L’antica “Strada del Canaletto”
L’ANTICA STRADA DEL CANALETTO (ODIERNA STATALE N. 12 ABETONE-BRENNERO)
Lo sviluppo della rete stradale ha caratterizzato in tutte le epoche l’evoluzione delle varie civiltà. Dai primi sentieri o piste in semplice terra battuta, alle moderne autostrade il passo è grande, ma lo scopo primario, la funzione sociale ed economica che le vie di comunicazione esprimono da sempre è rimasta invariata: e cioè facilitare le relazioni fra i popoli e favorirne il benessere attraverso lo scambio di idee e le relazioni commerciali
Anche nella Bassa Modenese dunque, nel corso dei secoli, le strade hanno assolto a questa funzione fondamentale. Con queste note intendiamo tracciare brevemente la storia di una di esse che, fin dal suo nascere, fu tra le più importanti: il Canaletto ora strada statale n. 12 dell’Abetone e del Brennero. Ci riserviamo, nel contempo, di riprendere l’argomento in futuro, estendendolo ad altre strade sempre nel contesto della Bassa, avvertendo tuttavia fin da ora che lo studio sistematico della viabilità antica di questa zona è fortemente ostacolato dalla particolare situazione territoriale che fu, in altri tempi, profondamente e lungamente sconvolta dal libero vagare dei fiumi Secchia e Panaro. Ci accontenteremo, quindi, di trattare il periodo a noi più prossimo.
La strada del Canaletto deve il suo nome all’omonimo canale — ora scomparso — che, usufruendo di un antico alveo del Secchia, forniva la forza motrice ai mulini di San Felice e Massa Finalese. La strada attuale ricalca, in parte, l’antico percorso di questo canale, che proveniva da Marzaglia e dì cui pare fosse ideatore il savoiardo Guglielmo Vescovo di Modena il quale nel 1227, ne avrebbe disposto la costruzione per beneficiare alcuni luoghi posseduti dalla Mensa Vescovile nel territorio di S. Felice sul Panaro e Massa Finalese. In realtà al progetto fu dato corso solo cento anni dopo ad opera del Vicario Imperiale Guido Pio, il quale possedeva il territorio di San Felice.
La storia di questo canale la si potrebbe ricostruire solo in base alle innumerevoli lagnanze, ancora oggi documentate, che il Comune di Modena ed i frontisti rivolsero agli Estensi di Ferrara a motivo dei danni enormi che il Canaletto procurava lungo tutto il suo percorso, specialmente nel periodo invernale. Si pervenne, così, alla soppressione del corso d’acqua, nel 1691, ma il nome di Canaletto restò, comunque, al dire dello Spinelli, alla magnifica strada che unisce Modena a Mantova . Essa fu realizzata usufruendo appunto di alcuni tratti dell’alveo del Canaletto ed in parte di alcuni tronchi di strade locali già esistenti. La sua prima menzione risale all’anno 1600 e si trova in una nota in cui si legge che « gli interessati della Bastiglia venuti in consiglio a Modena, pregano li Signori Conservatori a fare accomodare la strada che viene dal Canaletto alla Bastiglia detta del Nasello, la quale, è piena di buse che non si può usare » .
Il primo tratto della strada del Canaletto è conosciuto anche con il nome di Strada del Ponte da Basso, la quale, partendo da Modena e precisamente dall’Osteria della Sacca in Borgo San Giacomo fuori Porta Albareto e proseguendo verso settentrione, toccava il fiume Secchia al citato ponte .
Questo tronco di strada dovette la sua origine anche alla necessità di creare un collegamento breve fra la città di Modena e il porto, esistente sul fiume Secchia, che si trovava dove attualmente esiste il passo del Ponte Basso e che fino ad allora era servito solo da due strade, una con inizio ad Albareto e l’altra a Ganaceto .
