

Erano circa le ore 15. Poco dopo, con alcuni uomini armati solo di pistole, mentre perlustravo i dintorni della Caserma, mi imbattei in una pattuglia di tre tedeschi. Coltili di sorpresa e circondatili, dopo aver puntato loro le rivoltelle, li disarmammo e li trascinammo in caserma. Ivi alcuni armati si avventarono contro i tre prigionieri e parlarono di ucciderli. Uno dei tre allora, preso dalla paura e dalla disperazione, si avvinghiò ad un armato per impossessarsi dell’arma e difendersi. Dovetti intervenire con decisione anche minacciando l’uso delle armi per riportare l’ordine: era inumano uccidere chi si era arreso e proprio a poche ore dalla fine della guerra, anche se si trattava di tedeschi. Temendo poi che la paura facesse di nuovo perdere il controllo dei nervi al tedesco, che già una volta li aveva persi, ed in un ulteriore tentativo di fuggire uccidesse o venisse ucciso, ordinai di lasciarlo immediatamente libero; tanto non poteva più nuocere. Gli altri due, viste le mie intenzioni e la mia fermezza, se ne stettero tranquilli in caserma ritenendola un luogo più sicuro della strada. Più tardi transitarono, in colonna, automezzi carichi di tedeschi e delle autoblindo, una delle quali trainava un cannoncino, si fermarono lungo il Viale poco distante dalla Caserma. I soldati tedeschi che lo guidavano, disposero il cannoncino e le mitragliatrici delle autoblindo con la bocca puntata verso la caserma, ma non riuscii a comprendere se intenzionalmente o per caso, tanto più che poi si aggiravano nei pressi apparentemente tranquilli come in attesa che passasse il tempo. Alle ore 18,30, non avendo sentore dell’arrivo del battaglione Pecorari e non potendo pensare di poter sostenere un eventuale attacco alla caserma da parte della autoblindo e del cannoncino per la inferiorità della potenza delle armi se non del numero degli uomini che le servivano, anche per prudenza, disposi che Castellini partisse con 25 armati divisi in due squadre e si trasferisse, dalla caserma in un cortile di una casa del Centro dell’abitato, un certo numero di armi. Disposi altresì che una squadra tenesse sotto controllo la zona sud-est di Mirandola, particolarmente la cabina di distribuzione dell’energia elettrica, e l’altra, la zona sud-ovest con l’ospedale civile; la squadra rimanente, in caserma, doveva presidiarla e tenere sotto controllo la zona Centro-nord di Mirandola. Alle ore 22,30 mi recai al Comando per riferire ed avere notizie ed ordini. Appresi che il Battaglione Pecorari, che alle ore 18 avrebbe dovuto entrare in Mirandola, era stato fermato in campagna per scontri con tedeschi in ritirata.

Ne conseguiva che la città doveva, almeno per il momento, essere difesa dal solo gruppo di armati alle mie dipendenze. Non avendo io collegamenti con gli altri partigiani che dovevano concorrere a presidiare Mirandola in attesa dell’arrivo degli alleati, per un migliore coordinamento delle forze, ritenni opportuno porre le tre squadre di armati da me comandate sotto il controllo diretto e costante del Comando Brigata. Castellini fu posto a capo di una pattuglia di tre uomini con l’incarico di tenere il collegamento tra le tre squadre, il sottoscritto e il Comando di Brigata. Rientrato poi in Caserma, mi fu riferito che le due autoblinde con il cannoncino erano partite. Verso mezzanotte le due squadre azioniste a sud-ovest di Mirandola aprirono il fuoco, ora l’una, ora l’altra, contro automezzi carichi di militari tedeschi in ritirata e le loro sparatorie sia pure con intervalli, si prolungarono fino alle ore due. Non conosco le eventuali perdite tedesche in quanto nessun automezzo fu fermato nella sua fuga. Solo nella mattina mi fu comunicato la morte di due partigiani non delle mie formazioni, ma ancora oggi non conosco le vere circostanze nelle quali essa avvenne essendo le versioni fornite più d’una e contrastanti tra di loro (pare comunque che un partigiano tedesco (Hans) e il patriota mirandolese (Ori) – provenendo da opposte direzioni – si sono incrociati sotto la Galleria Comunale e si siano uccisi a vicenda scambiandosi per nemici nella oscurità della notte). In piena notte, erano circa le ore due del 23 aprile, una batteria americana aprì il fuoco sull’abitato. Ritornai allora al Comando per avere notizie, sorpreso che gli alleati non fossero a conoscenza che la città era sotto il controllo dei Partigiani e per chiedere di nuovo del Battaglione Pecorari. Mi fu riferito che le prime pattuglie del Battaglione Partigiano stavano già entrando in città e che una pattuglia sotto il comando dello stesso Cap. Ferraresi era partita per raggiungere le truppe alleate e fare cessare il fuoco su Mirandola. Solo alle ore 5,30 circa il cannoneggiamento ha avuto fine. Non si lamentano danni alle persone in quanto alla prima cannonata erano tutte fuggite in periferia; qualche casa invece è stata incendiata o diversamente danneggiata. Finalmente nella piena mattinata una colonna di truppe alleate è entrata in città tra il tripudio delle forze Partigiane e della popolazione.

