Le nostre Frazioni: San Pietro in Elda, San Lorenzo della Pioppa, San Martino Secchia, Staggia.

Le nostre Frazioni: San Pietro in Elda, San Lorenzo della Pioppa, San Martino Secchia, Staggia.

14 Luglio 2020 0

Le frazioni di San Prospero Secchia: San Pietro in Elda, San Lorenzo della Pioppa, San Martino Secchia, Staggia.

L'austera facciata della chiesa parrocchiale di San Pietro in Elda

 Nei pressi di San Prospero ha un certo rilievo la frazione di San Martino Secchia, addossata all’argine del Secchia. Il paese conserva al­cune belle case coloniche dell’Ottocento.

“La più importante strada di San Martino è la via Canalazzo che segue a nord quello che era il corso dell’ex ramo del Secchia detto Canalazzo (ora Canalino di Cavezzo) e che si immette sulla via Canaletto in prossimità del vecchio caseggiato delle Tretorri, un tempo adibito a stazione di posta.
Un’altra strada di rilievo è la via Bozzala, senz’altro una delle più antiche del territorio, a ponente del Canaletto. Parlando di questa arteria è opportuno ricordare la nota chiavica sulla strada medesima, che fu realizzata ai primi del ‘500 che serviva per deviare le acque del Secchia e immetterle nel canale Canaletto attraverso il corso del Canalazzo. Ancora nel ‘700 la chiavica serviva per far confluire le acque del Secchia nel Canalino di San Felice. Ciò conferma che un tempo il territorio di San Martino era in larga parte dominato dalle acque.
Nel 1859 il territorio di San Martino fu teatro di una singolare sommossa di contadini a seguito dell’emanazione di un decreto sull’istruzione per il maneggio delle armi dei giovani che, per la manipolazione delle notizie operata da ambienti legati all’ex duca di Modena, fece diffondere la convinzione che tutti dovevano entrare nell’esercito. La piccola sommossa fu sedata in poco tempo.
San Martino Secchia fece comunità a parte fino ai primi del sec. XVII. Dopo il periodo napoleonico fece parte del Comune di Modena. Nel 1827 gli Estensi deliberarono di dividere San Martino in due parti: quella al di là del Secchia venne riconosciuta alla Comunità di Carpi; quella al di qua fu aggregata a San Prospero, ma divenne frazione soltanto a partire dal 1880.” (Tratto da: Il Comune e le frazioni di San Prospero)

Proseguendo verso Modena, si incrocia, prima del Cristo di Sorbara, la frazione di San Lorenzo della Pioppa. Una prima menzione della chiesa di San Lorenzo, risale al 1029, mentre l’attuale chiesa risale al 1881.

Più interessante il piccolo campanile, posto ad una certa distanza dal­la chiesa, che qualcuno intende far risalire al secolo XI. È certo comun­que che il campanile presenta tracce di stile romanico.

Sempre a San Lorenzo vanno ricordati alcuni edifici di buon valore artistico, come il Casino Salsi (del secolo XVII), situato in via Viazza, a breve distanza dall’Osteria del Cristo, le case Matteotti e San Marini, nonché la rimaneggiata Casa Tassoni di via Zoccolo, che sembra essere appartenuta alla famiglia del celebre scrittore modenese.

Il nostro itinerario si ferma comunque prima di San Lorenzo e abban­dona il Canaletto al cosiddetto bivio di San Pietro, dove una strada asfal­tata non troppo larga conduce alla frazione, molto importante, di San Pietro in Elda.

Anche questo paese, posto a 21 metri sul livello del mare, ha una sto­ria molto antica. Le vecchie carte parlano di San Pietro in Loneta, o Euda, da cui deriverebbe l’attuale Elda. Si trovava sulla via Verdeta, antica strada militare mediovale che attraversa il verde della campagna, ricca di boschi. La prima chiesa risale al secolo XII o XIII e lo testimonia l’at­tuale campanile della parrocchiale, assai simile alle torri civiche dell’epo­ca comunale. Il tempio fu ricostruito nel 1481 su di una chiesa preesi­stente. Ha una facciata molto suggestiva, sebbene incompleta nella par­te superiore, ed è probabilmente una delle più semplici e austere chiese della Bassa modenese.

La frazione di San Pietro, che si trova al centro di una zona agricola ricca di splendidi vigneti (Sorbara è a due passi), di frutteti, vanta una serie di stupende costruzioni antiche che danno un evidente esempio del suo illustre passato.

Il monumento più notevole, anche per la sua altezza e per il fatto di trovarsi isolato in mezzo ai campi, è certamente quello dei “Torrioni”.