Nella prima metà del secolo XVII venne costruito un altro tronco di strada che, toccando il Cantone della Bastiglia, arrivava alla via dello Stramazzo in località la Torre di Bastiglia per proseguire poi sino all’Osteria del Cristo. In merito a ciò vi è una istanza dei cittadini delle Ville di Villanova di Qua (S. Matteo) e di Sorbara, interessati allo spostamento della strada in una posizione ove arrecasse minori danni possibili. Tale richiesta venne approvata, da parte del Consiglio dei Conservatori di Modena, il 10 febbraio 1642 . Questo tratto, da Modena all’Osteria del Cristo di Sorbara, era anche detto, nel secolo XVIII, “Bissaria” come si può verificare esaminando le mappe delle Masserie o Ville di Sotto .
La strada del Canaletto era posta, per buona parte, su un argine del canale omonimo fino alla fossa Moscardina, all’ingresso attuale del paese di San Prospero. Qui il canale, ridotto nelle sue prestazioni, era convogliato nella fossa di San Pietro, mentre la strada del Canaletto proseguiva sempre sull’argine di un secondo canale che, da San Prospero a Villafranca, fu già alveo del vecchio diversivo Muclena . Continuando verso nord, passata la fossa Sparato, la via toccava la località Tre Torri e si collegava successivamente con la strada Medolla-Cavezzo, oggi chiamata Strada di Montalbano, e qui aveva termine.
Sotto il governo del Duca Francesco III, su sollecitazioni della Direzione delle Poste del Lombardo-Veneto, negli anni 1754 e 1755, venne eseguito l’alzamento e l’allargamento della via, incominciando dalla strada dello Stramazzo di Bastiglia sino al confine mirandolese. Ciò lo si desume da alcune note degli addetti ai lavori e dalle perizie, redatte dal perito agrimensore Giuseppe Guandalini il 22 luglio 1754, per i danni causati a vari frontisti e relativi all’abbattimento di alberi e ad espropri di molti appezzamenti di terreno .
Altri lavori di rettifica e di sistemazione per rendere la strada più agibile vennero eseguiti nel periodo napoleonico, fra il 1805 e il 1810. È di questi anni, infatti, la terminazione del tronco che, partendo dalla strada Medolla- Cavezzo-Montalbano, finiva, come tuttora, con una vistosa curva,a mezzogiorno della chiesa di S. Giacomo Roncole, immettendosi sulla strada Cavezzo-Mirandola, dopo aver tagliato lo Stradello Modenese, che è sempre stato il confine tra il Ducato della Mirandola e quello di Modena. Prima di questa sistemazione, per arrivare a Mirandola, occorreva passare per Medolla, Bruino, Camurara oppure per Santa Liberata e San Giacomo Roncole .
La sistemazione attuale dell’incrocio formatosi tra la strada Medolla- Cavezzo e il tronco Cavezzo-Mirandola (Bivio di Medolla), è opera dell’Azienda Nazionale delle Strade che lo rifinì negli anni 1937- 1938. Questo luogo anticamente era chiamato Il Traverso del Ramo poiché la strada di Montalbano corre in questo tratto parallela al Canalino di Cavezzo-San Felice, già « Ramo » del fiume Secchia.
A conclusione di questi brevi cenni storici è bene dare rilievo agli scopi per i quali la strada del Canaletto fu attuata: oltre al transito dei cittadini, delle merci e delle truppe militari essa fu concepita per servire quale strada corriera.
Il servizio dapprima interessò solo in tratto Bomporto-Mirandola, e sull’argomento vi è una nota che dice « esservi su di essa strada poste le sbarre e che solo i Corrieri e la Posta avevano libero accesso e nessun altro legno o carro potevano circolare, esclusi li animali da soma e gente a cavallo ».