Mirandola, li 5 maggio 1945.

Cocchi Giuseppe

 LETTERA DI NELLO BOZZINI a ILVA VACCARI

Cara Ilva,

nell’ambito della nostra amicizia e reciproca collaborazione, mi preme farti presente quanto segue: a pag.11 del tuo ottimo libro: “Il Socialismo modenese nella Resistenza” si legge “A Mirandola il battaglione Pecorari, interamente azionista, occupò le caserme fasciste rimanendo solo sulla piazza l’intera giornata”. A tale proposito, per amore di quella verità che tanto sta a cuore a te, mi permetto di fare alcune precisazioni:

  • il btg. Pecorari della 14° Brigata Garibaldi “Remo” era costituito in stragrande maggioranza da elementi di orientamento comunista mentre gli azionisti non erano più di 3 o 4 elementi e costituivano una squadra armata appartenente al battaglione stesso e integrata nelle operazioni militari del battaglione stesso attraverso gli ordini che riceveva direttamente dal Comando Piazza e precisamente dal capitano Ferraresi che, come comandante di  tutta la Brigata “Remo”, coordinava le azioni di tutti i battaglioni e quindi anche del btg. Pecorari. (Il btg. Pecorari aveva aggregato a se stesso il nucleo azionista come è affermato nella relazione di Bozzini e Cocchi “lL PARTITO D’AZIONE CLANDESTINO A MIRANDOLA NEL MODENESE”, cap. 2°“Agosto 1944 / Aprile 1945”, comma 10/11, pubblicata nel periodo della FIAP “Lettera ai Compagni’’ nella rubrica “Le Pagine della Storia”; la stessa affermazione è presente in una successiva pubblicazione edita nel 1985 dal Circolo Culturale “E. Vittorini” di Mirandola “IL PARTITO D’AZIONE CLANDESTINO NEL MIRANDOLESE” scritta da Cocchi e Bozzini, comma 10/11. Il ricevimento degli ordini impartiti dal Comando Piazza al nucleo azionista e attestato dalla Appendice I delle pubblicazioni sopra citate). Comunque, il btg. Pecorari della 14” Brigata Garibaldi ‘‘Remo” durante i combattimenti della Liberazione era ufficialmente un’unità militare apartitica (infatti il CUMER in data 02/04/45 aveva disposto la militarizzazione di tutte le forze partigiane abolendo fra l’altro ogni denominazione di Gap e Sap); era però ovviamente sempre acclarato il vario eventuale orientamento partitico dei patrioti; era pure manifesta la matrice partitica delle brigate: matrice che si rispecchiava nelle varie denominazioni a seconda dei partiti che avevano organizzato, nell’ambito del C.L.N., le brigate stesse; questa matrice partitica era presente anche nel momento della Liberazione (brigate GARIBALDI se organizzate dal PCI, brigate MATTEOTTI se organizzate dal Psi, brigate GIUSTIZIA E LIBERTA’ se organizzate dal PARTITO D’AZIONE, brigate ITALIA se organizzate dalla DC).
  • Come risulta in particolare modo dalla Relazione di Giuseppe Cocchi sul Partito d’Azione mirandolese (V. Appendice II delle opere elencate al precedente punto l e conservate in ISRM) durante i combattimenti – per una coincidenza fortuita – alcuni patrioti e precisamente Cocchi Giuseppe, Pozzetti Bruno e Castellini Franco, tutti di orientamento azionista ma in qualità di combattenti del btg. Pecorari, nel pomeriggio del 22/4/45 coordinarono circa 40 patrioti mirandolesi che suddivisi in 3 squadre occuparono la caserma della GNR sotto il comando del Cocchi, presidiarono in Mirandola in attesa dell’ingresso in città delle altre forze del btg. Pecorari e verso mezzanotte le squadre (che il Cocchi nella sua relazione-scritta in prima persona definisce azioniste unicamente per sottolineare l’orientamento politico dei loro coordinatori) aprirono il fuoco contro i tedeschi in ritirata e a notte inoltrata si unirono nella lotta alle altre forze del btg. Pecorari entrate nel frattempo in città con un certo ritardo, con il grosso dei loro reparti, a causa di sanguinosi combattimenti che ne avevano ritardato la marcia.
