“Mirandolina” – La maschera creata da Vilmo Cappi

“Mirandolina” – La maschera creata da Vilmo Cappi

11 Febbraio 2021 0

Mirandolina - Alice Artioli

“Mirandolina” – La maschera creata da Vilmo Cappi

La nascita della Maschera si riallaccia, secondo una fantasia del suo inventore, ad un episodio che si finge capitato a Mirandola circa 250 anni fa, che avrebbe visto protagonisti il commediografo Carlo Goldoni e la giovane ostessa dell’antico Albergo detto La Posta Vecchia (che esisteva fino a non troppe decine di anni fa) che allora era il migliore della Bassa Modenese.

Il Goldoni, instancabile ed impareggiabile inventore ed animatore di maschere e personaggi stava lavorando ad una delle sue tante commedie per le quali, come si sa, si giovava spes­so e volentieri dell’osservazione di fatti e persone della vita quotidia­na. Di passaggio per la Mirandola, in occasione di un suo fugace ritor­no a Modena (dove era nato suo padre e dove aveva ancora cose di famiglia da sistemare), alloggiato per qualche giorno a La Posta ebbe modo di osservare e apprezzare il comportamento spiritoso ed abile della giovane e bella padrona alle prese con le esigenze, le pretese e le necessità della clientela; da questa situazione avrebbe ricavato non solo lo spunto e la ispirazione per una parte della trama e per il titolo della commedia (La Locandiera) ma anche motivi per la creazione e la tipizzazione della protagonista; alla quale anzi avrebbe dato, unico tra tutti i suoi personaggi che hanno nomi tolti dalla Commedia dell’Arte, il nome della Città dove l’aveva incontrata cioè il nome di Mirandolina.

Da allora (sono passati circa 250 anni perchè la Commedia risale al 1751) ogni tanto Mirandolina esce dalle pagine del suo libro per ritornare nella sua città, in carne ed ossa, viva e par­lante, sotto forma di Maschera.

Il costume che porta è quello della Commedia, anzi per dir meglio quello generico delle donne della sua condizione di quel tempo con qualche nota tipica dell’abbigliamento femminile della Bassa Modenese e del Mirandolese; corpetto di velluto nero o di stoffa pesante scura con camicetta bianca increspata a mani­che corte, gonna larga, lunga fino alla caviglia, scura con piccoli fiori bianchi, arricciata, protetta sul davanti da un grembiule in tinta, ugualmente a fiori.

La Maschera rappresenta la bellezza, la grazia e la furbizia delle donne mirandolesi e nello stesso tempo vuole simbo­leggiare la Città della Mirandola che ha già rappresentato in diverse non poche occasioni (Festa delle Maschere del Lions Club della Mirandola, Festa del Giallo-Blu degli Sportivi Mirandolesi nell’anno 1977, “omaggio” a Sandrone ed alla famiglia Pavironica in Modena il giorno di Giovedì Grasso degli anni 1977-78, ecc.). La sua lingua e il dialetto.                                                                                   . .

L’origine letteraria di Mirandolina è in contrapposto all’origine popo­lare e contadina delle altre Maschere Modenesi: Tugnon, Sandron e Tamburlan. Tugnon è la Maschera di S. Felice sul Panaro, l’impareg­giabile Sandron è, come si sa, la Maschera di Modena e dei Modenesi, Tamburlan è la Maschera di Fanano. Mirandolina che rappresenta tipologicamente una ragazza comune, graziosa e spiritosa ma priva di note caricaturali, quasi “colta”, collocata tra i tipi fissi della Commedia dell’Arte sarebbe stata “una giovane di garbo . Le altre tre Maschere Modenesi invece hanno caratteristiche tipologiche dosate su di un robusto e concreto spessore contadino e montanaro con evidenti note caricaturali.                                                                         „

Ritornando ad un discorso di carattere generale, Sandron, Tugnon, Tamburlan, tutti accomunati dal fatto di sembrare a prima vista dei sempliciotti per le loro caratteristiche esteriori, con le loro facce rusti­che e rubiconde, i loro vestiti di campagna, il loro eloquio incolto sono invece delle “teste fine”, hanno intelligenza da vendere; spesso sono dei furbi di tre cotte. Basta ascoltare certe loro risposte estemporanee; basta considerare il loro modo di affrontare situazioni inaspettate o che sopravvengono a tradimento.

I limiti di Mirandolina sono chiara­mente più ristretti; il personaggio è acerbo e forse ancora non del tutto definito; forse Mirandolina aspetta il “suo” personaggio cioè una persona, una attrice che la interpreti, che le possa dare una vita più autonoma di quella vissuta finora che è dipesa esclusivamente da un testo letterario, da recitare. Mirandolina cioè è ancora piccola, anzi, come si è visto, è appena nata; ma diventerà grande, diventerà mag­giorenne. “A son piccula ma a gnirò granda: a carsrò; e a spèr in pires­sia. A spèr da dvintar brava cum’è Sandron, Tugnon e Tamburlan e ad farum cgnossar e vlèr ben cum’è lòr” (Dalle “Parole” pronunciate alla Festa del Giallo-Blu nel Febb. del 1977). Questo è nei voti; questo le auguro, con tutto il cuore e con tutto l’affetto… proprio come fossi suo padre.

Vilmo Cappi

1982 Le Maschere di "Tugnon" e della "Mirandolina" alla cena di presentazione de Al Barnardon 1983

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