Dopo l’acquisto del Ducato della Mirandola nel 1710, lo Stato Estense istituì il servizio di posta fra Modena e la Mirandola e viceversa, e già nel 1720 si compivano tre viaggi la settimana. Questo servizio riusciva abbastanza disagiato, specie nella stagione invernale, perché era espletato con carri pesantissimi tirati da cavalli o buoi. Erano previste fermate o stazioni circa ogni dieci miglia; il corriere era stipendiato inizialmente dalla Camera Ducale, poi, dal 1738, dalla Comunità della Mirandola.
Nel 1848, e precisamente il primo maggio, venne messo in linea un «omnibus » per Modena e viceversa, tre volte la settimana, da tale Alessandro Vincenzi, con difficoltà non indifferenti, con orari diversificati sia per l’estate che per l’inverno. Dal 1859 ebbe frequenza giornaliera e prestò servizio fino al 15 settembre 1883 quando si inaugurò la Ferrovia Provinciale .
Sulla strada del Canaletto, fra Mirandola e Modena, due sole erano le Stazioni di Posta. Una collocata alla rinomata Osteria del Cristo esisteva già agli inizi del secolo XVII quale posto di ristoro col nome di Osteria della Pioppa, mentre l’altra era posta in località le Tre Torri in territorio di Villafranca.
L’esistenza di queste due Stazioni risulta da una nota del 9 aprile 1741 in cui si legge che il reggimento ducale Pallù partì dalla Mirandola per recarsi a Modena unitamente a personale e cariaggi agli ordini dell’ingegnere Boselli e che tutti i componenti la spedizione si fermarono per rifocillarsi alle Stazioni delle Tre Torri e della Pioppa di Sorbara .
Il fabbricato della Stazione di Posta delle Tre Torri, tuttora esistente, anche se molto alterato per le aggiunte e modifiche subite nel tempo, fu costruito dall’Amministrazione Estense dopo l’annessione a Modena del Ducato della Mirandola (1710), poiché nella carta illustrativa della Masseria di Roncaglio di Sotto, compilata nel 1687 dal Boccabadati, quel fabbricato non appare . La stazione era composta da uno stallo con fienile per cavalli, porticato, pozzo e cortile ove parcheggiavano le vetture; a fianco, poi, vi era la locanda con camere al primo piano, cui si accedeva per mezzo di due scale, ed infine un negozio di generi vari e l’alloggio dell’oste.
Questa stazione era ancora attiva nel 1869, come risulta da un documento dal quale si rileva il soggiorno nella locanda di persone qualificate, inviate dal Prefetto di Modena, per l’applicazione dei contatori alle macine del molino a vapore di Villafranca, in ottemperanza all’infausta legge del 1865 così detta del “macinato”.
Con l’avvento della motorizzazione cessò il servizio delle due Stazioni Postali; quella del Cristo, però, continuò la sua attività come osteria ed ancora oggi, trasformata in moderno ristorante, continua la tradizionale attività. Quella delle Tre Torri invece venne venduta dal Demanio, unitamente a tutto il fabbricato, a vari proprietari i quali trasformarono il tutto in abitazioni civili.
Renzo Torelli – Francesco Gavioli
Tratto da: La Bassa Modenese – Quaderno 2 – Anno 1982
Chiarotti Ubaldo
Grazie Al Barnardon per questa pubblicazione, conoscevo buona parte di questo testo, ma rileggerlo mi ha permesso di chiarire ancor meglio un concetto: peccato che la strada denominata Canaletto non sia stata costruita dagli antichi romani, se l’avessero costruita loro noi oggi potremmo arrivare a Modena in meno di mezzora, perché loro le strade le costruivano dritte e sicuramente non avremmo i famosi tornanti in pianura che la contraddistinguono e la rendono tristemente famosa.
25 Giugno 2019La denominazione dei “tornanti in pianura” fu coniata da un giornalista se non erro, circa 40 anni fa quando venne per un articolo sul Biomedicale ed esclamò: ” ma neanche in montagna dove abito io abbiamo più i tornanti, con le superstrade che ci hanno costruito nel dopoguerra abbiamo strade locali molto migliori di questa Strada Statale SS12!”.