I “Torrioni” sono una splendida costruzione di grande valore storico e architettonico, risalente al secolo XVI.

L’edificio è opera dell’architetto militare Sesostre Castaldi e presenta una facciata contornata da due alte torri, che forse un tempo erano tre; tre archi adornano il piano terreno, mentre una loggetta dà vita a sei am­pi finestroni a tutto sesto. Fu antica residenza militare della famiglia Ca­staldi di Modena e nel ‘600 divenne proprietà della famiglia Castelvetro. L’edificio si trova ora in precarie condizioni e in cattivo stato di manutenzione. L’annotazione ripropone con urgenza anche nelle nostre zone il problema della conservazione delle più illustri testimonianze del passa­to.

Lo storico edificio dei Torrioni di San Pietro in Elda, risalente al XV sec.
Lo storico edificio dei Torrioni di San Pietro in Elda, risalente al XV sec.

Sempre nei pressi di San Pietro in Elda sorge un nobile palazzo turrito, detto dei Castelvetro; anch’esso risale agli ultimi anni del ‘400 e ospitò per vario tempo il celebre letterato Ludovico Castelvetro. Questo edifi­cio gode di un discreto stato di conservazione.

Non va dimenticata anche la Villa (o corte) Verdeta, di antichissima origine, ma rifatta nel ‘700. Fu di proprietà della famiglia Munarini, poi del Duca di Modena Francesco IV. Vi è annesso un piccolo oratorio pure del secolo XVIII e probabilmente fu sede del vecchio Municipio di San Pietro, prima che tale prerogativa di capoluogo comunale venisse attri­buita nel 1859 a San Prospero.

Proseguendo per via Verdeta, dopo tre chilometri si arriva a Staggia, altra importante e antica frazione del Comune di San Prospero, essa pu­re ricca di splendide ville.

Staggia, il cui nome è diffuso anche in altre zone d’Italia, trae la sua origine dalla parola “stagia” che significa, in longobardo, segno di con­fine.

Probabile quindi l’origine longobarda del paese, lo dimostra anche il fatto che la prima chiesetta fu dedicata a San Michele, santo patrono della gente longobarda. Del paese, tuttavia, si parla per la prima volta in una carta del 1140, mentre la chiesa di San Michele trova la sua prima citazione in un documento del 1277. L’attuale chiesa, dedicata a Santa Maria, fu edificata dalla famiglia Tosatti nel 1491. L’edificio fu intera­mente rifatto nelle forme attuali nel 1834 in stile neoclassico. Il campa­nile secentesco fu in parte restaurato nel 1903 dopo che fu colpito da un fulmine.

Molto belle, come si è detto, alcune ville di Staggia. In primo luogo la turrita casa-fortezza Villa Rizzatti, notevole complesso del secolo XV. La severa facciata è resa imponente da due torri laterali e una scalinata che immette alla porta centrale.

Villa Rizzatti a Staggia - Una casa fortezza risalente al sec.XV
Villa Rizzatti a Staggia – Una casa fortezza risalente al sec.XV

Nella parte posteriore della villa esiste un bel parco con piante d’alto fusto.

Forse anche questa costruzione appartenne alla famiglia dei Castelvetro.

Di rilevante interesse architettonico è anche la Villa Alessandrini, la cui facciata rinascimentale è chiusa da due piccole torri laterali.

Anche questo complesso, dotato di un bel parco, viene fatto risalire al secolo XVI. Anticamente era di proprietà Tassoni.

Staggia - Villa Alessandrini
Staggia – Villa Alessandrini

Molto interessante anche la Villa Zanfrognini, dei secoli XVII e XVIII.

È situata in via Bosco, lo stato di manutenzione non è eccellente, ma l’ampio parco circostante è di rilevante interesse naturalistico.

Di buon interesse anche la Corte Bocchi (secolo XVI), la Villa Vecchi (secolo XVII), la Villa Barbieri, con annesso l’oratorio di San Luigi, e il casino Tusini.

Da Staggia una spaziosa strada comunale porta in pochi chilometri sulla provinciale che collega Cavezzo a Camposanto. Si svolta a destra, verso Camposanto, e dopo un paio di chilometri, al Ponte dei Quattro Cantoni, si raggiunge la zona che un tempo ospitava il cosiddetto Bosco della Saliceta, uno dei maggiori patrimoni arborei e naturalistici della pianura padana.

 

 

L'oratorio della Regina del Bosco
L’oratorio della Regina del Bosco

Tratto da: Guida storica e turistica della Bassa Modenese

A cura di Giuseppe Morselli

Anno: 1982

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