  • Fu quindi la squadra del Partito d’azione che – come componente del btg. Pecorari e sotto gli ordini del Comando della Brigata “Remo” (cfr. Appendice I di op. cit.) – organizzò, nelle persone di Cocchi, Castellini e Pozzetti, i mirandolesi insorti nel primo pomeriggio del 22/4/45 e li guidò nella occupazione di Mirandola sino all’arrivo delle rimanenti forze del Btg. Pecorari. E’ comunque veritiero che la prima azione militare della liberazione di Mirandola – precisamente l’occupazione della locale caserma del GNR – fu eseguita da 2 patrioti del btg. Pecorari (Cocchi Giuseppe e Pozzetti Bruno) di orientamento azionista che agirono su precise disposizioni del cap. Ferraresi comandante militare della Brigata Remo cui apparteneva il 2° btg. Pecorari: tali fatti sono chiaramente documentati nel comma 5 della Appendice II delle pubblicazioni elencate al precedente punto I e nell’Appendice II (fotocopia del Comando della Brigata ‘‘Remo’’).
  • A quanto mi risulta, nessuna Relazione o pubblicazione del Partito d’azione (o qualche dichiarazione dei suoi membri) ha affermato che il btg. Pecorari fosse interamente azionista: non lo affermano infatti i seguenti scritti:
    1. Relazione di Cocchi Giuseppe comandante della squadra del Partito d’Azione: relazione compilata nel 1945 (prot. n. 369, Archivio ISR, 13) che riferisce sulla attività della squadra nei combattimenti della Liberazione, data della Relazione e il 6/5/45.
    2. Bozzini Nello “Storia del Partito d’Azione a Mirandola” in “Lettera ai Compagni”, n. 6, 1971; riferisce la storia del P. D’AZIONE dal 1941 al 22/4/45.
    3. Cocchi/Bozzini – Relazione sul Partito d’Az. – anno 1978 (ISRM): riferisce nel I capitolo, redatto dal Bozzini, sull’attività del Partito d’AZ. Mirandolese dalle sue origini all’agosto 1944; il 2° capitolo, dall’agosto 1944 al 1947 è stato compilato dal Cocchi e dà ampio spazio alle precisazioni sul nucleo azionista, componente del btg. Pecorari, durante la 1° fase dei combattimenti per la Liberazione di Mirandola. Il Cocchi confuta la tesi esposta a pagg. 338/339 del libro di Canova/Gelmini/Mattioli ‘‘Lotta di Liberazione nella Bassa modenese”, Modena 1975 in cui si negava il contributo del nucleo azionista alla Liberazione di Mirandola affermata dalla Relazione Cocchi di cui al precedente punto a). Il Cocchi dimostra (v.c. 10/ 13) che le due tesi – la sua e quella esposta nel libro – non sono discordi.
    4. Cocchi/Bozzini “Il Partito d’Azione a Mirandola nel Modenese” in “Lettera ai Compagni” – Le pagine della Storia, 1985. Vi si ribadisce come non vi sia contraddizione, ma integrazione fra le due tesi sopra elencate. È infatti nel vero la storiografia comunista quando attribuisce al btg. Pecorari la liberazione di Mirandola come è nel vero la storiografia azionista quando attribuisce ai propri elementi-membri sempre del btg. Pecorari – il merito della priorità temporale della liberazione stessa.
    5. Cocchi/Bozzini “IL PARTITO D’AZIONE CLANDESTINO NEL MIRANDOLESE – IL CONTRIBUTO DELLE FORZE LAICO/SOCIALISTE ALLA LOTTA DI LIBERAZIONE’’ a cura di Franco Verri, edito nel 1985 dal Circolo Culturale “E. Vittorini” di Mirandola e dalla FIAP (Federazione Italiana Associazione Partigiane). Tale pubblicazione si differisce dalla precedente in quanto è preceduta da una ricca nota introduttiva del prof. Franco Verri ed inoltre elenca le vicende del gruppo azionista mirandolese sino alla distruzione della sede mirandolese della Associazione “GIUSTIZIA E LIBERTA’” avvenuta nel 1948 ad opera dei dimostranti comunisti in seguito all’attentato a Togliatti. L’Associazione ‘‘GIUSTIZIA E LIBERTA’” raggruppava i locali partigiani azionisti, ma non si costituì parte civile nel processo che susseguì. Con tale distruzione il nucleo azionista scomparve definitivamente dalla scena locale.

