Pietro Annigoni
Pietro Annigoni, maestro contemporaneo, cittadino onorario mirandolese nel 1983 (anno del suo affresco: Crocefissione, in Duomo), è vissuto tra il 1910 e il 1988. “Di ceppo emiliano” – diceva lui – “adottato dai fiorentini, casualmente nato a Milano”. Il padre di Pietro era infatti Ricciardo, mirandolese (1870 -Firenze 1944), un laureato del Politecnico di Milano, direttore dell’Unione Telefonica di Brescia, poi dirigente dell’Edison, studioso di costruzioni in cemento, notista di riviste scientifiche, primo maestro del pittore.
Ed è dedicato appunto a Ricciardo, figlio di Giovanni e di Assunta Bresciani, lo stesso Cristo del Duomo, opera eccellente, ma che doveva meglio risolversi, se fosse stata concessa l’autorizzazione in un ciclo di pitture per San Francesco, inopinatamente negate dalla Sovrintendenza e in seguito dal Ministero dei Beni Culturali. Motivo: nessuno voleva ammettere la completa valenza dell’artista, che pure in passato aveva affrescato tutta la ricostruita Abbazia di Montecassino, la chiesa di Ponte Buggianese, poi nella Basilica di Sant’Antonio da Padova, ecc. avendo ritratto reali e grandi personaggi di tutto il mondo.
Se Mirandola oggi ha meno turisti lo si deve ad errori grossolani di sedicenti esperti di accostamenti. Ad Annigoni non si doveva negare di dipingere chiese intere perché nessuno come lui era tanto vicino ai maestri del passato.
Quest’uomo veniva a Mirandola, di solito, per far visita alla tomba di nonno Giovanni, un garibaldino proveniente da Modena che nell’Isolato del Castello, attuale via Tabacchi, aveva un’osteria e che quando morì non volle cerimonie religiose, ma l’accompagnamento di un corpo bandistico e tante bandiere, avendo combattuto a Bezzecca, dove rimase ferito e che con lui avevano combattuto per Garibaldi e per la causa dell’Indipendenza i suoi fratelli Francesco, Antonio e Giuseppe.
Giovanni è iscritto sia nei “quadri” del 1860-’61 che in quelli della terza guerra d’Indipendenza (1866) e della Campagna di Roma (1867). Negli archivi del Comune di Mirandola (dove fece le prime ricerche serie Sandrino Gozzi), Giovanni Annigoni è segnato come nativo di Modena il 15 novembre 1843. La nonna Assunta il 28 Gennaio 1849. Entrambe emigrati il 1° gennaio 1873. Ricciardo era nato a Mirandola il 10 maggio 1870 e da qui emigrò il 1° gennaio 1873, appunto con i genitori. Un fratello di Ricciardo, Ricciotti (nome della famiglia Garibaldi) era nato a Mirandola l’8 marzo 1872 e si era spento per febbre maligna il 18 gennaio 1873. Nessuno della famiglia Annigoni lasciò Mirandola senza rimpianti. Lo stesso Giovanni, infatti, tornò nella città dei Pico dove ebbe una tomba nel sottopiano dell’arcata 91 sinistra (perpetue) del cimitero di Santa Giustina. Da tanto nonno un grande ingegno di padre, che notiamo effigiato all’I.T.I., dove gli è stato dedicato il padiglione delle officine e dei laboratori, inaugurati nel 1978. Pietro Annigoni ha sempre coltivato amicizie, dunque, a Mirandola, ben conoscendo il sarto Diomede Baraldi, l’architetto Giuseppe Gipponi, Corrado Molinari, Mirko Campana, Elice Razzaboni, Maria Sabattini, Lara Colombari Mantovani Uguzzoni, mons. Rino Golinelli, Leonardo Artioli, il sottoscritto e quanti lo stimavano, come il pittore Otello Mantovani che mi spinse ad interessarmi degli Annigoni per un approfondimento sulle origini della famiglia, già presente con Camillo (1570) in epoca rinascimentale alla corte dei Pico (per accompagnare Galeotto alla corte del Re di Francia) e per una mostra da portare in città.
Ad Annigoni fu dedicata postuma, al Polivalente, un’antologica con i più bei ritratti di famiglia e di Rossella, sua moglie, ancora sua modella, altri capolavori, mentre alla Galleria del Popolo furono esposti studi e disegni. La biografia pubblicata non fu quella più gradita e da me concordata con il maestro e oltre duemila visitatori furono un numero non sufficientemente degno delle aspettative perché – come diceva De Chirico – Annigoni era il numero due di tutti i pittori vissuti ed operanti in Italia negli ultimi tre quarti di questo secolo. Ricordiamo infatti che nel curriculum dell’artista si notano gli insegnamenti di Carena e del modenese Graziosi (che lo forgiò anche ottimo scultore), l’utilità della fondazione del gruppo della Realtà (con Sciltian, i fratelli Bueno e il sanfeliciano Roncaglia). Annigoni giramondo nel dopoguerra fu in Inghilterra, negli Stati Uniti, in India, in Sud Africa, in Iran, ecc. Ben noti i suoi ritratti ai reali inglesi, a papa Giovanni XXIII, a Kennedy, allo Scià di Persia e a Farah Diba, ecc. I critici lo snobbarono comunque, ma chi s’intendeva di pittura non potè ignorarlo, tant’è che la sua traccia è unica, irripetibile, in una tendenza classica si, ma anche vagamente surreale, fatta di velature e cromie di sapore antichissimo, impasti che caratterizzavano una tecnica mista che comprendeva polveri pure, oli, tempere grasse, uova, persino vino e originali collanti. E le sanguigne preparatorie? Provenivano spesso dall’Isola d’Elba, secondo il suo dire, perché le più infuocate.
Annigoni era una buona forchetta, ma quando lavorava gli bastavano anche pane, salame e lambrusco. Fumava pessime sigarette francesi, che gli rovinarono lo stomaco assieme a mille altri pensieri. Annigoni aveva nel cuore Mirandola, non accettò completamente la preparazione del muro del Duomo, perché voleva San Francesco e qualcosa che servisse di più per la sua pittura a fresco. Neanche Don Golinelli forse capì lui, ma perché un male terribile l’aveva minato nella testa. Poi c’erano il comitato e il controcomitato. Tanto che Annigoni a un certo punto sembrò desistere, invitato piuttosto a portare un grande quadro, che forse sarebbe stato ancora migliore. Ma l’affresco è venuto; Ricciardo, suo padre, è stato onorato e il Comune ha concesso la cittadinanza onoraria: quel titolo che prima che ad Annigoni era andato a Mussolini e a Garin. E’ venuta anche l’antologica, tra le rassegne più belle ammirate a Mirandola nonostante tutto e nonostante la sopravvenuta morte dell’artista che la voleva in un unico contenitore. Questo saggio è un ulteriore atto di riverenza al “pittore delle regine” e del ciclo di Montecassino.
Un articolo di Sergio Poletti tratto da “Fatti e figure della Mirandola” edizioni “Al Barnardon” anno 2000
L’immagine di Pietro Annigoni (ritratto nel Duomo di Mirandola mentre dipinge l’affresco della Crocifissione) è tratta dal sito internet juzaphoto.com