La distruzione del Parco di Mirandola e l’interrogazione parlamentare dell’On.Oreste Gelmini.
Come tutti i mirandolesi sanno a Mirandola esiste un’area chiamata comunemente “ex Cicipidi”. E’ quell’estensione di terreno dietro ai Giardini Alti, adibita per una piccola parte a parco per i bambini ed il rimanente a parcheggio o a luna park durante la fiera.
Forse non tutti i mirandolesi sanno, però, che quest’area ,prima, era un’esplosione di verde data in concessione alla Società Bocciofila Mirandolese e al “celebrato ritrovo estivo del Cicipidi costituito da una grande pista di cemento, da due costruzioni stabili in pietra e da un parco giardino di rara bellezza del valore di parecchi milioni”. La “Conca del Cicipidi” era una sala da ballo all’aperto.
Oreste Gelmini (Sindaco di Mirandola dal 1947 al 1954 e deputato e senatore, presidente nazionale Cna, presidente provinciale Anpi) presento’ un’interrogazione parlamentare per conoscere il motivo o i motivi che indussero il Ministero delle finanze a far smantellare e a distruggere a Mirandola, con un’azione vandalica più unica che rara, il magnifico e celebrato ritrovo estivo del Cicipidi, assegnando il terreno all’I.N.A Case per la costruzione di palazzine popolari.
Pubblichiamo il testo completo dell’interrogazione parlamentare perchè, come ci ha scritto Franco Gambuzzi (mirandolese trapiantato ad Argelato ) “fa la cronistoria di un episodio del primo dopoguerra”.
CAMERA DEI DEPUTATI
SEDUTA PUBBLICA
Martedì 15 gennaio 1957 Alle ore 17
ORDINE DEL GIORNO
Interrogazioni.
GELMINI (CREMASCHI, BORELLINI GINA). – Al Ministro delle finanze. – Per sapere quale destinazione intende dare a quella parte di terreno annesso alla casa dell’ex fascio di Mirandola e regolarmente concesso e occupato da decenni dalla società bocciofila locale che vi ha costruito, con notevole spesa e sacrifici, i propri giochi, e un sano ambiente di svago popolare frequentato da lavoratori di ogni categoria. Gli interroganti fanno presente che, a loro parere, non esiste nessun motivo che possa giustificare un altro qualsiasi pubblico uso del terreno, essendo il centro di Mirandola circondato da vaste aree fabbricabili accessibili a modico prezzo che utilmente possono essere scambiate con vantaggio del sodalizio interessato e dello Stato. (2744)
GELMINI (CREMASCHI, BORELLINI GINA). – Al Ministro delle finanze. – Per conoscere il motivo o i motivi che hanno indotto il suo Ministero a far smantellare e a distruggere a Mirandola, con un’azione vandalica più unica che rara, il magnifico e celebrato ritrovo estivo del Cicipidi costituito da una grande pista di cemento, da due costruzioni stabili in pietra e da un parco giardino di rara bellezza del valore di parecchi milioni, che potevano essere utilmente recuperati alle casse dello Stato con la possibile vendita di tutti gli impianti. Gli interroganti fanno presente che l’I.N.A.-Case, alla quale risulta sia stato concesso il terreno, non aveva nessuna necessità di averlo in quanto il comune era disposto a mettere a sua disposizione tutto il terreno necessario alle sue costruzioni che, del resto, con il ricavato della vendita di tutto l’ambiente, si poteva acquistare in qualsiasi altra idonea località e per una estensione notevolmente maggiore di quella che oggi risulterebbe a disposizione dell’ente. (2745)
GELMINI (CREMASCHI, BORELLINI GINA). – Al Ministro delle finanze. – Per conoscere quale azione intende promuovere per stabilire le responsabilità di coloro che si sono resi colpevoli di avere ordinato ed imposto lo smantellamento e la distruzione delle opere murarie e del parco della Conca del Cicipidi, terreno annesso alla casa dell’ex fascio di Mirandola, e per sapere se, in relazione a questo fatto, non crede opportuno iniziare e perseguire un’azione che consenta di giungere alla punizione dei responsabili di simili disposizioni, e all’eventuale risarcimento dei danni provocati allo Stato per una somma di parecchi milioni. (2746)
Risposta
PIOLA, Sottosegretario di Stato per le finanze. Ai sensi dell’articolo 38 del decreto legge 27 luglio 1944, n. 159, che impone di utilizzare gli immobili già di proprietà del disciolto partito nazionale fascista per pubblici servizi o per scopi di interesse generale, l’ex casa del fascio di Mirandola ed il terreno annesso furono destinati, con decreto presidenziale 3 giugno 1954, a sede degli uffici del registro e delle imposte dirette, del comando di brigata della guardia di finanza e del magazzino dei monopoli di Stato.