Gent.ma Ilva, con questo lunga dichiarazione ho inteso darti una relazione completa e veritiera delle vicende dei patrioti azionisti mirandolesi in seno al btg. Pecorari.

La pubblicazione edita dal Circolo “Vittorini” è stata presentata nella primavera del 1985 dal prof Lamberto Mercuri (docente titolare di Storia Contemporanea presso l’Università di Teramo) nella sede del Circolo stesso ed è ora reperibile presso ISRM.

Poiché – come è affermato nella pubblicazione stessa – io non ero nella zona sino al 22/4/45, purtroppo chi ha scritto in 1° “persona i fatti stessi (e precisamente il Cocchi) è defunto 3 anni fa; gli altri 2 azionisti (Cocchi e Pozzetti) sono emigrati definitivamente da Mirandola.

Se uscirà una nuova edizione del tuo pregevole libro, ti suggerirei di tenere conto delle mie precisazioni.

Cordialmente

Nello Bozzini

MARELLI SILVANO 1928 – 1945

MINISTERO DELLA DIFESA

Ricompensa al valor militare “alla memoria” per attività partigiana

Con decreto del Presidente della Repubblica 16 gennaio 1991, registrato alla Corte dei Conti il 9 maggio 1991, registro n. 19 Difesa, foglio n. 290, è stata concessa la seguente ricompensa al valor militare “alla memoria” per attività partigiana: Medaglia di bronzo

Marelli Silvano, nato il 7 settembre 1928 a Mirandola. -Giovane studente liceale, animato da nobili sentimenti patriottici, partecipava alla Resistenza con compiti di reclutamento e collegamento e, successivamente, a diverse azioni di guerriglia, dimostrando esemplare ardimento. Catturato dopo la battaglia di Concordia, veniva per lunghi giorni barbaramente seviziato, sostenendo con animo indomito crudeli sofferenze senza nulla rilevare che potesse nuocere ai compagni di fede. Il 15 marzo 1945 affrontava, con ammirevole comportamento il plotone d’esecuzione.-

Concordia, 15 marzo 1945.

Pubblicato sulla G.U. n. 227 del 23-9-1991.

 

SMERIERI UMBERTINA 1920 – 1945

MINISTERO DELLA DIFESA

Ricompensa al valor militare “alla memoria” per attività partigiana

Con decreto del Presidente della Repubblica 17 aprile 1990, registrato alla Corte dei Conti il 15 febbraio 1991, registro n. 9 Difesa, foglio n. 139, e stata concessa la seguente ricompensa al valor militare “alla memoria” per attività partigiana: Medaglia d’argento.

Smerieri Umbertina, nata l’8 giugno 1920 a Medolla. -Giovane staffetta partigiana, catturata nell’esercizio delle sue pericolose funzioni, per quindici giorni resisteva alle insidie e torture del nemico. Cadeva infine, per fucilazione, in eroico incrollabile silenzio. –

Stradella di Revere (Mantova), 25 marzo 1945.

Pubblicato sulla G.U. n. 118 del 22-5-1991.
Si ringrazia Ia Cooperativa muratori del Comprensorio di Mirandola che con il suo generoso contributo ha permesso Ia pubblicazione di questo volume.

A.N.P.I  Mirandola

One thought on “Precisazione dell’A.N.P.I sulla liberazione di Mirandola del 22-5-1945
  1. Antonio Zerbini

    Essendo nato il 27/9/44 in quel che era la locanda La Fenice ora bar Tazza d’oro successivamente ho avuto il piacere di conoscere molti dei personaggi qui descritti.Ricordi e fatti da non dimenticare.

    23 Aprile 2020 Reply
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