Riconosciuto esuberante l’intero terreno alle necessità funzionali di tali uffici e servizi, con decreto 30 luglio 1956, si è autorizzata la cessione a favore dell’I. N. A.-Casa di metri quadrati 13.972 del terreno stesso per essere destinati alla costruzione di case per lavoratori. Di detto terreno fanno parte le zone già occupate dalla società bocciofila e dal comitato cittadino pubblici divertimenti.
Tale destinazione, pienamente conforme alla legge, fu richiesta dalle autorità governative locali, stanti la grave crisi di case di abitazione in Mirandola e la necessità di mettere a disposizione dei lavoratori del luogo alloggi a canoni moderati.
A seguito dello sfratto, eseguito in attuazione dei citati decreti presidenziali, ed in attesa della completa utilizzazione del terreno in conformità dei decreti medesimi, la zona sistemata a ballo all’aperto rimase ovviamente incustodita. In essa, benché recintata, si introducevano persone, in prevalenza ragazzi, che danneggiarono gli impianti che servivano la pista da ballo.
I concessionari del terreno, signori Pivetti e Speziali, succeduti al comitato cittadino pubblici divertimenti nella gestione dei locale, chiesero di rimuovere dette istallazioni, e l’amministrazione finanziaria, d’intesa con l’avvocatura distrettuale dello Stato, aderì alla richiesta. Risulta che sono stati finora rimossi l’impianto di illuminazione ed altro materiale facilmente asportabile (cordonatura in cemento, tondini di ferro di protezione. serramenti mobili, ecc.), mentre, in attesa della utilizzazione effettiva del terreno, non sono state ancora rimosse le piante, né le parti murarie delle costruzioni.
Stando così le cose, i1 comportamento dei funzionari è stato conforme alla legge, e non vi è quindi luogo ad alcun accertamento di responsabilità.
PRESIDENTE. L’onorevole Gelmini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto.
GELMINI. Devo per la verità dichiararmi del tutto insoddisfatto della risposta dell’onorevole sottosegretario, dato che non si sono tenute in nessun conto le richieste fatte dal comune di Mirandola circa l’utilizzazione del terreno. Queste richieste avrebbero soddisfatto o potrebbero soddisfare ad un pubblico interesse ed anche all’interesse dello Stato (me lo lasci dire il sottosegretario), mentre ci troviamo di fronte ad una situazione veramente anormale. Ora, io non voglio fare la storia dei beni dell’ex fascio di Mirandola, poiché questo ci porterebbe molto lontano. Mi basta dire che nella utilizzazione dei beni dell’ex fascio di Mirandola, come credo dovunque si sia trattato di utilizzare questi beni, si sono usati due pesi e due misure: da una parte un aperto favoreggiamento (ed ebbi occasione di intervenire su questo argomento con un’altra interrogazione scritta), dall’altra una aperta discriminazione, non meno dannosa della prima.
Nel 1949-50 lo Stato ha venduto alla locale parrocchia due costruzioni, che anche allora, con l’annesso terreno, si considerava potessero costare 8 o 10 milioni. La somma ricavata dallo Stato fu di 400 mila lire, perché si disse che quel bene era destinato (e nel rogito era detto a chiare lettere) esclusivamente ad oratorio per i fanciulli. Quelle costruzioni, in seguito, sono state trasformate con l’intervento dei cantieri-scuola, pagati dallo Stato, e se ne è ricavato un cinematografo industriale, non parrocchiale, e un circolo pubblico con licenza di bar. Nessun intervento è riuscito a modificare questa situazione, anche se il rogito è tutt’ora valido e potrebbe o dovrebbe essere impugnato da chiunque avesse a cuore le sorti dei beni dello Stato.
Il terreno dell’ex fascio, cui si parla nella interrogazione e di cui ella mi ha parlato, onorevole sottosegretario, un’area che originariamente era del comune, terreno del comune potremmo dire, poiché ella sa benissimo come andavano allora le cose e i regali che i comuni facevano al fascio. Comunque, questo terreno, la cui area è di oltre 13 mila metri, il comune ha da parecchi anni richiesto che gli venisse restituito, attraverso un acquisto regolare, per destinarlo ad uso pubblico, a servizi di uso pubblico, perché il terreno era ed è essenziale allo sviluppo del centro cittadino,senza peraltro intralciare minimamente il piano di costruzioni dell’ I. N. A.-Casa.
Io le parlo con cognizione di causa, onorevole sottosegretario, perché sono stato sindaco di Mirandola per otto anni e so quindi dove si trova quel terreno e l’uso che se ne può fare. E’ indubbio, dunque, che la pretesa avanzata dal sottosegretario di assicurare con questa cessione lo sviluppo del piano di costruzioni I. N. A.-Casa nel centro urbano della città, è un pretesto. Nessun ostacolo a tale sviluppo si sarebbe apportato destinando quel terreno, al comune, assicurando una entrata allo Stato e consentendo la continuazione dell’attività della bocciofila e della Conca dei Cicipidi, enti non dipendenti da partiti, istituiti molti anni fa e che, quindi, avevano accumulato, con sacrificio, un notevole patrimonio proprio e acquisito dei diritti che non possono essere ignorati e calpestati. Non va dimenticato che, per la Conca, il Cicipidi aveva speso circa 5 milioni nel 1947 per la costruzione di una pista in cemento, per l’ordinamento del magnifico parco e per altre opere che ora, con la nuova destinazione; dovrebbero essere completamente distrutte, e in parte lo sono già state. Né si dica che i vigili urbani non hanno fatto il loro dovere. La verità è che è venuto dall’intendenza di finanza o dal prefetto un ordine di chiusura, che le chiavi sono state consegnate per un periodo di tempo al parroco locale e che quindi l’ambiente è stato abbandonato alle scorrerie di tutti.
Io avrei voluto che il Governo avesse tenuto in considerazione le richieste del comune, tanto più che questo aveva sempre messo a disposizione gratuitamente il terreno e i servizi per tutte le costruzioni dell’I. N. A.- Casa o di altri enti preposti alla edilizia popolare. Il motivo della necessità di quel terreno per siffatte costruzioni non è dunque che un pretesto bello e buono, che non può essere accolto da nessuno che sappia della questione. Il comune ha fatto una nuova richiesta anche recentemente (ed io ne ho parlato con il direttore generale del demanio) richiesta che teneva conto sia dell’area cortiliva necessaria alla ex casa del fascio, sia della società bocciofila e della Conca dei Cicipidi, sia delle necessità dell’I N. A.-Casa, la quale ha già in programma una serie di costruzioni che avrebbero e possono trovare la loro collocazione proprio su questo terreno, senza bisogno di andarla a trovare altrove. La preoccupazione di trovare aree fabbricabili non esiste, perché intorno a Mirandola vi è tanto terreno da costruire una città grande come Roma.
Non va dimenticato inoltre che quel terreno è in massima parte terreno “riportato”, e di conseguenza non è adatto per le costruzioni, le quali verrebbero a costare notevolmente di più che in qualsiasi altra località viciniora.
Questa ultima richiesta del comune, onorevole sottosegretario, sostenuta dal consiglio comunale all’unanimità, patrocinata dal prefetto di Modena, è pure sostenuta e patrocinata, con lettera scritta, dallo stesso intendente di finanza di Modena, perché tutti, dopo aver considerato ogni cosa, ritengono concordemente che sia necessaria una destinazione diversa da quella stabilita con il decreto indicato dall’onorevole sottosegretario.
Per ora non posso dichiararmi soddisfatto della risposta, perché, se le cose andranno come l’onorevole sottosegretario ha detto, la Conca del Cicipidi, che è costata parecchi milioni, sarebbe demolita completamente per far posto a un’area da costruzione, che si troverebbe migliore a 50 metri di distanza.
Del resto l’I. N. A.-Casa, attraverso la stazione appaltante di Modena, ha già dato il suo benestare, perché quella parte di area che le è riservata nel progetto comunale è più che sufficiente per le sue necessità immediate.
Nella lettera ufficiale, pervenuta anche al ministero, sono indicate le zone vicine e la ripartizione di questo terreno.
Se l’onorevole sottosegretario avesse la bontà di riesaminare la questione per rendersi conto che non si tratta solo di una richiesta fatta dall’amministrazione comunale, ma di una richiesta sostenuta dall’intero consiglio e anche dalle autorità provinciali, io credo che la destinazione potrebbe essere diversa, con beneficio di tutti.
Ora, se le cose resteranno come l’onorevole sottosegretario ha detto, devo dichiararmi del tutto insoddisfatto; ma se il provvedimento potrà essere modificato, potrei dichiararmi in seguito soddisfatto di quello che egli avrà potuto e voluto fare.